L’ERBA DEL VICINO E’ SEMPRE PIU’ VERDE, ANCHE SE E’ SPORCA DI SANGUE
Che l’erba del vicino sia sempre più verde è cosa nota e risaputa a tutti, tale affermazione infatti ha carattere prettamente universale, se poi, nel caso specifico, ci mettiamo pure che l’indole provinciale, da noi, in Italia, ha un peso non trascurabile ed i poteri forti, con queste premesse, ci vanno a nozze, ecco che una “ciofeca” come Emmanuel Macron può assurgere, presso la più importanti testate giornalistiche nazionali, a: nuovo Napoleone; rifondatore dell’Europa; enfant prodige della politica internazionale; uomo che ha messo En Marche! La Francia; e chi più ne ha più ne metta.
Ma se questo per mesi e mesi è stato il messaggio veicolato a tambur battente dai mass-media italiani come si è comportata la politica nostrana verso il successore di Hollande? Ad eccezione dell’attuale Esecutivo, la postura tenuta fin’ora dalla nostra classe dirigente nei confronti dell’inquilino dell’Eliseo è stata senz’altro quella della pecora. Abbiamo subito passivamente, infatti, ogni decisione che venisse presa oltralpe. E tutto ciò perché, come abbiamo detto pocanzi, monsieur Macron doveva essere l’incarnazione del nuovo Carlo Magno ed invece, fortunatamente per noi, le bugie hanno le gambe corte. Così, dalla sera alla mattina, questo Re Merovingio, di colpo, ci è apparso nudo e visibile in tutta la sua pochezza.
Altro che mazzolatore dei populisti, salvatore della Patria sua e dell’Europa: ieri, a Parigi, più di 50mila francesi lo hanno contestato duramente tanto che la Polizia è dovuta intervenire, in assetto antisommossa, con diverse cariche causando anche il ferimento grave di alcuni civili.
E si, ai francesi proprio non vanno giù le riforme di Macron mentre piacciono tanto all’establishment mondiale.
Tutte d’accordo le varie agenzie di rating, da S&Poor’S, a Moody’s passando per Fitch e Dagong, nel dare la doppia A alla Francia mentre questa va a fuoco e nel incenerire, di contro, con il proprio giudizio, sia l’Italia Giallo/Verde che la Russia di Putin, entrambe colpevoli di essere contro talune ONG e per questo valutate con una tripla B.
In tutti questi anni ci è stato detto che l’instabilità politica conta non poco nel giudizio dei cosiddetti mercati ma se essi sembrano così attenti e solerti verso tutto ciò che accade nel Bel Paese non lo sono altrettanto verso la terra gallicana: persino di fronte all’evidente empasse di Macron nell’effettuare un semplice rimpasto di Governo i mercati, o meglio gli speculatori, tacciono come se nulla fosse.
Non è invece così verso la semplice volontà manifesta da parte di un qualsiasi Governo Sovranista nel volersi affrancare dal cosiddetto Patto di Stabilità. Per abbattere questa fattispecie il sistema è disposto ad adottare qualsiasi soluzione, anche la più avventurosa.
Se ciò è chiaro è altresì evidente che non vi è più spazio per nessuna mediazione. Di ciò hanno contezza anche gli europeisti più convinti ed ecco perché l’opinione popolare è vista, da questi ultimi, come fumo agli occhi.
Le prossime elezioni europee, oramai alle porte, possono pertanto essere per noi il vero e proprio spartiacque, l’Armageddon tra queste ultime correnti di pensiero: o trionfiamo definitivamente noi sovranisti o trionferanno gli europeisti.
L’uno esclude l’altra. Comunque vada, lunedì 27 maggio2019, il mondo non sarà più lo stesso.
Lorenzo Valloreja
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