RADIO LISSA 32PT: “SE LA REPUBBLICA VUOLE LIQUIDARE LA PATRIA ALL’UE ALLORA NON CI RESTA CHE ESSERE MONARCHICI”
È inutile prenderci in giro, bisogna essere molto franchi tra di noi e con i nostri lettori: la Repubblica italiana ha fallito la propria mission, o meglio è stata indotta a fallire da una pletora di politicanti da strapazzo e dai loro tirapiedi, intenti solo a tutelare i propri interessi personali e non certo quelli della Nazione.
La Costituzione – quella del 1947, che è stata definita da noi italiani la più bella del mondo, salvo poi chiedere al resto dell’umanità cosa ne pensasse realmente – è stata violentata nel corso della propria esistenza, come abbiamo già scritto in precedenza, ben 44 volte e così, a poco a poco, l’Italia voluta dai Padri Costituenti si è radicalmente trasformata, non dico in un Paese mostruoso, ma, quantomeno, nella brutta copia sbiadita del sogno di questi ultimi.
Infatti, se nella nostra Carta Fondamentale all’art. 5 viene detto chiaramente che: << La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali … >> ed all’art. 11 leggiamo che: << L’Italia … consente in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni … >> (leggasi ONU, FAO, TNP, WTO, ecc.) non si capisce da dove sia saltata fuori, con tutta un’interpretazione bislacca delle normative costituzionali, questa zelante litania riguardo la cessione di sovranità dal nostro Paese all’Unione Europea.
Ma veramente credete che un Palmiro Togliatti, piuttosto che un Giovanni Leone, o un Umberto Nobile, o un Aldo Moro, così come personalità del calibro di Benedetto Croce, Enrico De Nicola o Giulio Andreotti – e questo giusto per citarne alcuni nomi – avrebbero mai voluto e potuto, immaginare che la nostra Nazione, nell’annus horribilis 2021, arrivasse così bellamente alla quasi totale liquefazione e liquidazione, in un’altra entità statuale, qual è l’Unione Europea?
Credo proprio di no!
E quel che è peggio è che ciò sta accadendo con il beneplacito entusiasta di tutta la nostra classe dirigente ivi compresi i due rami del parlamento e la Presidenza della Repubblica.
Diversamente come avrebbe mai potuto il Presidente Mattarella, nell’arco del suo settennato, affermare a più riprese che il processo di Unione dell’Europa è irreversibile? È forse egli l’alfiere dell’UE o “il Capo dello Stato” e quindi il rappresentare “l’unità nazionale” degli italiani? Egli, nel suo ultimo discorso del 02 giugno 2021, come ha potuto affermare, con assoluta certezza, che: << La Repubblica, in questi anni, ha rafforzato costantemente il proprio prestigio con una autorevole partecipazione … all’Alleanza Atlantica, alla Unione europea, di cui è stata fondatrice ed è convinta e attiva sostenitrice >>?
Francamente, e senza nessuna volontà di voler offendere le istituzioni della nostra Patria, riteniamo ciò non veritiero e facilmente confutabile, non fosse altro per le tante telefonate che il Colle ha dovuto fare al proprio omologo francese, in quel del Eliseo, per mettere riparo alle numerose sparate del Ministro Di Maio: dalle polemiche sul Franco FCA, all’incontro con i Gilet Gialli e via discorrendo.
Ma, se questo accade al Quirinale, immaginiamoci cosa possa mai verificarsi nel segreto di quei luoghi meno deputati al simbolismo unitario.
Tira insomma una brutta aria per noi sovranisti.
Per comprendere meglio che cosa bolla in pentola in certi salotti buoni basta leggere un articolo apparso su Fanpage.it il 01 giugno 2021 è intitolato: “MAI PIU’ PARATE MILITARI” e che grossomodo dice quanto segue: << Il 2 giugno 1946 il referendum costituzionale segnava la fine della Monarchia con la fine del regime fascista e la nascita della Repubblica. Una data che è diventata festa nazionale e che, purtroppo, continuiamo a festeggiare con una parata militare nel centro di Roma che quest’anno, per il secondo anno consecutivo, non si terrà a causa della pandemia di Covid-19. Perché non prendere la palla al balzo allora e smetterla di celebrare la Repubblica con mimetiche e fucili? … Sarebbe bello che il 2 giugno sfilasse la Repubblica della Pace. Le associazioni di volontariato, i medici e gli insegnanti, i ragazzi e le ragazze di seconda generazione, che parlassero gli uomini e le donne accolti qua da noi in fuga dalle guerre … Potremmo rendere omaggio al Milite Ignoto ricordando anche chi ha scelto di disertare e disobbedire agli ordini, di scappare dalla mattanza delle trincee e alla violenza della guerra … Insomma al posto di una festa delle armi e delle divise potrebbe diventare … Una giornata di mobilitazione civica e civile al posto del passo dell’oca e di una retorica patriottarda che puzza di naftalina. >>.
A parte la mia visione che, come sovranista, è logicamente e diametralmente opposta a questa, ma è evidente che qui siamo in presenza di un messaggio subliminale molto pericoloso perché innaturale e contestatore dei reali fatti storici, cioè che un cambio di regime, come quello che descrive Fanpage, da dittatoriale a democratico sia avvenuto, come sempre avverrà, attraverso le armi.
In altri termini, i tedeschi, gli americani, o chi volete voi, non sarebbero andati via dal nostro stivale se non ci fossero state delle lotte armate. Non è che con le belle parole e dei pasticcini, l’Italia si sarebbe liberata o realizzata.
Dunque, certe posizioni servono solo a cancellare ancor di più lo Spirito Nazionale per il quale i Padri Costituenti avevano lottato, tant’è che la Resistenza è definita dagli stessi storici vicini all’ANPI il “Nuovo Risorgimento” e quindi, moralmente, più vicina al 1848 e non al 1968.
Premesso tutto ciò, e preso atto del fallimento del sogno repubblicano, è evidente che se vogliamo salvare l’Italia dallo svilimento alla quale la si vuole destinare, da Nazione europea a semplice denominazione Geografica, bisogna non solo rigettare ogni proposta federativa o confederativa all’Unione, come caldeggiato, tra l’altro in modo doloso, da taluni politici nazionali, ma ripensare seriamente al vincolo dell’art. 139 della Costituzione che impone la “forma repubblicana”.
È evidente infatti che le monarchie europee sono l’ultimo ostacolo al completamento del processo unificativo dell’Unione Europea.
I regni non si possono fondere, ma solo conquistare, mentre le repubbliche, come nascono da un atto amministrativo così si possono fondere o dividere per vie legali.
Ciò è tanto più vero se si osservano le diatribe e le sofferenze che, guarda caso, i regni di Spagna e Gran Bretagna stanno vivendo proprio in questo fatidico momento storico.
Tuttavia, se vogliamo far si che il sacro suolo della Patria sia di esclusiva competenza del popolo italiano dobbiamo pensare seriamente di restaurare una monarchia, la quale non è importante che sia affidata a quella casata piuttosto che ad un’altra.
Su tale questione, infatti, sarà il Parlamento ad esprimersi, come accade, tra l’altro, in tutte monarchie costituzionali, e nella fattispecie sarebbe il caso che entrambe le Camere avessero anche il diritto dovere di pronunciarsi, di volta in volta, sulla successione dinastica.
In altri termini mai e poi mai dovrà più accadere che l’Italia si ritrovi con un sovrano indegno.
Ma quel che più conta è che finalmente avremo:
- Un Capo dello Stato nato, allevato e cresciuto, per essere tale e non il risultato di vergognosi compromessi politici al ribasso;
- Un uomo, o una donna, che non abbia timore nell’indossare una divisa militare, simbolo, quest’ultima, prima di tutto, della totale messa a disposizione nei confronti del prossimo e quindi dei cittadini;
- Un personaggio animato anche dall’interesse “egoistico” del lasciare, ai propri eredi diretti, un’istituzione fiorente e prestigiosa e quindi ad ulteriore garanzia dell’inviolabilità territoriale e patrimoniale della stessa.
In altri termini, per salvare questo Paese, dobbiamo tornare anche al culto delle tradizioni e dei simbolismi nazionali, altro che vietare le parate!
Queste ultime, infatti, vanno fatte, così come si tengono con tutti i crismi presso ogni Nazione che conta, dalla Russia, alla Francia, passando per la Cina fino agli Stati Uniti.
Se la Repubblica Italiana vuole così fortemente diluirsi nell’Unione Europea e quindi diventare il Canton Ticino della situazione, noi non possiamo, a questo punto, che essere monarchici!
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