ASCOLTIAMO VAROUFAKIS, CHE DI “EUROSTROZZINAGGIO” SA TANTO.

Amici de L’Ortis , vi ricordate Yanis Varoufakis, l’ economista e ministro delle finanze greco incredibilmente somigliante a Checco Zalone,  che tentò di contrastare la famigerata troika di Bruxelles, fece sfiorare la Grexit e nonostante un referendum col quale il popolo greco orgogliosamente rifiutò  la sottomissione, con le sue dimissioni spianò la strada alla resa dello pseudocomunista Tsipras all’ “Europa”?

Parrebbe che oltretutto l’ “alternativo” ministro che si presentava all’ Eurogruppo in giubbotto di pelle a cavallo di una bella moto di grossa cilindrata, avesse in cantiere non proprio il ritorno integrale alla dracma, ma almeno una moneta alternativa.

Insomma, ben poche persone al mondo come lui sono insiders all’ opaco mondo dell’ eurocrazia, e soprattutto disposte ad analisi “scorrette” e realistiche, e con lo scontato “dente avvelenato”.

Vediamo cosa ha scritto giorni fa su Twitter: “prestiti del MES senza condizionalità sono una bufala elaborata e ispirata dalla Merkel: certo, prendi miliardi di nuovi prestiti senza condizioni, ma poi, l’anno prossimo, Bruxelles si accorgerà che il tuo debito/PIL è salito alle stelle e richiederà, ex post, un’austerità gigantesca e catastrofica”. Più chiaro di così non si può essere, mi pare. E non lo dice L’Ortis, ma qualcuno, credo un po’ più qualificato.

Ma l’ economista ellenico non si è limitato a un semplice messaggio provocatorio e generico nella bottiglia gettata dentro al mare magnum dei media digitali: “Eccoci qui: Italia e gli altri piegati – hanno accettato i prestiti del Mes che porteranno a austerità stringente il prossimo anno, pietosi prestiti per le imprese della Bei, uno pseudo schema federale di assicurazione sulla disoccupazione, più qualche pillola di filantropia” … In cambio si sono impegnati ad una depressione permanente”. Per pillole di filantropia credo che intenda le spese sanitare, tanto per non dire elemosina (nda).  

E’ il solito copione che si ripete, anche se a detta di Gualtieri saremmo all’intervallo tra il primo e il secondo tempo di una “buona partita”: già, un intervallo durante il quale un premier stanco e nervoso, ha calciato la palla negli spalti, facendo gli ormai famosi “nomi e cognomi”. Si promettono ai poveri compatrioti scatti di orgoglio, un’ “altra Europa” che altrimenti non avrebbe più senso incapace di far fronte a un momentaccio simile, “stavolta ci devono sentire”; ma poi ci si sottomette, “perché mica possiamo uscire dall’ Europa”. Una dialettica, anzi un giochetto dialettico per bambini ritardati, ormai scontato e irritante.    

Quelli (ad esempio Conte, Sanchez, Mitsotakis ecc.) che fino a poche ore fa dicevano che senza un eurobond l’Ue è condannata, ora celebrano la morte e la sepoltura degli eurobond, e la loro sostituzione con prestiti tossici dal MES aggiunti a debiti nazionali insostenibili“. E’ la conclusione di Varoufakis ; e infatti gli olandesi (reparto d’assalto dell’ Europa del “rigore” merkeliano) hanno festeggiato il trionfo della linea dura del ministro Wopke Hoekstra, che nella conferenza stampa in margine alla riunione di eurogruppo del 9 aprile già affermò essere gli Eurobond o Coronabond che dire si voglia: “ingiusti nei confronti del contribuente olandese, che aumenterebbero, anziché diminuire, i rischi per l’Unione Europea nel suo complesso“.

Grazie a Yanis Varoufakis per i suoi autorevoli ammonimenti, che il main stream ha ovviamente censurato e ignorato. Però chiederei al professor Varoufakis lumi sulla matrice e l’ entità delle pressioni se non minacce che lo portarono alle dimissioni; e se sia pentito di aver abbandonato il proprio popolo nelle fauci della Merkel nonostante la sua professione di fede anticapitalista, tornando a una dorata vita di membro dell’ establishment accademico.

A.Martino

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