BENVENUTO IL COMMISSARIO MONTALBANO NELLO SCORRETTO MONDI DI CHI SBAGLIA PER AMORE E VIVE AVVENTUROSAMENTE
“È stato bello ieri per me, devastato dalla nostalgia, riguardarmi
“Il metodo Catalanotti”, così Luca Zingaretti ha commentato gli
ascolti record dell’ ultima puntata della fortunata serie poliziesca (nove
milioni di telespettatori e uno share ai massimi livelli).
“Io ho
risentito gli odori delle spiagge siciliane, ne ho assaporato i colori, ho
gustato la dolcezza di quei nostri luoghi.
È stato bello
per me commuovermi ed emozionarmi, intenerirmi e sorridere per le debolezze dei
nostri amici, per i loro difetti, per le loro vicende, per le loro
vigliaccherie e per i loro amori così semplicemente autentici e umani.
Ma ancora di
più è stato bello scoprire che ieri eravamo come al solito, ma più del solito,
in tantissimi. Un risultato così significa “condivisione”. Significa
“ritrovarsi”, significa un popolo che quando viene chiamato a raccolta risponde
compatto, con amore. E di questi tempi non è tanto, è tutto”.
Trentasette puntate in quindici stagioni, vendita a televisioni di tutto il mondo. Il commissario Montalbano è indubbiamente uno dei prodotti televisivi italiani di maggiore successo, più o meno come Don Matteo o tra gli anni Ottanta e Novanta La Piovra.
Fenomeni non paragonabili, ad esempio alla durata e all’ ampiezza mondiale del successo del bavarese L’Ispettore Derrick condannato all’oblio mondialista (vedi il mio LO STRANO CASO DELLA SCOMPARSA DELL’ISPETTORE DERRICK DAGLI SCHERMI TV DECRETATA DA FRAU MERKEL, ANTICIPAZIONE DELLA FOLLIA DI QUESTI GIORNI. ) .
Ma le caratteristiche di ognuna di queste saghe telepoliziesche sono molto diverse. Don Matteo ha “pietrificato” Terence Hill, ex scazzottatore più che pistolero in coppia con Bud Spencer in film di grande successo dell’ormai mitologico genere “spaghetti western” o western all’italiana, nel ruolo del prete in una ormai fantasiosa provincia italiana da piccolo mondo antico in cui il carabiniere è un affezionato e affidabile cane da guardia, e il parroco il padre o fratello di tutti.
La Piovra poi, che lanciò definitivamente Michele Placido, ma anche il “cattivo” Remo Girone o il fascino mediterraneo di Romina Mondello, nasce in un certo senso dal delitto Dalla Chiesa e si conclude con gli attentati a Giovanni Falcone e Luigi Borsellino, e ho detto tutto. Quello che la saga de Il Padrino fu per il grande schermo, La piovra fu per il piccolo.
L’ ispettore Derrick è il prodotto più televisivo di tutti, venticinque anni di ben 281 episodi di nemmeno un’ora realizzati tra il 1974 e il 1998. Derrick sembra più psicologo che poliziotto, invita a cena i sospetti e cerca sempre di farli confessare: impugna pochissimo la pistola, non insegue sulle autostrade a duecento orari con fantasmagorici scontri e relativi funghi atomici. E’ l’ultimo signorile ed europeo interprete del telepoliziesco, prima della definitiva americanizzazione dell’immaginario tedesco in materia.
Il commissario Montalbano, rispetto agli altri ha le maggiori credenziali letterarie e qualitative di partenza, ogni episodio è tratto da un racconto o da un romanzo di Andrea Camilleri. Ha l’ impostazione più cinematografica nella lentezza senza fretta dell’azione, e i tempi degli episodi lo riflettono. Per ovvii motivi di partigianeria ideologica (la collocazione politica di Camilleri, l’essere Luca Zingaretti fratello di Nicola, l’assoluta correttezza politica di ogni episodio e posizione investigativa di Salvo Montalbano), è un monumento dell’Italia “della società civile”. Ma aldilà di questo, le storie sono effettivamente accattivanti, e Salvo Montalbano-Luca Zingaretti è circondato da tanti altri interpreti fissi anch’essi entrati nel nostro immaginario: uno fra tutti, il vicecommissario Mimì Augello interpretato da Cesare Bocci inguaribile “fimminaro”. E fa innamorare della Sicilia della zona del barocco e del Siracusano con le sue case non “al mare” ma “sul mare” da favola in un abusivismo incredibilmente armonico.
Ma proprio nell’ ultima puntata, Montalbano diventa anch’ egli “fimminaro”. E’ travolto dalla passione per una giovane collega, e il correttissimo, serissimo funzionario di polizia fa una scorrettezza dietro l’altra: seduce una collega facendoci ripetutamente sesso in servizio, e in una casa oggetto di indagini. E molla la fidanzata di sempre Livia, legittimamente stanco di un menage di convivenze sporadiche e saltuarie, con lei che vive e lavora a Genova. E (cosa ancora più grave curiosamente trasmessa proprio la sera dell’otto marzo) lo fa senza mai apertamente dirne il motivo a Livia, con alcune telefonate imbarazzatissime in cui riesce solo a dire che in quel momento “non può perdere tempo”. E il suo sentimentale salto nel buio parrebbe premiato….
E’ difficile, purtroppo, che la serie continui: è morto Andrea Camilleri e anche il regista Alberto Sironi. Dovremo probabilmente rinunciare a Montalbano proprio ora che, umanamente, lo sentiamo “uno di noi” con le nostre presunte certezze sempre alla ricerca di verifiche in un mare di errori e contraddizioni, i nostri colpi di testa, e i nostri azzardi.
A. Martino
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