COME UN COLPO DI CANNONE 17PT: “C’È CHI VUOLE D’ANNUNZIO POTABILE AGLI OCCHI DELL’UE, PER NOI, INVECE, È GRANDE PERCHÈ IRREDENTISTA”

Come nel film di Francesco Citti, “Mortacci” – dove i defunti non possono trovare pace e quindi raggiungere la loro ultima meta, fin quando non moriranno tutti coloro i quali si ricordano di loro – d’Annunzio, negli ultimi anni, è stato continuamente scomodato: ora da quel gruppo politico, ora da quella associazione, piuttosto che da quel dato critico o professore.

In altri termini tutti si scoprono dannunziani, ma non è l’amore per la Patria a guidarli, né tantomeno quello per l’arte, ma sempre e solo, il tornaconto politico e economico.

Così a suon di film, convegni e celebrazioni si sta facendo di tutto per rendere d’Annunzio “potabile”, in altri termini lontano dal fascismo ed immune da ogni responsabilità riguardo la dittatura che Mussolini, tra il 1925 ed il 1926, instaurò nel nostro Paese grazie alle cosiddette “leggi fascistissime”.

L’ultima vulgata che lo vuole dipingere come un dandy anarchico e libertario, cocainomane dalla grande inventiva che seppe farsi coraggioso soldato e che al piombo preferiva la scrittura, la provocazione, come ebbe modo di dimostrare, ad esempio:

  • Con il Volo su Vienna;
  • Nella Beffa di Buccari;
  • Con l’Impresa di Fiume, dove entrò in città senza sparare un sol colpo;

altro non è che un goffo tentativo di insabbiare la verità.

Infatti, a mio modesto parere, se riducessimo il Vate al ruolo di semplice tribuno laico anticipatore del ’68, giusto per il gusto di renderlo simpatico al mainstream, faremmo un gran torto, in primis a d’Annunzio e poi a noi stessi, alla nostra intelligenza.

Gabriele d’Annunzio non è mai stato: né un Che Guevara, né un John Lennon, né tantomeno un Mishima.

Il più importante figlio di Pescara è stato, invece, semplicemente:

  • Un convinto monarchico,
  • Un fervido nazionalista,
  • Un incallito irredentista,
  • Un uomo di mondo che ben conosceva la strada e le esigenze della modernità.

Tutto qui, dunque, e nulla più, ed il fascismo, piaccia o non piaccia, quale derivato dalle idee di d’Annunzio, in quel determinato periodo storico, contribuì anch’esso alla modernizzazione di tutti quei Paesi che lo scelsero quale propria forma di Governo.

Perciò, se nel 2021 – anno in cui l’Unione Europea sembra imporsi su tutto e tutti – dobbiamo ricordare la figura del Vate, noi de l’Ortis vogliamo farlo così, rimarcando le sue doti di nazionalista convinto ed irredentista patentato.

Dunque, secondo voi, se d’Annunzio fosse ancora in vita avrebbe mai accettato il fatto che:

  • La nostra amata Patria sia sotto scacco, non solo degli americani, ma anche di un entità che non esiste, l’Unione Europea, la quale, in realtà, altro non è se non uno strumento della Germania?
  • L’Istria e la Dalmazia siano ancora separate dai colli fatali di Roma?
  • La cultura e il pensiero classico siano resi praticamente patetici e inutili dato che, agli intellettuali, si chiede l’asservimento totale a “veline” e a pareri di sedicenti comitati di esperti di Stato?

Noi crediamo proprio di no!

E sempre secondo voi, il Poeta/Soldato, avrebbe mai accettato, lui che impavido ha sfidato la mitraglia, che a governarci fosse una dittatura sanitaria legittimata solo dalla inspiegabile paura della morte?

Ecco, noi, a tutte queste domande, abbiamo altrettante chiare risposte e spero che anche voi condividiate il nostro medesimo pensiero.

Quindi lasciando perdere le fiere e le “mostre della qualunque”, cerchiamo di commemorare il Vate attraverso il nostro impegno politico quotidiano che deve essere, oggi più che mai, conforme all’esempio dello spirito dell’Impresa di Fiume.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *