SALVINI SEQUESTRATORE? SI VADA A PROCESSO, E NON QUANDO LO DICONO LORO. MA SARA’ UN DISASTRO POLITICO-ISTITUZIONALE.
Anche a Cattolica, oggi 19 gennaio, Matteo Salvini ha rinnovato il suo invito ai senatori leghisti, che la stampa main stream liquida come “propaganda”.
“Mi mandino a processo così la decidiamo una volta per tutte se difendere i confini dell’Italia, la sicurezza e l’onore dell’Italia è un crimine oppure se è un dovere di un buon ministro”.
“Non ho più voglia di perdere tempo o far perdere tempo agli italiani, nei tribunali ci sono delinquenti veri da processare – ha detto – mi mandino a processo, trovino un tribunale abbastanza grande perché penso che milioni di italiani vorranno farmi compagnia”.
Penso che la soluzione sarebbe quella ideale, si taglierebbe l’erba sotto i piedi di chi, contortamente, non vede l’ora di mandarlo possibilmente in galera, ma votando per la sua processabilità non sia mai prima del 26 gennaio, data della tornata di elezioni regionali.
Il risultato sarebbe:
- ufficializzare la decisione dell’estabilishment di giudicare un ministro per un atto nelle sue funzioni ma contro i canoni del Pensiero Unico e nello specifico dell’assioma immigrazionista;
- beffare la maggioranza giallorossa presentandosi agli elettori, nonostante l’ assenza della maggioranza in Commissione, effettivamente con tutti i crismi della persecuzione politica;
- liberare la presidenza del Senato dallo stalking politico di chi l’attacca violentemente solo per non aver compiaciuto la maggioranza;
- avviare un serrato e risolutivo confronto sull’ingerenza del potere giudiziario verso quello esecutivo: l’accusa di sequestro di persona aggravato verso un ministro dell’Interno nell’esercizio delle sue funzioni è un unicum storico, dalle imprevedibili conseguenze politico-istituzionali.
- dare della propria leadership una immagine lineare e coerente, a differenza della posizione contorta e strumentale degli avversari.
A.Martino
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