#METOO = #BLACKLIVESMATTER. OVVERO, L’ IMMENSO POTERE MANIPOLATORIO DELLA SINISTRA MONDIALISTA

Trump impugna la Bibbia contenente il più profondo DNA pionieristico, minaccia cani feroci come Cerbero e inflessibili pretoriani a difesa della Casa Bianca: ma i leaders religiosi (ovviamente in primis quelli della Chiesa postcattolica) prendono le distanze, si direbbe come da modello italiano, e i poliziotti fraternizzano, addirittura si inginocchiano dinanzi ai manifestanti, osano intimare a The Donald (come il capo della polizia di Dallas) di stare zitto. A questo punto, i feroci cani vantati dall’ inquilino della Casa Bianca, forse, sono pronti a unirsi ai devastatori “per qualche osso in più” (usiamo la perifrasi italowestern perché ci sembra adeguata all’ ambiente geografico).

Insomma, è il trionfo dello sdegno politicamente corretto mondialista, in servizio permanente effettivo: qualche anno fa #metoo per abbattere gli ultimi residui di realtà oggettiva nel rapporto uomo-donna e imporre un primo “distanziamento”, oggi #blacklivesmatter per confinare ogni “sovranismo e populismo”, una volta per tutte, nel ghetto delle idee e buttarne la chiave. Certo, le gesta di  Weinstein (stupratore e abusatore seriale) sono indifendibili, e figurati se noi che stigmatizzammo gli abusi sul povero Cucchi beccandoci le reprimende di non pochi lettori, potremmo difendere la straordinaria brutalità di certi poliziotti americani.

 Ma la strumentalizzazione mondialista è evidente, si ripete con lo stesso copione. Si prende al volo un caso in cui il “cattivo” è particolarmente indifendibile, lo si monta con manifestazioni, anche violente ma comunque “coperte” dai media main stream, e si esporta questa onda d’ urto dagli USA al resto del mondo, partendo di solito dal Regno Unito, importante costola dell’ atlantismo, Il tutto finanziato dai soliti noti (vedi Soros e finanza mondialista, per cui pagare dei manifestanti anche in trasferta da una città all’ altra equivale a pagare una pizza al piatto per lo scrivente).

Prevedo entro la settimana il divampare, pur attutito, delle proteste anche in Italia, con tanto di messaggi delle “massime cariche istituzionali” sull’ emergenza razzismo, da noi per la verità inesistente.  Una botta a Salvini e Meloni non guasta mai, gli immancabili Fiano e Boldrini hanno probabilmente già pronta una dichiarazione.

Particolarmente attivo nel Nuovo Mondo, Barack Hussein Obama, la massima autorità morale (e non solo) per il nostro Matteo (quello di sinistra) di cui costui copia scrupolosamente la camicia bianca con le maniche rimboccate da incasinato permanente di rango, il pantalone a sigaretta e la cravatta stretta un tantino funebre. Irritato per il fallimento dei suoi maneggi nella transizione presidenziale inutili per bollare Trump quale burattino di Putin e portarlo all’ impeachment, contravviene ora nel modo più smaccato alla regola non scritta ma aurea di qualunque presidente USA: non attaccare il successore, e non fare più politica. Anzi, infiamma, e spinge a manifestare.

Noi non siamo trumpiani o forse, al massimo, stavamo per cadere in questa tentazione: ma non abbiamo niente a che fare con la “libealdemocrazia occidentale”, ancora meno siamo atlantisti. Però quattro anni fa, quando Trump vinse clamorosamente le elezioni presidenziali, fummo stregati dalla sua scorrettezza politica, e dalla cattedra di sovranismo conquistata nella prima potenza occidentale. Non ha mai nascosto il suo disprezzo per l’ eurocrazia, ha cercato di arginare il dilagare della Cina “fabbrica del mondo”, è pro life, tra i suoi primi ordini quello di cancellare dal sito web presidenziale una grottesca Casa Bianca arcobaleno obamiana. Poi, con velocità anche amara, ci ricredemmo: troppo affarismo e opportunismo geopolitico, troppa inconcludenza nella rozzezza dei suoi attacchi quasi sempre solo provocatori agli eurocrati buoni non a corroderli dall’ esterno, ma solo a compattarli tra di loro, è francamente troppo filoisraeliano e filosaudita.  

Ma quando a novembre la testa di legno di Obama, il suo ex vice Joe Biden, riprenderà posto alla White House da principale, preparatevi a un uragano di censura politicamente corretta, e di restaurazione (ammesso che sia necessaria) eurocratica e mondialista. E gli strumenti, li stanno mettendo a punto grazie alla pandemia.

A.Martino

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