UNA PRIMAVERA PARIGINA ED EUROPEA E’ UNA SPERANZA TROPPO ARDITA, MA DOBBIAMO CREDERCI, NON ABBIAMO ALTERNATIVA.

Una premessa doverosa. Qui all’Ortis nessuno approva la violenza o ad essa istiga, nessuno la auspica, nessuno ha lanciato sassi contro vetrate di Sacri Palazzi (non quelli vaticani, ma della Santa Sede eurocratica) o contro forze di polizia, nessuno lo farà mai, a nessuno piace l’imbrattamento dell’Arco di Trionfo. Diciamo questo con sincerità e col sorriso, sperando di rassicurare chi sicuramente leggerà anche questo articolo col solo interesse del censore e della sentinella poliziesco-digitale, contro la “propaganda di Putin”, anche perché dietro i gilets gialli, ovviamente non può che esservi lo“zar”.

Rilassativi tutti, però, “qualcosa di sovranista e populista”, facendo il verso al Nanni Moretti della cui faziosità egli si fa orgoglio e ragione di vita, come proclama nell’ultimo film che traccia un parallelismo delirante tra il Cile di Pinochet e l’Italia di oggi, per cortesia, fatecelo dire.

Potrebbe sembrare che, dopo la manifestazione di domenica a Bruxelles, stiamo andando verso una “primavera europea”. Ma i tempi non sono ancora maturi: magari si vedessero scendere in piazza folle di milioni di persone come nell’Iran monarchico del 1978; un immenso serpente umano sulla prospettiva parigina tra l’Arco della Défence e l’Arco di Trionfo provocherebbe le dimissioni di Macron, l’indizione di nuove elezioni, un effetto domino imprevedibile fino alla Cupola del Sistema euroatlantista; e non cinquemila ma cinquantamila patrioti in protesta nella sonnolenta Bruxelles getterebbero nel panico Tajani o Juncker o Moscovici ben più della Brexit o di un governo giallo/verde in Italia, in fondo pronto a miti consigli, ma per nulla a porre il veto sull’ennesima proroga delle sanzioni antirusse.  Ma questi scenari, al momento, sembrano confinati nella fantapolitica, negli incubi notturni dell’estabilishment. Anzi,al momento è Soros a pagare manifestazioni anti Orban a Budapest.  

A Bruxelles qualcuno ha rischiato di finire sotto gli zoccoli dei cavalli della polizia belga protestando contro il Global Compact che dovrebbe privare gli stati della loro sovranità in materia di leggi sull’immigrazione più o meno clandestina, e nelle stesse ore il capo della Chiesa (post)cattolica, alla tradizionale preghiera mariana di mezzogiorno domenicale in Piazza San Pietro, tesseva le lodi appunto del Global Compact. In Francia, al primo turno delle elezioni presidenziali che poi videro, che piaccia o no, il trionfo di Emmanuel Macron, Marine Le Pen raccolse a Parigi la miseria del cinque per cento dei voti. Come mai?

Consideriamo che in Francia il datore di lavoro pubblico dà da mangiare e tutto il resto a ben il ventidue per cento della forza lavoro transalpina, solo l’Estonia riesce a batterla in Europa col ventitré per cento. Insomma, la popolazione francese conta 52.900.000 anime, di cui 5.530.000 dipendenti pubblici ovviamente diffusissimi nella capitale. Ora, a parte che non mi permetto di dire, e neppure di pensare, che questa sia una massa di parassiti nullafacenti, una cosa mi si conceda: lo “statale” non si distingue per spiccata predisposizione antagonistica verso chi gli dà lo stipendio, e anche se esso può essere erogato da un altro governo se non proprio regime, vede salti nel buio o comunque le svolte radicali, come troppo pericolosi e pieni di incognite. E se è vero che nell’Ottocento la Francia ha conosciuto quattro regimi monarchici e tre repubblicani epopea napoleonica inclusa, allora non vi era il Pensiero Unico, che spappola e lobotomizza le menti attraverso media tradizionali, televisione e Internet, non vi era il nichilismo di massa che ha reso dei giovani, a loro insaputa, non degli animali da barricata ma i più conservatori e conformisti strumenti di omologazione mondialista, ma vi erano gli ideali, le ideologie, la Chiesa cattolica oggettivamente cosa del tutto diversa da quella bergogliana, la voglia di fare la Storia e non di decretarne la fine solo perché raggiunti gli obiettivi liberomuratoriani, vi era il Terrore ma anche il Terrore bianco; e soprattutto vi era il popolo francese, non la massa meticciata che ormai, almeno in larghe porzioni del suo territorio l’ha soppiantato. Insomma, quei cinque milioni e mezzo abbondanti di inflessibili gendarmi , politicamente correttissimi insegnanti, innocui leinonsachisonoio e mezze maniche, annoiati uscieri, sono i formidabili custodi della Republique  fondata sulla ghigliottina. Anche se quei pompieri schierati passivamente contro la polizia costituiscono qualcosa di inedito, e anche se un uomo e una donna non sono mai , quanto meno non tutti, dei robots.

Scalzare in Francia come nel resto d’ Europa questo ciclopico estabilishement ,e  il regime del mondialismo cui fornisce indispensabile massa di manovra, è il titanismo cui,oggettivamente e con innegabile immodestia, siamo chiamati.   

Antonio Martino               

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