VISIONARIO E PROFETICO STEVEN SODERBERGH COL SUO CONTAGION DEL 2011
Cari amici de L’ Ortis, sapete quale sia il film più scaricato in rete del momento?
In un panorama cinematografico purtroppo cannibalizzato dalle serie TV, con i multisala che anch’ essi lottano impavidamente dinanzi alla pantofoleria del pubblico da Netflix e sindrome da digitale casalingo, fa la parte del leone un film nientemeno del 2011 : Contagion. Chissà perché….
Abbiamo ripescato tutta l’ intervista rilasciata a mymovies.it in data 4 settembre 2011 dal grande regista Steven Soderbergh assieme ad alcuni compagni nella fatica cinematografica, ai margini del Festival di Venezia del 2011 : davvero anticipatrice se non profetica per diversi spunti (le donne ricercatrici o le problematiche legate alla Cina ad esempio), d’altronde come il film stesso soprattutto, dal cast stellare ( Matt Damon, Kate Winslet, Jude Law, Marion Cotillard, Gwyneth Palthrow ecc.).
I blog non sono giornali. Sono graffiti con la punteggiatura». Applaudito
fuori concorso,
il paranoico film di Steven Soderbergh
sulla pandemia, Contagion, ha già vinto un primato: quello della battuta più ripetuta, e amata,
dall’inizio della Mostra. Al Lido con un gruppo che più che una delegazione
pareva una famiglia, al fianco del suo attore feticcio Matt Damon, degli interpreti Gwyneth Paltrow e Laurence Fishburne e dello sceneggiatore,
amico e collaboratore di lunga data Scott Z. Burns, Soderbergh ha partecipato a una delle
conferenze stampa più inquiete degli ultimi giorni, minata da una sottile e
inconfessata paranoia. Perché è bastato un colpo di tosse in sala stampa perché
il regista, divertito, affondasse sadico il colpo: «Quanta gente credete che
abbia toccato quel microfono? Vi sentite davvero sicuri qua dentro?». E Burns, a rincarare la dose: «Quasi ogni
settimana viene scoperto un nuovo virus. Significa che, ogni anno, ci sono 52
proiettili caricati in un fucile e puntati contro la razza umana».
Dal
vostro film si direbbe che la solidarietà umana, spontanea in caso di calamità
naturali, cessi completamente di fronte alla pandemia. Perché?
Paltrow:
Perché paradossalmente durante una calamità naturale è più facile essere eroi.
La pandemia invece uccide lo slancio: il virus è contagioso, la gente ha paura
di morire, la sopravvivenza di ognuno è a rischio.
Da
dove arriva l’idea del film?
Soderbergh:
Vorrei che a questa domanda rispondesse Scott.
Burns:
Dalla volontà di esplorare i limiti dell’umanità e dalle notizie di cronaca,
che parlano di virus diffusi nel mondo attraverso il mercato degli animali vivi.
Vi
siete ispirati ad altri film sull’argomento, come Panic in
the street?
Burns:
No, quel film l’ho voluto vedere solo due settimane fa. Ma era molto diverso,
si svolgeva a New Orleans e il virus veniva portato attraverso le navi, come
una specie di peste nera.
Quanto
siete stati influenzati da serie tv come CSI?
S:
Veramente ciò che più ci ha influenzati è stato un film, Tutti gli uomini
del Presidente. Cercavo quel
tipo di stile pulito per un film dal contenuto realistico.
Vedete
in Contagion una metafora della crisi economica mondiale?
S:
Se c’è un motivo per cui ho accettato questo film, è che non vuole essere
metafora di niente. Il virus è il virus. È una cosa abbastanza nuova per me: un
film in cui il protagonista non dice una parola, e tutti gli altri personaggi
parlano continuamente di lui. Il protagonista naturalmente è il virus.
Perché
avete scelto la città di Hong Kong come focolaio del virus?
S:
Scott? B: Uno dei nostri
consulenti ha lavorato alla Columbia University alle ricerche sul virus della
Sars, ed è stato lui a spiegarci come tutto sia cominciato in quell’area
dell’Asia e quanto abbia contato nella propagazione della malattia la presenza
di animali vivi nei mercati e la loro commercializzazione. Ci sembrava un
setting realistico anche per il nostro film.
La
controinformazione e i blog hanno nel vostro film un aspetto negativo: perché?
S:
La controinformazione doveva essere presente nel film perché ci serviva un
controcanto, una voce contraria che proponesse alternative diverse da quelle
suggerite dalle autorità. Ma…
B:
… ma quando succedono cose del genere, la controinformazione può diventare
maligna. E diffondersi pericolosamente come un virus.
S:
Non è cinismo. Il blogger interpretato da Jude Law è ambiguo, ma è convinto di agire per
il bene e non sempre sbaglia.
Gli
attori come hanno lavorato sui personaggi?
Fishburne:
In fretta, ma per fortuna avevamo una sceneggiatura ottima. Il mio personaggio
è un tipo con una grande responsabilità, deve capire cosa sta succedendo,
evitare il panico, scegliere le persone cui rivelare la verità.
Damon:
Era tutto su carta, io mi sono limitato solo a ingrassare visto che il mio
personaggio era disoccupato da un anno e mezzo. Credo che agisca a fin di bene,
è un padre e cerca di proteggere la sua famiglia.
Paltrow:
Non giudico il mio personaggio per quel che fa, se quelli che hanno tradito il
proprio partner dovessero prendersi il virus in questo istante, tutti i
presenti in questa sala morirebbero. Siamo esseri fallibili, il mio personaggio
è molto umano, si trova semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Ci
sono molte figure femminili eroiche nel film. Perché?
S:
Perché nei centri ricerca lavorano soprattutto donne.
Ci
sono stati momenti difficili durante le riprese?
P:
Assolutamente no. Era la prima volta che mi trovavo a Hong Kong ed è stata una
bellissima esperienza. Quanto al ruolo, mi è piaciuto persino girare la scena
in cui mi rotolo per terra con la bava alla bocca. Non è stato male.
D:
Con Soderbergh non esistono ruoli difficili e
questo è il motivo per cui ho girato con lui sei film. È un regista che non ti
mette mai ansia ed è capace di trovare modi onesti, singolari e unici di
risolvere le scene più complesse.
Girare
con tante star è d’aiuto al film? Come fa a convincerle e partecipare?
S:
Certo che aiutano. Soprattutto in un film del genere, in cui gli spettatori
hanno bisogno di riconoscere volti cui aggrapparsi e identificarsi. Per
convincerli basta avere una buona sceneggiatura.
Questo
film ha cambiato la vostra personale percezione del pericolo di contagio?
S:
Questo tipo di paura è molto pericolosa, perché è impossibile smettere di
pensarci dopo che lo hai fatto la prima volta. Ma se avessi davvero paura
allora non prenderei più nemmeno l’aereo, che in questo senso è uno dei mezzi
più rischiosi……….
A.Martino
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