RADIO LISSA 8PT: È LECITO SCANDALIZZARSI PER LA PRESENZA DELLE CORRENTI NELLA MAGISTRATURA ITALIANA?

Da qualche mese a questa parte la magistratura italiana è sotto l’occhio del ciclone, in primis per le polemiche sorte a seguito delle dichiarazioni del PM Nino Di Matteo – in merito alla sua mancata nomina al DAP, questione, tra l’altro, mai realmente chiarita dal Ministro Bonafede – e poi per il caso Palamara, con tutte le esternazioni possibili ed immaginabili rispetto al sistema delle correnti che, oggi, più che mai, la fanno da padrone all’interno della magistratura.

Ma c’è da scandalizzarsi? A nostro modo di vedere no! perché la magistratura nel nostro Paese non ha mai funzionato come si dovrebbe e la giustizia degli uomini, in questo mondo, non è stata mai vera, sicché, per chi crede, la frase consolatoria è sempre stata: << la vera giustizia non la si può trovare in questo mondo, ma solo nell’altro! >>

A riprova di ciò voglio scomodare Collodi, il quale già nel 1881, hanno della prima pubblicazione de “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”, testimoniò di aver capito tutto.

Infatti, nel racconto, Pinocchio, davanti al giudice per chiedere giustizia rispetto alle monete d’oro che gli sono state sottratte illecitamente dal gatto e la volpe viene punito da un giudice scimmia e quasi tradotto in carcere da due cani in divisa da Carabinieri, perché innocente!

Questa scena, indubbiamente comica e allegorica, è stata così scritta perché già allora, la magistratura, la legge e la giustizia, in Italia, facevano acqua da tutte le parti, basti ricordare:

  • lo scandalo delle ferrovie Meridionali del 1862;
  • lo scandalo delle speculazioni immobiliari per Firenze Capitale del Regno dal 1865 al 1870;
  • lo scandalo delle speculazioni immobiliari per Roma capitale d’Italia dal 1871 in poi;
  • lo scandalo legato alla creazione del Monopolio dei Tabacchi.

Tutte vicende legate a mazzette, corruzione, connubio tra politica e magistratura, mondo degli affari, giornalismo.

Ecco perché il giudice di Pinocchio non fa giustizia ma scimmiotta la giustizia.

Insomma, nulla è cambiato da allora, non è cambiato neanche durante il fascismo dove, essendo quello un regime dittatoriale, si ebbe almeno la decenza di mettere per iscritto, grazie all’allora Ministro della Giustizia, Dino Grandi, che “il principio del c.d. autogoverno della Magistratura è incompatibile col concetto dello Stato fascista, essendo inammissibile che nello Stato esistano organi indipendenti dallo Stato medesimo, o autarchie, o caste sottratte al potere sovrano e unitario”.

Oggi, invece, che siamo in Democrazia, ci si vuole illudere riguardo l’utopia di Roussou, cioè circa la veridicità che i tre poteri:

  • l’Esecutivo
  • il Legislativo
  • il Giudiziario

siano, separati ed autonomi, l’uno rispetto all’altro.

Certo nelle intenzioni, e nella ufficialità delle cose è senz’altro così, ma nei fatti, nella cruda realtà non lo è affatto!

Ogni cittadino che ha avuto a che fare con una causa o l’Amministrazione Pubblica, lo sa molto bene.

In tutta sincerità, chi tra di voi, cari lettori, in un’ipotetica causa con un Parlamentare, o con una Multinazionale, o con lo Stato, si sentirebbe alla pari? Avrebbe la sensazione di farcela sicuramente?

Credo pochi!

Certo, non sarebbe impossibile vincere la nostra ipotetica causa, ma ciò avverrebbe solo se, la nostra azione verso chi è più potente di noi, potesse essere utile a qualche suo antagonista.

In altri termini, se i nostri interessi risultassero funzionali ad un disegno ben più grande, ed altro da noi, ecco che, forse, potremmo avere ragione anche del “Golia” di turno.

Ora, affermare ciò, non significa di certo essere eversivi o scoraggiati, quanto, al contrario, essere invece coscienti della realtà delle cose.

Una realtà che va senz’altro cambiata e che per essere modificata non può in alcun modo essere mutata esclusivamente attraverso una semplice riforma del CSM, altrimenti, come in una rivoluzione copernicana, partendo da un dato punto, gireremmo tutto intorno alla situazione fino a ritornare allo stesso punto da dove eravamo partiti.

In altri termini, così, tenteremmo di cambiare tutto affinché non cambi nulla!

A nostro modo di vedere, sarebbe più lecito, giusto e meno ipocrita, riprendere le intenzioni di stampo organicistico, e cioè che la magistratura torni ad essere un tutt’uno con lo Stato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *