THE SHOW MUST GO ON!
Che la nostra società abbia scacciato la morte esorcizzandola da ogni ambito è cosa ahimè risaputa. Ci stiamo lentamente e inutilmente, deimmunizzando verso uno di quei pochi eventi ai quali ognuno di noi sarà certamente sottoposto nell’arco della propria esistenza. Così, la civiltà occidentale, che è sulla via del tramonto, ha fatto della fottuta paura della morte uno dei principali sintomi della propria decadenza: il 1° di Novembre è infatti diventata una data utile solo per prolungare i weekend o fare gite fuori porta; ai nostri figli vietiamo di partecipare ad ogni funzione funebre per non scioccarli; in ambito pubblico, così come nel mondo dello sport, dello spettacolo, o sul posto di lavoro, ci limitiamo a rispettare il classico minuto di silenzio, piuttosto che scrivere frasi con i gessetti e poggiare peluche sui luoghi del misfatto. Tanta superficialità e appariscente solidarietà di maniera, è dovuta principalmente al famoso adagio the show must go on, lo spettacolo deve continuare e quello a cui stiamo assistendo è veramente impressionante. L’ultima manifestazione dell’orrido l’abbiamo avuta con la partecipazione al Grande Fratello VIP di Lory Del Santo. Nello specifico l’ex sex symbol degli anni ‘70/’80 ha subito, per la seconda volta, la prematura dipartita di un suo figlio, Loren di 19 anni, che lo scorso agosto si è tolto la vita. Ebbene la Del Santo, che solo qualche settimana fa ha subito un così grave lutto anziché chiudersi nel silenzio del suo dolore, ha preferito partecipare al reality della Endemol dichiarando che il GF Vip 2018 potrebbe essere per lei una vera e propria terapia e lo ha detto nella “Casa” anche a Walter Nudo: << Sono felice di aver fatto questa scelta. Sarei stata molto più triste a casa. Sto combattendo positivamente >>. Ora, è chiaro che dopo simili parole, non mi sento assolutamente in grado di giudicare la Del Santo, il dolore, infatti, può giocare sempre dei gravi scherzi alla nostra capacità di giudizio, ma se da un lato possiamo assolvere l‘attrice poveglianese non possiamo assolutamente discolpare la produzione rea di aver voluto speculare sulla spettacolarizzazione del dolore: cioè non avrebbe dovuto mai e poi mai permettere che la Del Santo partecipasse al reality a seguito del grave lutto subito da quest’ultima, ed invece si è scelto di farla entrare in scena perché consapevoli della curiosità che questo evento avrebbe ingenerato nel pubblico. Ma se questo accade nel mondo dei reality l’industria non è da meno. Infatti il 15 luglio 2018 è venuto a mancare, prematuramente, Sergio Marchionne, l’uomo che ha risanato i conti della FIAT. Ebbene le fabbriche del gruppo FCA si sono fermate, per l’occasione, solo 15 minuti e se questo tempo vi dovesse sembrare poco si tenga presente che quando a morire fu il mitico Avvocato, Gianni Agnelli, le stesse fabbriche interruppero la produzione per 1 solo minuto. Se volessimo parafrasare Chaplin potemmo dire che talvolta certe persone dimostrano di avere: << … una macchina al posto del cervello e una macchina al posto del cuore! (Ma noi non siamo) delle macchine! (Siamo) degli uomini! >>. Tuttavia tanta insensibilità ahimè è manifesta anche nello sport, sport che invece dovrebbe essere scuola di vita: Quante volte abbiamo saputo di persone morte in tafferugli avvenuti prima di un’incontro di calcio e quante volte si è proceduto a non giocare la partita in quella giornata? In nessuna occasione! Quante volte, poi, gli scontri sono avvenuti a fine incontro e si è deciso di sospendere l’intero campionato di calcio per qualche mese? Mai! … perché, come spesso dichiarano i cultori del calcio, una simile iniziativa non farebbe altro che sancire il fatto che un’intera disciplina sportiva è alla mercé e prigioniera, di pochi scalmanati … già!, però rimane il fatto che, nel caso specifico il calcio, per colpa di questi pochi scalmanati, impegna interi contingenti di polizia per lo svolgimento pacifico delle proprie attività, salvo poi registrare che, nonostante questo enorme sforzo, le devastazioni di macchine e locali, così come il verificarsi di morti e feriti, accadano ugualmente. Quindi il rispetto dei caduti, anche in questo caso, dovrebbe venire prima di tutto. Nelle scuole tutto ciò di sicuro verrebbe classificato come educare alla memoria, ma, la vera fregatura è che, a tutt’oggi, nella nostra società, non esiste più una memoria assoluta, una pietas degna di tale nome, esiste solo una memoria relativa o se preferite pret a porter, buona per un selfie o un post ad effetto cosicché, all’indomani, depositato il nostro lutto in qualche bacheca possiamo già ributtarci nel turbinio di questa vita tanto frenetica quanto vuota.
Lorenzo Valloreja
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