SONO SICURO CHE IL RANZANI DI CANTU’ SULL’APARTHEID DEL COVID E LA PUZZA DEL POVERE DIREBBE: “VAAAA BENE!”
Molti, al di là delle polemiche e dei punti di vista, ancora oggi si chiedono come mai il Governo abbia deciso di introdurre una misura così restrittiva e controversa come il Green Pass proprio il 06 di agosto 2021, cioè ad una settimana esatta dal ferragosto e non, ad esempio, il 30 dello stesso mese, quando, in questo caso, il grosso dei vacanzieri sarebbe ormai rientrato a casa e le casse degli operatori sarebbero risultate adeguatamente rimpinguate.
A tal riguardo, cari lettori, visto che non ho il Green Pass, mi sono recato personalmente, in una delle Regioni che normalmente, a ferragosto, registra il pienone di turisti e l’ho fatto per constatare, con i miei occhi, come procedono le cose.
Firenze, nel caso specifico, così come le altre città d’arte di Pistoia, Siena, Pisa, Arezzo, nonostante un caldo boia opprimente ed il Covid che imperversa nel cuore e nella mente di molti, mi è apparsa discretamente popolata da turisti stranieri: vedo infatti, ed ancora meglio ascolto, uomini e donne provenienti dalla Francia e dalla Germania, così come dagli Stati Uniti, dalla Svezia e dal Giappone, ma sono tantissimi anche gli italiani provenienti da ogni angolo della nostra bella penisola.
File interminabili sotto il sol leone per accedere ai musei, alle chiese così come nei negozi o ogni altro luogo d’aggregazione.
Ora però, se gli italiani che si sono sottoposti a questo stress erano consapevoli delle norme e quindi muniti della loro green pass, altra cosa ho riscontrato tra gli stranieri, i quali, in più di un’occasione, ho visto essere respinti dai controllori perché non in possesso della Carta Verde.
È stato il caso, nello specifico, di diversi spagnoli che forse, giunti in Italia con i propri mezzi, a causa del divieto di questo documento nel loro Paese, hanno pensato bene di presentarsi nelle biglietterie italiche sprovvisti del famigerato salvacondotto. Altre discussioni poi con cittadini Svedesi ed Ungheresi per i quali il Green Pass, in Patria, ha utilizzo solo in determinate situazioni di pericolo.
Ma come recita il detto, se una porta si chiude di sicuro si apre un portone, così ad accogliere gli scacciati, chiudendo non un occhio, ma entrambi i bulbi oculari, sono stati diversi musei privati minori che, in assenza di Covid, sarebbero certamente rimasti pressoché deserti e che così, invece, sono tornati ad essere visitati.
Ma se questo poteva essere tranquillamente riscontrato nelle città d’arte, altre situazioni, al limite della follia, sono state da me osservate nelle località balneari.
Il caso che voglio qui sottoporvi è quello di Forte dei Marmi, che – resa celebre dal film “Sapore di Mare” e meta di vacanze da tempo immemore della famiglia Agnelli, della famiglia Ruffo di Calabria, di industrialotti, calciatori e starlette varie dello spettacolo italiano – ha avuto una caduta di stile classista ingiustificabile, sia, che si voglia trovare una motivazioni di ordine pubblico/sanitario, che di prevenzione alla “cafonaggine”.
Nello specifico, in questo tratto della costa versiliese le spiagge libere, praticamente, non esistono più. Infatti, se normalmente gli stabilimenti balneari privati dovrebbero intervallarsi con tratti di spiaggia libera, qui l’unica spiaggia non data in concessione è quella delle “DUNE”, delimitata a nord dal fiume Versilia ed a sud da una terribile recinzione.
Si avete capito bene cari lettori, la spiaggia libera di Forte dei Marmi è saparata degli stabilimenti in concessione da una recinzione alta oltre il metro e mezzo, mimetizzata con un “telo ombra verde” e con un cartello di 2metri X 2, affisso al di sopra del divisorio che recita: “INIZIO SPIAGGIA LIBERA”.
Ciò ci è stato giustificato, da chi di dovere, come una misura per meglio monitorare le spiagge ed il Covid … a noi, miseri mortali, invece sembra solo una misura degna della peggiore Apartheid e questo non tanto per proteggere i ricchi vacanzieri degli stabilimenti dallo sguardo indiscreto dei plebei squattrinati, quanto per salvaguardare il senso estetico dei clienti dei bagni.
In altri termini, una città così bella, mondana e spensierata, non vuole vedere gli ombrelloni multicolare comprati nei discount, i costumi comprati al mercato, le tinte uscite male perché fatte in casa, le pizze con la mortadella avvolte nella carta argentata, i seni e la pelle, guastati dall’età che non abbiano ricevuto almeno un ritocchino da qualche chirurgo plastico … non vuole vederlo perché tutto ciò gli fa tristezza!
Così una folla enorme, stipata su una striscia di terra, si accascia al suolo alla ricerca di un posto al sole come farebbero i Leone Marini, a Cape Cross, in Namibia … ma la cosa più strana è che nessuno tra questi poveri cittadini si è mai lamentato … e già … ma noi siamo anche il popolo che, più degli altri, abbiamo accettato una dittatura sanitaria …. Quindi di cosa vogliamo stupirci?
Lorenzo Valloreja
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