NO AL MES
È la risposta di Giuseppe Conte, che auspicavamo, è arrivata, a dir poco piccata e infastidita: in sintesi, ha affermato che tutto si sarebbe svolto col consenso della Lega, ha intimato all’opposizione di essere “seria e credibile”, e che tutta la polemica sarebbe ascrivibile a un “sovranismo da operetta”. Eccepiamo a proposito soltanto che l’opposizione dovrebbe avere il diritto di farlo come meglio ritiene tanto a giudicare saranno gli elettori (con buona pace delle sardine e pesciolini vari) e che questo benedetto sovranismo è ormai evocato come autogiustificazione di qualunque cosa tiri in ballo la dea Europa : se accetti senza fiatare anzi applaudendo tutto perché ci vuole entusiasmo cavolo!, sei un bravo cittadino europeista e responsabile, se sollevi eccezioni sei un sovranista cioè un “pericolosetto” per dirla col Joker della politica italiana (poi passato nello staff della famiglia Wayne, per rimanere nella metafora batmaniana).
La controreplica di Matteo Salvini non si è fatta attendere, rincarando la dose con toni che in altri tempi avrebbero valso una sfida a duello. “Il presidente del Consiglio è più impegnato a insultare me e difendersi dalle accuse di conflitti di interessi e inchieste sui servizi segreti che a risolvere i problemi del Paese. Lo vedo piuttosto confuso”. Poi, aggiunge: “Se si riferisce alla vicenda del Meccanismo europeo di stabilità è in torto marcio, perché tutti noi gli abbiamo sempre detto che non andava modificato. Il dubbio è che per salvare la sua faccia abbia dato la sua parola che l’Italia avrebbe approvato il trattato Salva Stati. Che, in realtà, serve a salvare le banche tedesche con i soldi degli italiani”. Lo scorso giugno, però, “il no a quel trattato era opinione comune sia della Lega che dei 5 stelle”, che ora sembra modificarsi a causa dei ben noti eventi politici ferragostani: “Vedo che Conte si trincera dietro supercazzole del pacchetto, delle tempistiche. Per me, o è sì o è no”.
Idee ribadite anche alla trasmissione televisiva Uno Mattina: “Al MES abbiamo sempre detto no, Conte è un bugiardo o uno smemorato”. Infatti, per Salvini, il MES “sarebbe un trattato folle: un organismo privato a Bruxelles decide quanto tagliare dai fondi delle banche italiane per salvare le banche tedesche“. Il sospetto è che Conte abbia accettato “per salvare la poltrona” e, se così fosse, “sarebbe alto tradimento, che è punibile con la galera“. Poi aggiunge: “Il governo vuole svendere i risparmi in banca degli Italiani per salvare la poltrona? Non glielo permetteremo“.
Come al solito, ci pensano i pezzi da novanta dell’eurocrazia a tranquillizzare, minimizzare, mostrare che lassù ci si danna l’anima solo per il benessere nostro e dei nostri figli, e per fare stare i nostri risparmi (beato chi ancora li abbia) sicuri e inviolabili. Con sapiente approssimazione e genericità, però. “ La modifica del MES, a detta del commissario agli Affari economici dell’Unione europea Moscovici, in una intervista al Corrierone è decisiva perché nel caso in cui dovesse essere bloccata salterebbe l’intera “rete di sicurezza del fondo di risoluzione delle banche”. Ma è solo il primo provvedimento “per rafforzare l’unione monetaria in caso di choc”. Insomma, siamo alle solite : se non si obbedisce è la catastrofe, peccato che ad ogni emergenza il cappio della finanziarizzazione della res publica si stringa sempre più attorno alle nostre gole. Rafforziamo il MES e la nostra produzione di acciaio, nel caso migliore, uscirà dalla crisi dell’ ILVA ridimensionata : più finanza-capestro e meno economia reale e produttiva. E’ chiara la logica, o no?
Dovrebbero davvero impensierire le dichiarazioni riportate da Il Giornale di Patuelli (presidente dell’ABI) e Visco (governatore di Banca d’Italia). Non siamo certo dinanzi a dei sovranisti, ma a persone istituzionalmente propense ad applaudire (se convinte non so) tutto quanto maturi tra Bruxelles e Strasburgo : ma sono anche e pur sempre gli esponenti di altissimo livello del sistema bancario italiano e non di quello tedesco o belga o finlandese, non so se mi spiego. Ebbene, parrebbe che Patuelli si sia fatto portavoce del mondo bancario che, di fronte a una eventuale ristrutturazione del debito pubblico italiano, potrebbe rifiutarsi di poggiare la testa sul ceppo: “Nessuno ci ha avvisati. Le banche non sono state informate sulla riforma del Mes. Se passa non compreremo più titoli di Stato”. E Visco, dal canto suo: “Il rischio della ristrutturazione del debito è enorme. Anche solo annunciare la sua introduzione potrebbe innescare una spirale perversa di aspettative di default”.
Ma insomma, come stanno le cose? Ci arroghiamo di fare una analisi politica della situazione (o meglio, di quanto incombe sulle nostre teste) lasciando i dettagli economico-finanziari ad altri . Ciò non toglie che ci siamo sufficientemente documentati dal punto di vista tecnico, e che non straparliamo da biechi e volgari populisti, inquinatori dei “pozzi dell’informazione”. Abbiamo già detto la settimana scorsa, che il MES in sé, come concetto di base, nulla avrebbe di demoniaco anzi: servirebbe ad aiutare le finanze di stati dell’eurozona in difficoltà ma come?
Alla solita maniera: erodendo progressivamente, e stavolta davvero pesantemente, sovranità e decisionalità democratica degli stati membri, e finanziarizzando definitivamente la politica. Nel direttorio del MES ( che al momento sembra contare già su 650 miliardi solo in piccola parte già versati dai “poveri” stati membri, ma per rinnovare l’ “abbonamento” al quale sembra che l’ Italia dovrebbe sborsare qualcosa come sessanta miliardi ) i “soliti noti” Germania e Francia peseranno per il quarantasei per cento, decidendo in pratica chi possa accedere al pozzo salvifico dato che non è affatto detto che chi chieda il suo soccorso sia accontentato; potrebbe essere ritenuto in condizioni di default troppo disperate, e comunque dovrebbe sottostare a regole e gravami tremendi (non è catastrofismo preventivo, vedi Grecia che ha dovuto rimborsare le banche francesi e tedesche, le quali, storicamente, appaiono finora le uniche beneficiarie del fondo). Ed ecco qui la ristrutturazione del debito: ovvero il non rimborso in toto dei titoli pubblici, di cui le banche sono primari acquirenti, quindi finanziatori del medesimo.
Per concludere, l’anomalia di fondo di questa strano ibrido tra una banca privata e un istituto di diritto europeo: la richiesta immunità dei funzionari e inviolabilità degli atti, peraltro già prevista per la nascitura Eurogendfor (la superpolizia europea),Sembra proprio che l’immunità sia uno status symbol di gran voga presso “la gente che conta” e non solo presso le multinazionali, con ovvia evidentissima violazione dei principi costituzionali.
Non ci resta quindi che parafrasare il grande Humphrey Bogart, esclamando : “E’ l’Europa, bellezza. E tu non puoi farci niente“. O forse sì?
A.Martino
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