MOVIMENTO 5 STELLE ORMAI “ALLA FRUTTA” : NON RIESCE A STRAPPARE COMMISSIONI PARLAMENTARI ALLA LEGA, MA ELEGGE UN PRESIDENTE DI COMMISSIONE PIDDINO CHE DEMONIZZA A LIVELLO LOCALE.
Grillini nel marasma ammesso che questo ormai non sia uno stato fisiologico del Movimento 5 stelle, e non per spaccature sul MES, o sulla proroga dello stato di emergenza, o sulle moschee finanziate dal Qatar; insomma su questioni letteralmente “auliche” o di alta politica o di geopolitica, ma più prosaicamente e se vogliamo più concretamente, sulle poltrone di capo di commissione a Senato e Camera. Hanno infatti non solo visto il il PD fare man bassa, ma hanno anche patito diverse gravi sconfitte tattiche quali non essersi riusciti ad accordare con i loro attuali compagni di governo per sfilare alla Lega le commissioni senatoriali di Agricoltura e Giustizia, consentendo pertanto ai leghisti Gianpaolo Vallardi e Andrea Ostellari di mantenere le loro posizioni.
E dire che quasi un anno fa tentarono, col loro storico trasformismo (da sodali di biechi sovranisti e populisti a responsabili camerieri dell’ eurocrazia), appellandosi a un improbale dovere morale dei leghisti, di farli sloggiare da quelle presidenze di commissione che oggi vengono a questi ultimi addirittura confermate!
Nel caso però del senatore PD Luciano D’ Alfonso, che benché alla sua prima legislatura, si vede assegnata la fondamentale presidenza della Commissione Finanze, siamo proprio dinanzi a una vera e propria umiliazione dei M5S abruzzesi, che da anni fanno del contrasto e dell’ avversione all’ ex Presidente della Regione Abruzzo, nonché ex sindaco di Pescara ed ex presidente della medesima provincia, una specie di questione teologica. Probabilmente infatti, molti nostri amici non abruzzesi ignorano che il senatore Luciano D’ Alfonso ha avuto delle traversìe giudiziarie relative alla pubblica amministrazione, dalle quali tutte è uscito a testa alta dopo una “traversata nel deserto” che lo vide non solo riconquistare la leadership del PD abruzzese, ma la presidenza regionale stessa. Sono innumerevoli gli scontri anche in carta bollata, i botta e risposta, le polemiche, i veleni, persino le provocazioni come sedersi sulla sua poltrona in consiglio regionale intercorsi tra D’ Alfonso e i grillini, i quali lo hanno eletto a bersaglio di tutte le loro pulsioni (o piuttosto frustrazioni) giustizialiste.
Siamo stupiti e fortemente contrariati dalla decisione assunta a Roma di nominare il Senatore Luciano D’Alfonso al ruolo di presidente della Commissione Finanze in Senato”, protestano i consiglieri regionali abruzzesi Sara Marcozzi, capogruppo dei pentastellati in Regione, Domenico Pettinari e Pietro Smargiassi, “davanti a una simile proposta ci saremmo aspettati una vera e propria levata di scudi dai gruppi parlamentari, soprattutto da tutti i deputati e senatori eletti nei collegi abruzzesi. Chi conosce la storia politica della nostra regione non ha bisogno di troppe spiegazioni per capire che una simile nomina rappresenta uno schiaffo ad anni di battaglie portate avanti dal M5S in Abruzzo a tutela della cosa pubblica e del territorio”.
“L’Abruzzo”, sottolineano i già consiglieri di opposizione alla Giunta D’Alfonso nella passata legislatura in regione, “è stato ostaggio per anni di una politica che abbiamo sempre contrastato e stupisce che non siano bastate le palesi mancanze nella gestione di Regione Abruzzo per far desistere da questa infelice conclusione. La notizia di oggi”, concludono i 5 stelle, “si traduce in un’occasione persa per rompere le catene di un passato di cui ancora oggi paghiamo le spese qui in Abruzzo”.
Per quanto lo riguarda, invece, il senatore piddino, costui si è preso la sua rivincita, e affondando il coltello nella piaga con il prestesto di ringraziare chi lo ha votato, ha fatto nome e cognome dei colleghi pentastellati che hanno concorso alla sua promozione: insuperabili raffinatezze di vecchia scuola democristiana.
Per quanto concerne invece l’armata grillina che avrebbe dovuto “aprire il parlamento come una scatola di tonno”, che dire ? Agitazione psicomotoria e schizofrenia tra Roma, tormentata dall’ ansia di non rompere i sottili equilibri dell’ attuale governo, senza cui forse si aprirebbe il baratro del massacro elettorale; e le diverse basi locali, che si sforzano di mantenere una certa identità e coerenza per almeno “finire con dignità” come disse qualcuno all’ inizio della Grande Guerra.
Mi sembra assolutamente esagerato Carlo Calenda quando parla dei grillini come del “male assoluto”; ma certo, assoluta dalle parti loro è la confusione.
A.Martino
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