SE L’ARTICOLO 21 DELLA COSTITUZIONE NON VALE PIU’ SIAMO TUTTI COLPEVOLI

Dall’Art. 21 della Costituzione Italiana: << Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione … >>.

Questo perlomeno è quello che ci hanno insegnato a scuola e che credo fosse valido fino a qualche anno fa, perché, cari lettori, se non ve ne siete accorti, se ancora non siamo in un vero e proprio Regime dittatoriale poco ci manca.

È di queste ore infatti la notizia che i Carabinieri del ROS hanno provveduto ad indagare e perquisire 11 individui, rei, secondo la Procura di Roma, di aver offeso e quindi vilipeso, la figura del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Tra di essi vi sarebbero anche alcuni personaggi di spicco del giornalismo italiano come il Prof. Marco Gervasoni e Francesca Totolo.

Secondo gli organi inquirenti tutti costoro gravitavano nell’area dell’estrema destra e del sovranismo, e già questo, secondo la vulgata corrente, sarebbe imperdonabile, se poi, a tali nefandezze si aggiunge, come riportato dal Fatto Quotidiano che “i post e i contenuti multimediali offensivi nei confronti del Capo dello Stato risalgono al periodo tra aprile 2020 e febbraio 2021 e prendono di mira le scelte fatte dall’Italia per contrastare la diffusione del coronavirus” la cosa diventa veramente intollerabile!

Eppure, personalmente non riesco ancora a comprendere cosa c’entri l’Art. 278 del Codice Penale con le critiche alla gestione dell’emergenza sanitaria datosi che, tale norma recita testualmente: << Chiunque offende l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica, è punito con la reclusione da uno a cinque anni >>.

Ora noi non conosciamo i fatti, ma non credo che i sopraddetti giornalisti, Gervasoni e Totolo, abbiano potuto mai, in un post, o in un video, ad esempio, mettere in dubbio le virtù della madre del Presidente della Repubblica, perché se così fosse non sarebbe da applicare l’Art. 278 ma bisognerebbe internarli in un manicomio criminale dato il loro status di giornalisti.

Allo stesso modo, credo che sia impossibile che i due sopraddetti colleghi abbiamo potuto minacciare l’integrità fisica di Mattarella o istigare, in qualsiasi modo, alla violenza nei confronti del Capo dello Stato.

Altra cosa è, se, una testata giornalistica o un singolo cittadino, critica il Presidente della Repubblica o ne chiede lo Stato d’accusa.

Infatti, per quanto ciò sia politicamente grave è del tutto legittimo.

È questo il sale della Democrazia, la possibilità di poter criticare liberamente il potere e se necessario anche abbatterlo con i mezzi che la Legge e la Costituzione consente.

Diversamente il sistema Italia dimostra ancor di più la propria ipocrisia in quanto da un lato critica Putin e la Russia, per l’affaire  Navalny, dall’altro, si comporta 100 volte peggio rispetto a coloro i quali critica.

Ma, indubbiamente, la cosa più grave di tutta questa storia è che, come insegnatoci dalle vicende degli anni di piombo occorse tra il 70 e l’80 del secolo scorso, quando un regime, seppur democratico, silenzia il malcontento ed isola le parti estreme, anziché risolvere i contrasti sociali alimenta dei mostri, i quali, spesso e volentieri possono trasformarsi in qualcosa di veramente pericoloso, come il terrorismo.

In definitiva, le istituzioni, ci dicessero chiaramente se l’articolo 21 della Costituzione è o non è, ancora valido, perché, se lo è, anziché perseguire gli oppositori, pensassero a risolvere seriamente i motivi di tanta veemente contestazione.

Lorenzo Valloreja

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