LONDRA HA AVUTO IL SUO FREEDOM DAY. PERCHE’ E’ CADUTA (SI SPERA PER SEMPRE) QUELLA DITTATURA SANITARIA?
Ma insomma. Cosa è successo nel Regno Unito e in quel di Londra, a parte la partita conclusiva di Euro-Uefa 2020? Come mai, a fronte di dati epidemiologici per nulla migliori dei nostri se non peggiori per alcuni parametri quali lo Rt assoluto (almeno per quello che ci viene somministrato dai media di Sistema), si è arrivati al Freedom day del 19 luglio (no, non è una creatura giornalistica, lo hanno ufficialmente chiamato proprio così)?
E’necessario cercare di seguire il progredire dei fatti, anche se non è facile per la incertezza e la difficile verificabilità di dati relativi a manifestazioni di massa. E sì, perché pur avvenendo questi fatti non al Polo sud o in Amazzonia, il silenzio relativo da parte non solo soprattutto dei media euroatlantisti ma anche locali è stato massiccio. Dalle parti nostre, solo qualche testata come Radioradio o il Giornale se ne è “coraggiosamente” presa carico. Non faremo quindi precise determinazioni del numero di manifestanti per evitare l’accusa di fake news. Si sappia comunque che si parla generalmente di migliaia, anche molte…
29 maggio 2021. Uniti per la libertà: si svolge una protesta con migliaia e migliaia di manifestanti in piazza del Parlamento. Quello che chiedono è la libertà di scelta, soprattutto per quanto concerne la inoculazione anti Covid: “non vogliamo l’apartheid sanitaria – rivendicano i leader della manifestazione – non vogliamo il passaporto sanitario”.
3 giugno. Invasione di un centro commerciale (iniziativa difficilmente definibile patriottica e liberataria, pericoloso campanello di allarme) dopo una marcia di chilometri attraverso Londra.
26 giugno 2021. Migliaia di persone manifestano nel centro di Londra per protestare contro lo spostamento della fine di qualunque restrizione sanitaria, dal 21 giugno al 19 luglio.
Infatti a causa dell’aumento dei casi da ricondurre alla variante Delta (non più indiana per correttezza politica), il governo aveva deciso di far slittare l’agognato momento di almeno 4 settimane.
I manifestanti marciano lungo Hyde Park, attraverso Oxford Street e verso il Parlamento, con le bandiere in mano, per chiedere la fine delle restrizioni. “Il motivo principale per cui mi trovo qui è che questo lockdown è arrivato a scapito della nostra libertà e dei nostri diritti“, ha detto Iain McCausland, partito dal Devon, sulla costa sud-occidentale dell’Inghilterra, per partecipare al rally.
“La nostra libertà di riunirci, la nostra libertà di viaggiare e lavorare. Sono davvero molto arrabbiato con il governo, così come tutti qui“. Su uno dei cartelli si chiedeva “l’arresto di Hancock”, in riferimento al ministro della Sanità (lo Speranza inglese, per intenderci) beccato mentre baciava l’amante, in evidentissima violazione delle norme sul distanziamento sociale da lui stesso imposte contro il Covid. Matt Hancock si è scusato, ma poi non è riuscito a mantenere la poltrona.
Il “giorno della libertà” è stato commentato dal primo ministro Boris Johnson con inviti alla cautela, riconoscendo l’evidenza che il virus non è passato. Però questo sarebbe “ il momento giusto per riaprire. Se non lo facciamo ora, quando mai lo faremo? Dovremmo riaprire in autunno, o nei mesi invernali, quando il virus avrebbe il vantaggio del freddo”, ha detto Johnson, che ha anche comunicato di essersi autoisolato dopo che il nuovo ministro della Salute Sajid Javid è risultato positivo al Coronavirus.
Mi sembra quindi di trarre delle interessanti conclusioni dalla vicenda inglese. Innanzitutto, che tra tutte le dittature sanitarie, quella britannica è stata tra le più riluttanti (ricordate la piccola polemica a distanza tra Mattarella e lo stesso Johnson su “libertà” da una parte e “serietà” dall’ altra?).
La società britannica e in particolare inglese, ha dimostrato una minore lobotomizzazione rispetto a quelle continentali (italiana in primis): sembrerebbe del tutto coerente con la Brexit, infatti nella più eurofila Scozia dimostrazioni come le suddette non sembrerebbero esserci state. Insomma: europeismo uguale rigido conformismo mondialista delle masse.
A Londra la politica e le sue valutazioni che spesso, devono avere un minimo di coraggio e di azzardo altrimenti basterebbe un software a dirigere l’operato di un governo, hanno ancora significativi spazi. Gli scienziati e gli esperti fanno il loro mestiere ed elaborano i loro bravi dati, ma l’ultima parola si decide a Downing street (non senza tenere conto del parere della Regina nel colloquio settimanale con il Primo Ministro). Johnson deve anche aver ricevuto pessimistici rapporti sulle prospettive di tenuta dell’ordine pubblico, e le manifestazioni devono averlo colpito.
Anche perché come ben sappiamo, la road map mondialista a questo punto, esigerebbe la divisione della popolazione in base al famoso “green pass”. Il governo britannico, semplicemente, ha ritenuto per quanto sopra, di chiuderla qui anche perché (ci risiamo) non deve rendere conto più o meno a nessuno.
Credo che Roberto Burioni lì, non si sarebbe potuto permettere la folle battuta sui sorci da chiudere in casa in compagnia di Netflix. I mad doctors a Londra avevano successo solo nella letteratura e cinema horror.
A. Martino
Lascia un commento