ITALIA – UNIONE EUROPEA: VERSO LO SCONTRO FINALE DAGLI ESITI IMPREVEDIBILI?

Ormai, si va verso lo scontro finale . Un fantasma si aggira per l’ Europa, e si chiama “sforamento italiano  deficit”. Tutto, e tutti, sono contro. Compresi quelli che sulla carta sono amici .Qualche piccolo esempio di dichiarazioni tra il preoccupato, il minaccioso, e lo sbigottito?

Dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che in un discorso a Berlino ha avvertito, abbiamo parole tutto sommato moderate: “Il governo italiano è legittimato ad aumentare la spesa pubblica, ma a condizione che non ne derivi un onere più elevato sul debito. È perfettamente legittimo che un nuovo governo stabilisca nuove priorità politiche ma nella misura in cui queste sono associate a spese aggiuntive, sarebbe consigliabile ridurre altre spese o aumentare le entrate“.  Non spara a salve il vicepresidente della Commissione responsabile per l’Euro, Valdis Dombrovskis, che nella prima reazione ufficiale dell’esecutivo comunitario dopo l’invio da parte del governo di una versione emendata del documento di bilancio ha dichiarato: “La decisione del governo italiano di non modificare il piano di bilancio è controproducente per l’economia italiana. Già ora, in percentuale, gli interessi sul debito pubblico sono una volta e mezzo più alti di un anno fa. L’impatto è evidente anche nella disponibilità di finanziamenti e nel costo del credito per l’economia reale, che sta iniziando a danneggiare gli investimenti”.

Ma è lo stato membro  Olanda, che forse proprio vorrebbe iniziare le ostilità:”È poco sorprendente ma molto deludente il fatto che l’Italia non abbia rivisto il proprio bilancio. Le finanze pubbliche dell’Italia sono fuori controllo e i piani del governo italiano non portano una robusta crescita economica. Questo bilancio non soddisfa gli accordi che abbiamo stipulato in Europa. Ho grandi preoccupazioni al riguardo, spetta ora alla Commissione europea prendere ulteriori provvedimenti“, ha minacciato il ministro delle Finanze del  piccolo reame dei tulipani e oppiacei vari.

E un po’ amareggia noi sovranisti l’Austria con il ministro delle Finanze, Hartwig Loeger che ha affermato: “L’Italia rischia di diventare un successore del modello greco. Se l’Italia non rivedrà la propria manovra, ha spiegato il ministro, Vienna è pronta a chiedere e sostenere la procedura della Commissione Europea“. Manca solo Viktor Orban ad ergersi a paladino di qualche sacro principio ragionieristico: contraddizioni e innegabili debolezze del sovranismo, per cui in fondo bisognerebbe piuttosto parlare di “sovranismi”.

Eppure, il governo si mostra, almeno al mondo e almeno in questo, compatto. Persino, Tria recita quanto meno con dignità e schiena dritta il suo ruolo in questa fase più di ministro italiano che di garante dinanzi a Bruxelles rimproverando alla “commissione esaminatrice” errori di calcolo e superficialità. Ovviamente, il più diretto e à la guerre comme à la guerre è il ministro degli Interni e vicepresidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini: “A Bruxelles continuano a mandare le letterine, se proveranno a mettere sanzioni contro il popolo italiano, hanno capito male”.

Ma anche : “Ci mancano giusto gli ispettori, i caschi blu dell’Onu e le sanzioni contro l’Italia… le manovre economiche degli ultimi cinque anni, applaudite da Bruxelles, non hanno fatto bene all’Italia”. Dichiarazione particolarmente interessante, laddove si conferma ormai la incompatibilità tra un Berlusconi pienamente rientrato nei ranghi euro atlantisti da lui occupati tra fine Novecento e primi anni Duemila, anche se senza i connotati giullareschi dei bei tempi, giacché in fondo neanche alla “culona” (lo diceva lui) va più di ridere; e quello che ormai appare il maggior punto di riferimento sovranista in Europa occidentale.

E va bene : stringiamo i denti, indossiamo l’elmetto e affidiamoci al Capitano e a chi è consapevole che la partita finale, ormai, non è tra una Destra e Sinistra irritanti e insulse casacche assegnate dai signori del mondialismo e della superfinanza  globalista datrice di lavoro dell’eurocrazia, ma tra sovranismo e appunto globalismo, tra identitarismo e sradicamento, tra ubbidienza e patriottismo, tra elites cooptate e non necessariamente colte ed efficienti e i popoli, tra Pensiero Unico e Libertà. Eppure, tutto questo si sarebbe potuto evitare non infilando frettolosamente la testa nel cappio dell’ Euro.

Antonio Martino

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *