IL SINDACO DI MILANO LANCIA L’ALLARME SULLE FINANZE COMUNALI. PURTROPPO SCONTATO E PREVEDIBILE.

Guardate quello che dice il sindaco di Milano Giuseppe Sala nella sua consueta diretta Facebook : “I nostri conti per quest’anno saranno un disastro. Nonostante ciò, stiamo solo intensificando il nostro livello di intervento sui bisogni della città, in particolare per le fasce meno abbienti. Da alcuni anni noi diamo circa 2 mila euro alle 2.300 famiglie più povere. Ma a questo punto le nuove povertà aumentano e quindi, anche con l’aiuto del Governo, stiamo pensando ad altri aiuti tramite un contributo economico o la borsa della spesa per altre 20 mila famiglie. Da lunedì chi più ha bisogno potrà informarsi tramite lo 02/0202 o sul sito del Comune”.

“Perderemo i copiosissimi dividendi che ci arrivavano da Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa. Ci sarà un impatto sulla tassa di soggiorno per il crollo del turismo in città. E anche sui nostri servizi: i passeggeri di Atm sono diminuiti del 94%, ma noi abbiamo ridotto il servizio solo del 30%, perché vogliamo che chi è obbligato a prendere un mezzo, lo possa fare restando lontano dagli altri passeggeri”. In totale, l’assessore milanese Roberto Tasca stima che nel 2020 il Comune avrà 220 milioni di euro di entrate in meno rispetto al 2019.

Insomma, le difficoltà (chiamiamole così ) della finanza statale in questa dannata pandemia vanno a sommarsi al collasso delle finanze locali. E i veri effetti sono solo paventati e messi informalmente e politicamente a bilancio, non ancora realmente vissuti.

E noi stiamo col cappello in mano in quel di Strasburgo o di Bruxelles (l’eurocrazia transmigra ogni sei mesi con enormi costi dall’ una eurocapitale all’ altra). E stiamo a farci redarguire se ci permettiamo di accantonare per protesta il vessillo blu-stellato ( e il succitato sindaco Sala, pasdaran di ogni corretteza politica è nonostante il suo grido di allarme, tra quelli che se lo tengono ben stretto). O facciamo come il sindaco di Atri (Teramo) che spaventato dalla reazione del locale establishment euromane e da possibili conseguenze penali (surreali, date le circostanze), si è pateticamente arrampicato sugli specchi professandosi europeista dispiaciuto da “questa” Europa e pronto a risistemare la bandiera europea dove si trovava. Il che è pur sempre più audace dell’ aperto rifiuto di ammainabandiera eurocratica opposto dal sindaco di Pescara Carlo Masci , simpatizzante berlusconiano benché eletto col determinante apporto meloniano e salviniano.

Ma questa dannata libertà di stampare soldi, ed emettere titoli di stato, quando ce la vogliamo riprendere?

A.Martino

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