L’OSCENO PENSIERO POLITICO DI RENZI, FEROCE CON I DEBOLI E ADULATORE DEI FORTI.
Intervenendo oggi a TG 2 post, Matteo Renzi ha quasi superato sé stesso.
Prima, fornendo una interpretazione assurda e populistica in senso deteriore del reddito di cittadinanza (sì, perché c’è anche il populismo chic dell’establishment, una sorta di luogo comune ad uso dei forti). Ad esempio: tutti i mendicanti sono dei furbi che tendendo la mano guadagnano più di un normale impiegato o operaio; il che può pure essere in qualche caso, ma comunque dietro l’accattonaggio vi sono quasi sempre storie di disagio e sfortuna verso le quali avere un minimo di misericordia.
E in secondo luogo, facendo una sviolinata a Mario Draghi che, dato nulla ha di fantozziano considerando il personaggio Renzi, dà la misura dell’incredibile culto della personalità nei confronti di un “soggettone” le cui valutazioni da parte dell’ex presidente Francesco Cossiga, se riportate su queste pagine, potrebbero esporci a grane non indifferenti (il sistema, si sa, è debole con i forti e forte con i deboli). E quindi, dell’ immensa decadenza della politica italiana.
Ma ecco le due perle di ultimissima saggezza renziana.
“Il Reddito di cittadinanza condanna alla povertà permanente, uno diventa dipendente dal politico, specie al Sud, e alimenta il voto di scambio. È allucinante”.
Ebbene. Che il Reddito di cittadinanza abbia fallito la sua natura di accompagnamento all’occupazione, è verissimo. E sicuramente, è spesso andato nelle tasche di delinquenti o di possessori (non proprietari, ovviamente) di Ferrari, e di un popolo di furbi e furbetti. Ma ha anche, almeno qualche volta, consentito a qualcuno di unire un pranzo a una cena. Chi ha emolumenti anche da diecimila euro al mese, tuona contro poveri padri e madri di famiglia per cui 500 o persino 170 euro possono fare, veramente, la differenza con l’elemosina.
E poi, che significa “dipendere dal politico”? I requisiti per il reddito di cittadinanza li ha stabiliti una legge (che certo avrà provocato voti al Movimento 5 stelle, in questa fase politica utili per esso come il pane, per non scomparire). Ma non sta certo a un Luigi di Maio o a un Giuseppe Conte concederlo graziosamente, casomai a un funzionario INPS. Piuttosto, non mi consta, da casi di cui ho contezza, che si prospetti con la dovuta sistematicità e insistenza, un lavoro, la cui ripetuta ricusazione dia luogo alla decadenza dal diritto.
Insomma. Fatta la legge trovato l’inganno, va bene, d’accordo. Ma come spesso avviene nella provincia italica del Sistema euroatlantista, le famose “istituzioni” non riescono, proprio loro, ad applicare la legge.
Dopo ave sparato sulla Croce rossa (cioè il Reddito di cittadinanza), Renzi ha elogiato con fervore talebano l’operato di Draghi: “C’è un governo autorevole che deve arrivare a fine legislatura senza inciuci e rimpasti”. “Per il futuro – ha aggiunto il senatore e leader di Italia Viva – Draghi può fare di tutto, il presidente del Consiglio un’altra volta, il presidente della Repubblica, il presidente della Commissione europea, il presidente del Consiglio europeo, il segretario generale della Nato”.
Bravo, Renzi ! Tu sì che hai le idee chiare, e coerenti: infatti, nessuno dei succitati incarichi prevede l’elezione popolare (compreso da anni, grazie al Quirinale, quello di presidente del Consiglio). Viva la Repubblica!
A. Martino
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