SE QUESTA E’ “SERIETA”….I DIECI ERRORI DI GIUSEPPI E DELLA DITTATURA TECNICO-SANITARIA.

Ci sembra utile informare gli amici e i lettori de L’Ortis, di una importante lettera resa nota ieri, con ovvio scarso risalto sui media salvo rare eccezioni come Il Giornale che ne ha informato dettagliatamente e da cui traiamo , redatta da un gruppo di professori universitari: non è polemica, non è un attacco politico. E’ l’ asciutta elencazione di dieci errori che questi accademici rimproverano al governo nella gestione della pandemia, e nella speranza, evidentemente, che correggano il tiro di qualcosa: nell’ interesse dell’ intera comunità nazionale.  Essi sono Nicola Casagli, Pierluigi Contucci, Andrea Crisanti, Paolo Gasparini, Francesco Manfredi, Giovanni Orsina, Luca Ricolfi, Stefano Ruffo, Giuseppe Valditara, Claudio Zucchelli.

Ecco i suddetti errori.

1. TAMPONI DI MASSA

É dell’inizio della pandemia l’appello rilanciato dal microbiologo Andrea Crisanti: si devono fare almeno 400mila tamponi al giorno per tenere sotto controllo la diffusione del virus; esclusivamente con un’identificazione rapida dei positivi e l’ isolamento di costoro si può rallentare la crescita della curva. Ma soltanto ieri per la prima volta si è arrivati a 200mila, la metà.

2. SCUOLE IN SICUREZZA

Carenza di spazi e docenti hanno reso impossibile il necessario distanziamento in classe. Confusione e direttive contraddittorie sulla misurazione della febbre e sulla gestione dei positivi. Il medico scolastico è rimasto nel libro dei sogni. Totalmente assente la prevenzione prima dell’ingresso a scuola ovvero l’affollamento di bus e metro.

3. DATI OPACHI

Molti enti di ricerca hanno sollecitato la creazione di un database accessibile con tutti i dati sull’epidemia, con la storia clinica dei pazienti messa a disposizione della comunità scientifica.

4. TRACCIAMENTO

L’app Immuni semplicemente non ingrana: la notifica del contatto con un positivo arriva anche dopo 9/10 giorni e per chi la riceve rappresenta la condanna a stare chiuso in casa in isolamento; il test non è tempestivo.

5. ASSEMBRAMENTI E SANZIONI

Soprattutto nel periodo estivo la debacle è stata completa: controlli inesistenti e chiusura delle discoteche dopo Ferragosto.

6. TERAPIE INTENSIVE

Dei 3.500 posti di terapia intensiva in più promessi ne sono stati attivati soltanto 1.300. Manca personale: infermieri e medici. E ad oggi già 5 regioni hanno superato la soglia di rischio del 30 per cento di letti di intensiva occupati: in Umbria sono il 42 per cento. Sopra il 30 anche Toscana e Piemonte. Lombardia al 29.

7. DISTANZA SU BUS E METRO

Per il distanziamento sui mezzi pubblici in sostanza si è rimasti a zero. Le soluzioni possibili erano tante, suggeriscono gli accademici: convenzioni con i taxi, assunzioni tra gli NCC disoccupati, riapertura al traffico dei centri storici per favorire la mobilità privata.

8. VACCINI ANTINFLUENZALI

Perché non si sono centralizzate le procedure d’acquisto? Si sarebbero così anche evitate differenze di costi tra regioni. Perché manca la disponibilità nelle farmacie? Le dosi non bastano neppure per le categorie a rischio.

9. MEDICINA DEL TERRITORIO

Come mai soltanto due giorni fa il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha rinnovato la convenzione con i medici di famiglia per far eseguire anche a loro i test rapidi? Perché non sono stati forniti subito i dispositivi di protezione a questa categoria? Ritardi anche in questo caso.

10. COVID HOTEL

Anche le strutture ad hoc per ospitare i positivi che non hanno possibilità di isolarsi in casa propria stentano a partire. Soltanto ora stanno partendo i bandi per le convenzioni.

Buon lavoro alla dittatura sanitaria, e alle beneamate “persone serie”.

A.Martino

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