VACANZE ROMANE CON STATUA DEL PORCO A FETTE. I NUOVI BARBARI AVANZANO.
Ennio Flaiano, dei cui natali pescaresi il sottoscritto è orgoglioso pur essendo pescarese di adozione, di adozione fu invece romano e di Roma descrisse la realtà a lui contemporanea in modo fantastico (basti pensare al lavoro teatrale Un marziano a Roma o alla sceneggiatura de La dolce vita).
Ma la sua finissima ironia, quali parole riuscirebbe a trovare dinanzi a una Città eterna che aborre le statue della Santa Vergine, e ne erige…ai maiali anche se appetitosi così ben cotti e già incisi, anche se certo non degustabili in considerazione della notoria durezza del marmo?
Insomma: solo una mobilitazione popolare ha evitato la rimozione della statua della Madonna da Piazza Sempione (i soliti zombies dello spirito vi hanno rinunziato appena un mese fa, anche se le “femministe” inscenarono, mi pare l’ otto marzo, una “processione” blasfema portando in processione una vagina di cartone). E ora a piazza San Giovanni dalla Malva (a Trastevere) campeggiano non so quanti quintali di marmo, spero non di Carrara (tra i più costosi), statua realizzata dall’artista Amedeo Longo e intitolata “Dal panino si va in piazza”.
Sdegno e mobilitazione degli ambientalisti e animalisti, che vedono l’opera come una specie di esaltazione del martirio di una immensa moltitudine di animali (i maiali) la cui vita media si ignora perché nessuno di loro, in pratica, conosce una morte naturale che non sia quella per infezioni dovute agli infernali stazzi intensivi in cui nascono e vengono allevati.
Più generalmente, è un valido interrogativo filosofico la legittimità di tanta crudeltà verso, in genere, tante altre specie animali.
Ma l’interrogativo che credo, pochissimi abbiano sollevato è: a quale livello di abbrutimento morale, spirituale e culturale siamo giunti se in una città culla di civiltà da almeno duemilatrecento anni, si erigono statue al…mangiare?
Sicuramente, certo, è meglio che trovarsi faccia con un suino…affettato e di marmo, che con un cinghiale in carne ed ossa per le vie di un quartiere residenziale. Ma a questo punto, l’assessore alla cultura del Comune di Roma, a cosa serve? A decretare l’autenticità di questa o quella ricetta di osso buco o di carciofo alla giudea? (si può ancora dire?). A organizzare una mediazione tra le posizioni dei fans della pizza e quelle dei fans della più autoctona pinsa?
Sventolano bandiere arcobaleno su feticci gastronomici ove un tempo svettavano statue di imperatori e dei pagani; si abbattono o irridono le statue sacre agli ultimi cristiani.
Non è l’incipit di un film apocalittico: è la realtà quotidiana nella Roma del sindaco Virginia Raggi, la bellaciao pentastellata che non serve fotografare. Per raffigurarla basta l’ immagine della fascia tricolore, dato che sotto di quella c’è il Nulla.
A. Martino
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