IL VERO VOLTO DELLA GUERRA
In questi giorni in cui la tensione tra Ucraina e Russia è palpabile noi de l’Ortis abbiamo deciso di intervistare un erore, un testimone, degli scontri che avengono in Ucraina: Abdullah Rafi Jabar.
Egli è pashtun, originario dell’Afganistan.
I tragici eventi della sua Patria hanno influenzato non poco la sua infanzia.
Il padre di Rafi, ad esempio, è stato brutalmente ucciso dai mujaheddin quando questi aveva solo due anni, così come è rimasto orfano di madre poco dopo. Nel 1985, nell’ambito del programma “Vatan”, fu portato in Unione Sovietica insieme ad altri bambibi.
Qui è cresciuto ed è stato istruito studiando non solo le materie obbligatorie ma anche la storia dell’Afganistan e le basi della religione islamica.
Il 22 maggio 2014 incontra per caso un gruppo di ragazzi che avevano deciso di tornare in Ucraina per la resistenza armata ai battaglioni nazisti e in tale circostanza non ha esitato ad unirsi a loro.
L’8 settembre 2017, però, rimase ferito calpestando una mina antiuomo.
A seguito di questo incidente subì l’amputazione di entrambe le gambe fin sopra il ginocchio.
Valloreja: Ora Rafi, tu sei cresciuto in Russia ma sei pur sempre Afgano e il tuo Paese d’origine non è che all’epoca dei fatti stesse vivendo dei bei momenti, dunque cosa ti ha portato a combattere in Donbass piuttosto che in Afganistan?
Rafi: << Ogni volta che un mio amico mi diceva: “cosa ci vai a fare lì?, Quella non è la tua guerra”, io rispondevo, no, questa è la mia guerra, perché io non dimentico ciò che hanno fatto i russi per me e per il mio Paese. Vedi l’intervento sovietico in Afganistan fu richiesto dal mio Governo ed i russi vennero per lottare contro il terrorismo. In tale contesto l’Armata Rossa si ritrovò davanti ad un esercito che mai prima d’ora non aveva, non dico combattuto ma, neanche visto. Un nemico, insomma, completamente nuovo, ben armato e perfettamente addestrato, anche dall’Occidente. Infatti, se le truppe dei ribelli erano composte da Afgani e Pakistani, i loro consiglieri erano europei ed il Governo del Qatar piuttosto che quello dell’Arabia Saudita, aveva portato lì i propri giovani pensando bene a quale problema in loco avrebbero potuto creare. Sostanzialmente la guerra in Afganistan è stata finanziata anche dai paesi arabi, ma, a parte l’Arabia Saudita, tra i sovvenzionatori vi erano anche Nazioni come la Germania, la Francia, l’Italia, la Spagna, che diedero il proprio contributo economico per questa guerra. Questo ampio fronte si era creato per combattere l’Unione Sovietica e con essa i loro alleati Afgani. Libici, Egiziani, Libanesi, Irakeni e Siriani, tutti questi popoli sono a maggioranza musulmana e molti di essi dopo aver fatto la scuola presso i servizi speciali, a casa loro, venivano a combattere in Afganistan come volontari, ma non come dei semplici neofiti … erano infatti già esperti, ognuno in un determinato settore, erano, insomma, preparati. Nonostante ciò i russi mantennero il loro impegno ed in 15 mila perirono per la causa, altri 100 mila rimasero mutilati e per la gratitudine a costoro non mi sarei mai tirato indietro, mai! >>
Valloreja: So di per certo che oltre a questa una delle motivazioni che ti ha spinto a combattere per la DPR è stata senz’altro quella di contrastare il Battaglione Azov, reparto, quest’ultimo, formato da Neo-Nazisti, ma, qui in Italia, abbiamo la certezza che anche dalla parte dei filorussi siano giunti tanti italiani di estrema destra come nel caso del toscano Andrea Palmeri, il quale ha combattuto, nel 2014, a Lugansk dove è rimasto anche ferito. Secondo te quindi, in Ucraina e nel Donbass, si sta combattendo una guerra ideologica o si tratta di un altro tipo di conflitto?
RAFI: << È difficile rispondere in poche parole a questa domanda, tuttavia posso dire che in Donbass ho incontrato molti combattenti italiani e tra di loro vi erano sia i comunisti che i nazionalisti, allo stesso modo c’erano tanti altri giovani accorsi da tutto il mondo, in particolare dalla Russia ed anche tra di loro numerosissimi erano i personaggi di destra. Questa guerra ha aiutato sia la Russia che i nazionalisti russi a capire cosa possono fare questi battaglioni che seguono questo nazionalismo estremo. In questo contesto è nato un nuovo concetto che è stato sviluppato anche grazie al contributo degli italiani, cioè quello del Nazionalismo internazionale. Detto questo però vorrei tornare un po’ indietro nel tempo per spiegare meglio questo concetto, prendendo ad esempio la Guerra in Afganistan degli anni 80 del secolo scorso, quando l’allora Governo di Kabul chiese aiuto alle truppe sovietiche. Non so se puoi immaginare come fosse un ribelle medio afgano legatissimo alla sharia ed al fondamentalismo coranico. Dire ad uno di questi combattiamo contro i russi solo perché sono nostri invasori non sarebbe servito a nulla, invece facendo leva sui valori religiosi il fronte antisovietico si è compattato. In Ucraina, invece, è stato usato uno strumento diverso che è chiamato Nazionalismo, è questo che oggi compatta le fazioni in lotta >>
Valloreja: A questo punto una domanda mi sorge spontanea: Hai perso entrambe le gambe per difendere gli Ucraini filorussi del Donbass, col senno di poi, rifaresti quello che hai fatto?
Rafi: << Certo lo rifarei nuovamente, senza ombra di dubbio. Durante tutta la mia permanenza sul fronte ho visto tanti giovani morire e trovandomi sempre in prima linea sapevo che prima o poi poteva succedermi qualcosa e così è stato, non ho rimpianti perché so che il mio sacrificio è servito a salvare tante altre vite. >>
Valloreja: Grazie Rafi per la tua testimonianza
Rafi: << Grazie a te per lo spazio che mi hai concesso >>
traduzione di Ioulia Liakh
Video Realizzato dall’Associazione Speranza
Grazie ad entrambi. A Rafi per la sua testimonianza, a Lorenzo per il coraggio di affrontare l’argomento.