QUELLO CHE NON VA
Ultimamente, per un sovranista come me, le cose che non vanno sono parecchie e tra di queste ci sono senz’altro le sanzioni alla Russia che, supinamente, il Governo Conte ha rinnovato all’ultimo Consiglio d’Europa nonostante la rassicurazioni in senso contrario che, fino a qualche giorno fa, erano state date da autorevoli esponenti dell’Esecutivo Giallo/Verde.
Questo “bipolarismo” politico è senz’altro da addebitare all’eccessivo trampismo di taluni pezzi dell’attuale maggioranza che vedono, nella nostra esenzione, perlomeno momentanea, dalle restrizione all’Iran, non solo una possibilità di penetrazione commerciale in quell’angolo di mondo, quanto, un vero e proprio attestato di stima prodomo di non si sa quali, futuri, rosei scenari, dimenticando, però, che gli Stati Uniti, così come la stragrande maggioranza dei nostri alleati occidentali, oggi hanno degli interessi geopolitici diametralmente opposti ai nostri.
Ora, anche se non volessimo tenere in considerazione il nostro interesse spicciolo (che dati i tempi non sarebbe poca cosa) permane il fatto che, in ambito diplomatico, dare la propria parola e poi non mantenerla è quanto di peggiore si possa mai fare.
Voglio infatti ricordare che:
- il Premier Giuseppe Conte il 05 giugno 2018, in occasione del voto di fiducia per il suo Esecutivo presso il Senato della Repubblica, si espresse rispetto alle sanzioni alla Russia nel seguente modo: <<Ribadiamo l’Alleanza Atlantica ma saremo fautori di un’apertura alla Russia, ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni>>;
- Fino a tutto il 17 giugno 2018, cioè fino a poche ore prima del primo vergognoso rinnovo delle sanzioni europee alla Russia di Putin da parte dell’attuale maggioranza, circolavano voci insistenti che l’Esecutivo Giallo/Verde avrebbe posto il veto su tale scellerata opzione ed invece, a sorpresa, si scelse di votare, unitariamente a tutti gli altri Stati UE, per il prolungamento di tali restrizioni;
- il 24 ottobre 2018, in occasione della visita ufficiale del nostro Presidente del Consiglio a Mosca, il Premier italiano ha affermato rispetto alle sanzioni: << non sono un fine ma uno strumento, da superare il prima possibile … l’Italia deve persuadere i partner …
al dialogo … non vi è alternativa>>.
Fu proprio a seguito di questa ultima dichiarazione che, nella successiva conferenza sulla Libia tenuta, tra il 12 e 13 novembre 2018 a Palermo, dal nostro Paese, la Russia, non solo convinse il Generale Haftar a presenziare a tale negoziato ma, partecipò, essa stessa, con una delegazione di altissimo livello capitanata dal Primo Ministro Medvedev. Gli Stati Uniti invece, nostro “principale alleato”, si sono presentati a tale appuntamento solo con l’assistente del Segretario di Stato per il Medio Oriente, David Satterfield, già Consigliere speciale per la Libia presso il dipartimento di Stato americano. In buona sostanza, se non fosse stato per la Russia, la conferenza sulla Libia sarebbe stata di sicuro un fiasco.
Detto questo, è del tutto evidente che, dopo tanti impegni verbali puntualmente disattesi da parte nostra, la comunità internazionale non dia più peso alle nostre parole: infondo voi vi fidereste mai di una persona che dice una cosa e che poi puntualmente ne fa un’altra? Certo che no!
E l’Italia merita questo marchio d’infamia? Ma soprattutto, così facendo, il sovranismo merita di essere etichettato per sempre come falso ed inconcludente? Assolutamente no! Perché il sottoscritto è sovranista e dirige un giornale sovranista e ne a me, ne ai miei lettori, è mai risultato che la nostra ideologia fosse una chimera a causa dell’inconcludenza dei propri esponenti, semmai è sempre stato il contrario e cioè che tutti coloro i quali hanno simpatizzato per la dottrina sovranista lo hanno fatto esclusivamente perché essa ha in se il germe del fare, della soluzione logica e quanto più possibile “naturale”. Le utopie, il sogno, le illusioni, le lasciamo di buon grado agli altri.
Ecco, dunque, cosa non va: la mancanza di coerenza tra il dire ed il fare e non solo!
Infatti a noi sovranisti non va neanche bene il fatto che dopo ben 37 anni di latitanza, ora che il Governo brasiliano si era deciso ad estradarlo, Cesare Battisti sia tornato ad essere uccel di bosco. Tutto ciò ha veramente il gusto della presa per i fondelli e ci da la cifra su quanto siamo poco considerati all’estero.
Se una cosa simile fosse successa ad Israele il Mossad avrebbe già provveduto a rapire il latitante per poi processarlo e condannarlo in madre Patria, come per l’appunto è accaduto negli anni ’60 del secolo scorso a Adolf Eichmann, criminale nazista che – rapito in Argentina, dove oramai viveva da anni sotto mentite spoglie – fu processato ed impiccato in Terra Santa.
Ecco, i sovranisti si attenderebbero dallo Stato italiano un’azione di forza similare su Battisti: con o senza, assenso del Governo di Brasilia l’Italia, già negli anni passati, sarebbe dovuta intervenire con la forza per acciuffare, costi quel che costi, un pericoloso assassino come Battisti ed invece no … i sovranisti italiani devono invece accontentarsi delle belle parole, delle estenuanti trattative, ma se Matteo Salvini, riguardo alle diverse trattative in atto usa frasi del tipo: << me ne frego! … tanti nemici molto onore! >>, queste, lungi dall’essere un richiamo al ventennio fascista, neanche possono essere citate, così, a caso. Infatti il “me ne frego!” o “tanti nemici tanto onore” indicano, per noi sovranisti un chiaro stile di vita, cioè denotano la volontà di andare avanti, di perseguire il proprio ideale, costi quel che costi, non il rivedere continuamente al ribasso le proprie idee.
Sia ben chiaro, forse non esiste al mondo organo d’informazione che sia più favorevole di questo giornale ed il sottoscritto, alla maggioranza Giallo/Verde, ma un conto è avere speranza in un gruppo, in un progetto, altra cosa è essere degli sciocchi yes man.
L’Ortis crede seriamente nell’alternativa sovranista e vuole essere da pungolo ed anima critica di questo progetto che oggi più che mai risulta essere l’unica alternativa possibile a questo sistema mondialista imperante.
Lorenzo Valloreja
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