ADDIO AD ANTONIO PENNACCHI, UNO DEI PIU’ ORIGINALI E INDIPENDENTI SCRITTORI DI QUESTO PRIMO QUARTO DI SECOLO.

All’ età di settantuno anni, se n’ è andato Antonio Pennacchi. Il “fasciocomunista” ci mancherà. Un’altra scomparsa improvvisa e repentina, purtroppo non rarissima in questa fase storica.

Maestro di eresia e insofferenza alla disciplina partitica (di qualunque partito), fu d’altronde egli stesso a scrivere “Il fasciocomunista” da cui nel 2007 fu tratto il film “Mio fratello è figlio unico” diretto da Daniele Lucchetti. Tra gli altri suoi libri di successo, a parte Mammut, lascerà un segno sicuramente quel “Canale Mussolini” che nel 2010 gli fruttò il Premio Strega.

Pennacchi, uomo di Latina (la ex Littoria, ove è morto) non poteva non avvicinarsi al MSI in gioventù da dove ben presto disertò per unirsi, in tempo per il Sessantotto, alle schiere dell’estrema sinistra. Anche questa però, non calzò alla sua libertà intellettuale. Era un vero anarchico, che se da un lato parrebbe più a suo agio nella sinistra radicale, poi però, proprio per l’autenticità del suo libertarismo, non può che vivere, e pensare e soprattutto parlare e scrivere, “trasversalmente”. Non riuscirono mai a fargli indentificare il Fascismo come il Male assoluto; ma nemmeno a farlo approdare all’abiura del comunismo e alla sottomissione al nichilismo postmoderno del Pensiero Unico.

Insomma, un vero e proprio antesignano dell’embrionale movimento rosso-bruno.

Singolare la sua orticaria per RAI 3, che definiva la tv della “sinistra fighetta” di un Augias o di un Fazio; la RAI e in genere i media main stream ricambiarono chiamandolo pochissimo.

Gli rendiamo omaggio con tre sue citazioni.

Uno scrive libri e non se lo fila nessuno. Poi un giorno manda affanc… Vattimo e te vengono a cercà tutti.

Sono disposto a vendere il cu.. ma non la lingua.

Destra è per l’uomo, sinistra per la collettività.

A. Martino

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