IL TRAMONTO DI UN’ ISTITUZIONE: LA DISSOLUZIONE DELLA NOSTRA SCUOLA PUBBLICA FRA PRETESTO SANITARIO E LOGICHE DI SMANTELLAMENTO MERCATISTA

L’ anno scolastico 2019/2020 è stato, oggettivamente, il PEGGIORE nella storia della scuola pubblica italiana dal 1861; quelli in cui la seconda guerra mondiale attraversò le nostre città, le vide tormentate da bombardamenti dal mare e soprattutto dal cielo, videro l’ istituzione scolastica affrontare “tempeste di acciaio” senza alcuna tendenza all’ autodistruzione, anzi con un eccesso di spavalderia.

Nel 1944 nel Nord del fascismo repubblicano e dell’ occupazione tedesca ci si illudeva che una scuola, di giorno e con anno scolastico in corso, non potesse essere colpita dai cosiddetti liberatori: e in un allora sobborgo di Milano (Gorla) vi fu l’ orrenda strage di bambini, insegnanti e bidelli che nessuna rimozione politica è riuscita a cancellare del tutto. Durante la guerra, si andava a scuola come se nulla fosse.

Ci sono molte probabilità che l’ anno scolastico 2020/2021, in questa Italia che è un sistema Paese in terapia intensiva gestita da medici cialtroni, incapaci, servitori non del malato ma di altri, sia non dico addirittura l’ ultimo, ma quanto meno quello del congedo definitivo della scuola pubblica da una centralità nella nostra società.

Ma abbiamo capito che, anche intuitivamente, qualcosa non quadra nel passare da un implacabile sprangamento delle aule scolastiche letteralmente dalla mattina alla sera, a un irremovibile riaprire a tutti i costi, con i contagi in netta ripresa? E che questa irremovibile ansia di ripristino della “presenza” servirà a dimostrare che si è data l’anima, si è fatto di tutto e di più, perché la scuola tornasse alla normalità, per poi richiuderla “con profonda amarezza” ?

Ma abbiamo capito che dal 14 o 24 settembre a seconda della regione, basterà uno starnuto o colpo di tosse per isolare un alunno o studente in un microlazzaretto, e nel caso di positività anche asintomatica, mettere in quarantena tutta la classe o forse la scuola intera? Ma come possiamo credere che l’ anno scolastico “in presenza” possa così trascinarsi fino a giugno?

Ma abbiamo capito che la didattica on line, dai frutti discutibilissimi, sfiziosa per i secchioni e cimitero per gli zoppicanti e gli asini, spiaggiamento dei mediocri, è tuttora l’ opzione principale e più realistica, riservando già ora molte scuole alla presenza fisica un calendario simbolico? E che l’apparato accademico ha in questo la strada già tracciata dall’ esperienza, inizialmente vista come stravagante, di certi atenei privati finanziati dalle centrali mondialiste ed eurocratiche e dalla didattica totalmente digitale? D’altronde, dopo i corsi di discipline scientifiche in inglese ormai anche alle medie superiori di eccellenza, ecco la digitalizzazione tanto invocata e sollecitata dalle suddette centrali di potere.

Ma abbiamo capito, per rimanere in tema,  che a Bruxelles-Strasburgo non importa nulla di una scuola con ancora troppe materie “inutili” come greco e latino, o storia, o filosofia, e che la teoria, peraltro  berlusconiana, della istruzione a tre “i” cioè Impresa-Inglese-Informatica ha una grande diffidenza verso tutta quella roba che può indurre a pensare in modo critico e autonomo?

Ma abbiamo capito che per il mercatismo (ala destra del Sistema per dirla alla Diego Fusaro), l’ istruzione è un PRODOTTO che va pagato profumatamente quanto più di valore (cioè garantente un lavoro) ?

Il dimenarsi e inveire contro Salvini del ministro Lucia Azzolina, le rassicurazioni dell’ avvocato cattomassonico, lasciano decisamente il tempo che trovano nel teatrino mediatico della dittatura tecnico-sanitaria. Ne riparliamo, se Dio Vuole e ancora ci sarà un po’ di libertà di opinione, tra un anno quando dovrebbe esserci un anno scolastico 2021/2022.

A.Martino  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *