La costituzione italiana tra dettato materiale e realtà applicativa
La Costituzione della Repubblica Italiana, elaborata tra il 1946 e il 1948, ha accompagnato l’Italia in un ormai ragguardevole percorso storico dal postfascismo alla cosiddetta, ormai, Terza Repubblica.
Ha subito modifiche (o tentativi di esse), che non ne hanno formalmente stravolto i pricipi di fondo, che definirei di compromesso tra un tardo liberalismo classico, un popolarismo cattolico preconciliare, e un socialismo italiano togliattiano ben lungi dall’apocalisse berlinese ma già sostanzialmente scevro dallo stalinismo in una “grande occasione” come la redazione della Carta fondamentale. Non ci interessano qui le sue modifiche riuscite o abortite relative alla macchina statale o alla materia elettorale, ma il suo vissuto ideologico, che c’è, è evidente, e spesso politicamente pesante quanto di discutibile se non dubbia legittimità.
L’articolo 1 recita : “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Ebbene: quale clamorosa smentita, non appena letteralmente presa in mano la Costituzione e sollevata la copertina, di tutti gli strali oggi di moda contro “sovranismo e populismo”! Il populismo, oltretutto, è propriamente una corrente rivoluzionaria russa , ed è strano che le nostre cosiddette elites, prevalentemente alla bellaciao e alla chinon saltafascistaè, non lo sappiano.
In quanto a “laicità”: per il primo comma dell’articolo 7, “lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.Il che è qualcosa di molto diverso dalla cavouriana “libera Chiesa in libero Stato”, assimilante la Chiesa cattolica ad una grande associazione, od opera pia, con propri statuti, ma soprattutto soggetta alle leggi statali. Probabilmente il modernismo conciliare, e segnatamente il pontificato di Papa Francesco, sta arrivando sulle proprie gambe, a tale poco esaltante traguardo (per perdita di fedeli e autorevolezza, scandali per abusi su minori, instabilità dottrinaria, ecc.), ma l’allora Papa (secondo il laico Spinosa “Pio XII, l’ultimo Papa”), difficilmente avrebbe accettato qualcosa di meno (e non dimentichiamo che il Concordato “fascista” rimase intatto per tanti anni).
L’articolo 29, al primo comma, esalta i diritti della famiglia, definendola con sapore antico e solenne “società naturale fondata sul matrimonio”. Impensabile era negli anni quaranta del secolo scorso il concetto di “famiglie”, e penso proprio che se qualunque padre costituente, fosse stato anche Benedetto Croce, o Palmiro Togliatti, o Alcide de Gasperi, avesse proposto di inserire la figura di un matrimonio tra persone dello stesso sesso, sarebbe stato sommerso da risate. E’ inutile arrampicarsi sugli specchi di assurde interpretazioni estensive, volte semplicemente a sterilizzare il dettato costituzionale; la cultura dei “diritti” ha genesi e certi”cui prodest” su cui qui non ci si può soffermare, ma di sicuro in Costituzione non ve ne è traccia, a meno che non si voglia invocare il principio di eguaglianza, che in questo caso, lo sappiamo bene, serve ad affermare che “uomo e donna” sono mere creazioni culturali, o una sorta di lavaggio del cervello cui si è, o era sottoposti, fin dalla più tenera età. Questa è una lettura omofoba, oscurantista? Credo che sia semplicemente una lettura giurdica della deriva omosessualista che ha ormai investito il nostro Paese, dando la stura a “famiglie arcobaleno”, “uteri in affitto”, “due padri o due madri”,”orientamento di genere” e via dicendo non so quante combinazioni e varianti.Ideologico e anticostituzionale, mi pare piuttosto l’operato della magistratura di ogni livello che si precipita a colmare “vuoti legislativi” cioè pretesi ritardi del Parlamento nell’adeguarsi alle direttive mondialiste e sorosiane di società “liquida e aperta”, in cui il ridimensionamento se non soppressione della famiglia NATURALE, non “tradizionale” è un passaggio fondamentale; per non parlare dell’atto arbitrario di diversi sindaci ossequiosi al politicamente corretto , con cui si registra all’anagrafe qualche piccolo come figlio di “due madri” o di “due padri”.
Comprensibilmente dopo l’immane tragedia del secondo conflitto mondiale, l’Italia rifiuta la guerra come “strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo” (art.11). Comprensibilmente, ma fino a un certo punto, dato che altri (i vincitori) non si accollarono assolutamente tale obbligo, anzi fecero in modo (non dimentichiamo che la Costituzione fu redatta sotto occupazione straniera), dietro più o meno bonarie pressioni, che l’incipiente mondialismo o globalismo che si voglia, nemmeno tanto embrionale, avesse le sue garanzie e ponesse le sue ipoteche su tutta la futura storia d’Italia. Soprattutto quella che sarà la UE, attraverso una complessa evoluzione a progressiva desovranizzazione dell’Italia (anzi degli italiani COME VISTO DA INCIPIT DELLA CARTA), ci ha sostanzialmente ridotto non proprio a colonia ma quanto meno a protettorato di un sistema mondialista finanziario e militare privandoci anche della moneta nazionale, anche se ci residua il dubbio onore di appartenere alla crème che ne è il colossale carrozzone euroatlantista a guida americana, avente come poli organizzativi e operativi la NATO militarmente , FMI e Banca Mondiale finanziariamente.
L’ONU poi, provvede al mantenimento di questi equilibri ( o interessi geopolitici) ad un livello teoricamente planetario e più imparziale, ma in realtà in ridimensionamento negli ultimi decenni, cui americani e NATO fanno ricorso quando vogliono dare a operazioni militari una patente particolarmente autorevole di “peace keeping”.Certo, nessun governo italiano, segnatamente nella persona del premier o del ministro della Difesa, si è beccato un trattamento giudiziario di propri atti analogamente a Matteo Salvini; essi sarebbero o sarebbero stati nel loro caso, mandanti di omicidio se non di “strage” di cittadini stranieri; e le “controversie internazionali” alla cui risoluzione a suon di bombe “umanitarie” ci siamo accodati, sono ormai lunghissime da enumerare.
Andiamo ora all’ultimo dei “valori fondamentali” che si sono elaborati negli ultimi anni: l’immigrazionismo, in cui davvero il cattocomunismo ha trovato il suo compimento storico, o piuttosto il cattolicesimo modernista ha trovato il suo crogiolo di fusione col marxismo terzomondista.Ebbene, non vi è alcun appiglio nella Costituzione circa l'”accoglienza e integrazione” senza se e senza ma, di cittadini stranieri immigrati irregolarmente, o che grazie a complesse filiere affaristiche e di sfruttamento, si fanno sbarcare su gommoni, natanti o imbarcazioni varie nelle acque del Mediterraneo per farsi “salvare” da navi di ONG (nella foto, la Aquarius) o da mezzi della Marina militare particolarmente “buonisti”. Recita infatti l’articolo 10 al terzo comma, che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Semplicemente quindi,IMPRESSIONANTI, per non dire altro, le accuse al Ministro Salvini di sequestro di persona, estorsione (ai danni della UE…?!),ecc., solo per aver tentato di arginare l’INVASIONE del suolo nazionale, e di fare una cernita di controllo di polizia tra gli aventi diritto a una DOVEROSA PROTEZIONE UMANITARIA, e d’altro verso tra coloro che pagano cifre non irrilevanti pro capite , affrontano in effetti un viaggio più che scomodo anzi pericoloso, pur di insediarssi nel nostro Paese e tentarvi la fortuna con mezzi, spesso, assolutamente illegali.
Sarebbero diversi altri, i “fondamentali principi democratici della comunità nazionale”, che non hanno alcuno spazio in Costituzione, anzi sovente la stravolgono, come abbiamo visto: basti pensare alle limitazioni della libertà di pensiero, se non già dalla ormai storica legge Scelba , almeno dalla legge Mancino, che poco sarebbero dinanzi alla incombente penalizzazione della cosiddetta omofobia, cioè l’espressione di qualunque riserva, di qualunque genere, sulla pratica omosessuale e persino sulle relative teorie gender od omosessualiste.
E che dire dell’andarsi delineando, sempre col concorso delle solite Procure “creative”, di una sorta di assoluta insindacabilità del Presidente della Repubblica fino a una specie di delitto di lesa maestà? La tendenza si è sviluppata sin dalla presidenza Napolitano, ma ha toccato l’apice, sinora, con lo stracciarsi di vesti per le polemiche circa la decisione dell’attuale Presidente, di non controfirmare la nomina ministeriale di Paolo Savona; parte dell’attuale maggioranza governativa adombrò l’ipotesi (ovviamente, per qualcuno, minaccia) di “impeachement”, ovvero della RICHIESTA di stato di accusa del Presidente della Repubblica, peraltro prontamente rientrata con la formazione del governo. Ebbene, tale stato di accusa non è un atto eversivo, una sguaiata minaccia, ma semplicemente quanto previsto dall’articolo 90 qualora (con onere della prova sicuramente arduo) il capo dello Stato dovesse essere ritenuto responsabile di alto tradimento od attentato alla Costituzione).
Personalmente, avevo dubbi circa l’opportunità e la fondatezza del ricorso all’articolo 90, ma appresi con vivo stupore che un senatore della Repubblica (Luciano D’Alfonso , ex presidente della Regione Abruzzo, fine dicitore quanto consumato stratega del cattocomunismo abruzzese), ha commesso l’atto giuridicamente incomprensibile, bizzarro, inutile, di redigere esposto contro chi abbia osato paventare tale strumento costituzionale, cosa tranquillamente fatta in passato contro i presidente Leone e Cossiga.Il che è come denunciare qualcuno per molestie, solo perchè mi fa notare che il trascinarsi di un mio comportamento, a suo dire illegittimo, potrebbe costringerlo a recarsi presso un legale, e adire le relative vie.
Questo modesto articolo non si ritiene un piccolo saggio di diritto costituzionale. Non ne ha i requisiti non potendomi, per leggerezza di esposizione e doverosa sinteticità, addentrare nelle enormi problematiche che questi temi così fondamentali e cruciali per il nostro oggi, e per il domani dei nostri figli, rivestono. Sono assolutamente consapevole che contro le mie argomentazioni sono GIURIDICAMENTE riversabili decine di sentenze di ogni ordine e grado, in primis della Corte Costituzionale. Chi sono io, cosa è l’ Ortis per eccepire a tanta scienza giuridica? Ma POLITICAMENTE, un fatto è sicuro: il regime italiano del Sistema euroatlantista , fino al quattro marzo 2018, era in avanzata fase di costruzione in piena sintonia col “tempo del pensiero unico politicamente corretto edella mistificazione universale a reti unificate” (Diego Fusaro), e la Costituzione ne è già una sua vittima. Sta al POPOLO italiano approfittare della chance forse ultima e irripetibile offerta da questo Governo, e rendere questo lento ma stritolante processo come le spire di un serpente, reversibile.
Antonio Martino
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