FOLLE AGGRESSIONE AI CARABINIERI AD AVEZZANO

Ad Avezzano, nel pomeriggio di venerdì, una  pattuglia di carabinieri è stata selvaggiamente aggredita da un dominicano che alla locale Caritas dava segni di agitazione e pericolosità. 

Il grave episodio si inserisce in una dinamica tutto sommato di routine per un tutore dell’ordine: un intervento sostanzialmente “leggero” in cui ci si proponeva, in fondo, di calmare un soggetto forse in preda ai fumi dell’alcol o di qualche sostanza chimica, nemmeno di arrestarlo o forse di denunciarlo. Immagino che quello che ha fatto perdere al latinoamericano ogni residuo controllo sia stata la richiesta di generalità se non dei documenti di identità personali. Non si sarebbe potuto pensare che il tutto finisse con un intervento maxilo-facciale per uno dei militari, a cui l’ energumeno ha letteralmente rotto la faccia, in modo fortunatamente non irreparabile.  

Non abbiamo parole, questo nostro fratello italiano ha rischiato la vita per millecinquecento euro scarsi al mese non in un contrasto di delinquenti armati o in biltz contro pericolosi mafiosi; formalmente onorato e incensato dal Sistema, ma sostanzialmente mandato allo sbaraglio contro chi, rappresenta sì un pericolo per i cittadini quanto per chi è chiamato a contrastarlo, ma lo è molto meno per gli abitanti delle ovattate e presidiate stanze del Palazzo. La divisa imbrattata del proprio sangue, il volto tumefatto, triste e umiliato coinvolge, spero, tutti noi: quei pugni in faccia potevano spettare anche a me, a te, e chissà come avremmo reagito.

Il resto della pattuglia (ach’ esso colpito ma meno gravemente) ha fatto un uso della forza assolutamente blando limitandosi all’ arresto , in Cina o in Corea del nord l’ energumeno si sarebbe ritrovato disteso sulla strada con almeno una pallottola in corpo e in punti vitali; nessuno avrebbe inquisito né demonizzato, probabilmente la stampa non avrebbe neanche riferito l’ accaduto o se lo avesse fatto non si sarebbe permessa di muovere alcuna critica, e certo non avrebbe omesso le generalità dell’ esagitato per la famosa “privacy”  

In un certo senso, è troppo facile esercizio persino prendersela con il mentecatto autore di tale gesto; cerchiamo di inserire l’ accaduto in una dimensione più ampia, oltretutto episodi analoghi ma meno gravi sono avvenuti ad esempio a Cantù contro due vigili urbani, e sul raccordo anulare di Roma un immigrato clandestino ha copiato la balorda pratica di certi giovinastri nostrani scagliando sassi dal cavalcavia.  

In chiave mondialistica, mi sembra che ci siano da fare due considerazioni: una sul lavaggio del cervello globale a proposito delle forze dell’ ordine “razziste e violente”, e l’ altra sulla totale ed ostinata incomprensione delle, ripeto, ovattate e presidiate stanze del Palazzo, circa le devastanti conseguenze del dogma immigrazionista senza se e senza ma.    

Nessuno nega che le forze dell’ ordine, non solo italiane, possano sbagliare, e che i loro parametri di legalità debbano persino essere più rigorosi della media; si vada a rileggere la nostra posizione sul caso Cucchi. E’ incredibile la spietatezza dei cops, indifendibile e condannata dallo stesso Presidente Trump; ma volerle più deboli per una assurda punizione di stampo mondialista (vedi blocco dell’ esperimento del Taser in italia) è folle almeno quanto l’ abbattimento dei monumenti sgraditi. 

Già Giorgio Napolitano durante il suo primo settennato, ammonì a non mettere in relazione immigrazione e delinquenza. Ciò è vero relativamente a quella che voglia e riesca a integrarsi, e anzi, neanche enfatizziamo la differenza tra immigrazione “economica” (la quasi totalità checché se ne dica) e quella da Asylanten : si faccia pure i finti tonti, ma non ci si venga a dire che, statisticamente parlando, una larga parte di episodi del genere ( in crescita) e della popolazione carceraria, piaccia o no, non abbia cittadinanza non italiana. Ora, dico io : se un soggetto che è un costo per la collettività fin da quando, abusivamente, mette piede in Italia, si sdebita a modo suo gravando sull’ amministrazione penitenziaria, come si fa a non dire che le parole d’ ordine del buonismo mondialista, anche se se ne faccia ossessivamente portavoce il Vaticano postcattolico, sono radicalmente ipocrite e fallimentari?    

A.Martino     

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