BEATI QUEI POPOLI CHE NON HANNO BISOGNO DI EROI, MA OGGI, AHIMÈ, GLI ITALIANI NE HANNO ESTREMAMENTE BISOGNO.

Un giorno Bertold Brecht disse: << Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi >> oggi invece, in quest’Italia allo sbando, priva di valori e di ideologie forti, tutti sono un pò eroi: un soldato in missione di pace all’estero piuttosto che la vittima di un’incidente o un personaggio sportivo e, ultimamente, anche noi stessi perché, un bel giorno,  ci siamo affacciati al balcone per cantare tutti insieme.

Un tempo l’eroe era colui il quale con abnegazione e coraggio, si sacrificava per un’ ideale e in tale veste poteva essere o un militare o un ribelle, nel mondo greco, ad esempio, come non ricordare le figure di Achille, Leonida e Prometeo. Con l’arrivo dei Romani, poi, al valore militare si aggiunse la pietas latina della quale Enea è senz’altro il massimo alfiere. Successivamente, in seguito all’avvento del cristianesimo, alle sopracitate caratteristiche se ne dovette necessariamente aggiungere un’altra, la purezza.

Ora se teniamo conto di questo è chiaro che ci viene spontaneo interrogarsi su cosa ci sia di eroico nello sport, nel cantare dai balconi o nel partecipare ad una missione di pace.

In altri termini il sostantivo eroe è stato così inflazionato,svilito, e con esso tutto il proprio retroterra culturale.

La Nazione, la Repubblica intera, invece, in questo tremendo periodo di transizione contrassegnato dal terrore per questa pandemia, avrebbe bisogno più che mai di eroi, cioè di uomini e donne che, con il loro coraggio e la loro abnegazione, indichino la strada della resistenza prima e della ripartenza poi.

È in tale contesto che, oggi 23 ottobre 2020, LXXVIII della II Battaglia di El Alamein, gli italiani dovrebbero guardare a Sud dello Stivale per giungere idealmente tra le sabbie del deserto occidentale la dove i Leoni della Folgore stoicamente si immolarono.

Ed invece nulla, non un’istituzione politica italiana che spenda due parole per questo anniversario, né il ricordo di qualche ben pensante, perché la memoria di quei ragazzi è macchiata dall’infamia della guerra d’espansione fascista, o meglio, è ciò che la vulgata antinazionale ed europeista ha declamato finora, nessuno però si è scomodato nel ricordare che tutti quei ragazzi accorsi li come volontari (nel senso che i paracadutisti erano formati da personale volontario così come i ragazzini della 136° divisione “Giovani Fascisti”) al di là del loro inquadramento ideologico parteciparono al conflitto per puro spirito di sacrificio alla Patria, esempio appunto di abnegazione e coraggio, spirito di sacrificio e impegno gratuito.

E a costoro che l’Ortis, deferente, si inchina in questa giornata memorabile, conscio del fatto che è solo dal sangue dei martiri che può rinascere e proliferare una Nazione … e l’Italia, ribadisco, in questo periodo di grande sbandamento, ha tanto bisogno  del sangue di questi martiri.

W l’Italia W la Folgore W l’Uomo Nuovo!

Lorenzo Valloreja

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