“C’ERA UNA VOLTA, UN FRANCESE, UN TEDESCO ED UN INDIANO”. ED ECCO SERVITA LA SOLITA BARZELLETTA PER LA CHIUSURA DELL’EX ILVA DI TARANTO.
In questi giorni è stata assegnata una scorta a Liliana Segre e ciò è avvenuto a causa dei tanti insulti e minacce, che la Senatrice a vita ha ricevuto, vergognosamente, dagli haters per la sua proposta riguardo l’istituzione di una “Commissione contro l’odio razziale”.
Tutto ciò, si badi bene, è certamente deplorevole perché la signora Segre, già sopravvissuta ai campi di sterminio durante la II Guerra Mondiale, non merita in alcun modo tanto ostracismo, tuttavia, parte della responsabilità di quanto di sgradevole le sta succedendo non è da addebitare alle solite teste vuote – che, inevitabilmente, danno fiato alla loro bocche senza rendersi veramente conto di ciò che dicono o peggio ancora scrivono, quanto di chi il senno ce l’ha e manovra ad arte la narrazione degli eventi, per riesumare vecchi mostri o per crearne di nuovi, al fine sempre di innescare l’arma della distrazione di massa.
È infatti ciò che sta accadendo, negli ultimi tempi, con la questione della ormai imminente chiusura delle acciaierie di Taranto: una notizia che di per sé, per le proprie ricadute occupazionali, economiche e sociali, dovrebbe occupare, da sola, tutte le pagine di ogni singolo quotidiano italiano ed invece viene attutita, ora:
- dalle polemiche sorte riguardo l’istituzione della “Commissione contro l’odio razziale” che, per inciso, condanna, non si sa perché, anche ogni afflato nazionalista e sovranista;
- dalle discussioni infinite circa i fischi dei tifosi del Verona a Balotelli;
- dalla reazione istintiva e poco civile, della bellissima Juliana Moreira ad un presunto flirt del marito, Eduardo Stoppa, con la fotomodella, cintura nera di karate, Vanessa Villa.
Ma comunque sia, c’è ben poco da indorare la pillola, gli italiani, grazie a 2000 anni di giungla politica, hanno orami raggiunto un grado di maturità, consapevolezza e smaliziatezza, tale da consentire loro di non farsi più infinocchiare da nessuno.
Ecco perché, al di là di ciò che la stampa mainstream voglia affermare, gli italiani sovranisti sono numericamente in continua ascesa e lo saranno sempre di più perché questo processo non si interromperà neanche se le forze politiche cosiddette di destra dovessero fallire.
Le esigenze di una comunità nazionale, infatti, prescindono da chi le Governa, dagli uomini, così come dalle condizioni internazionali, esse sono connaturate ad un popolo: elemento naturale ed irrinunciabile.
Accade così che la vicenda della impossibilità di produrre acciaio a Taranto – per le problematiche legate all’ambiente e alla antieconomicità dell’impresa – si riveli per quella che realmente è, cioè una barzelletta, una bufala o se preferite, una fake news.
Ma veniamo ai fatti reali:
- l’Italia, attualmente, con i suoi 24.500.000 tonnellate di acciaio prodotto in un anno è al X posto nel mondo per la produzione. All’interno dell’UE più di noi fa solo la Germania che realizza il doppio dei nostri estrusi;
- l’ex ILVA è l’acciaieria più grande d’Europa;
- i dazi, fin’ora, hanno salvato la produzione nazionale dell’acciaio, poiché, senza di essi, il nostro mercato sarebbe stato completamente inondato ma metalli provenienti da ogni dove;
- L’Italia è un Paese di artigiani, dalla moda alla meccanica e la meccanica, dalla più sofisticata al più banale dei bulloni, è fatta di acciaio;
- Il nostro Paese, dall’epoca del boom economico, fino a qualche anno fa, è sempre riuscito a soddisfare autonomamente il proprio fabbisogno interno di acciaio tanto da potersi permettere il lusso anche di esportarlo.
Dunque com’è possibile che non si sia in grado di risanare, non dico la questione ambientale, tra l’altro affrontabilissima, quanto, l’antieconomicità dell’impianto?
La verità è una sola ed è sempre la stessa: BISOGNA CONTINUARE A DEINDUSTRIALIZZARE QUESTO PAESE, A FIACCARLO CON OGNI MEZZO, AFFINCHE’, IN EUROPA, LA FRANCIA E LA GERMANIA NON PERDANO LA LORO LEADERSHIP!
Altro che ArcelorMittal, investitori indiani, o quant’altro, l’unica soluzione è, e resterà, una sola:
NAZIONALIZZAZIONE SENZA SE’ E SENZA MA
Ma per fare questo ci rendiamo conto che occorre un vero Governo sovranista che se ne freghi altamente di Bruxelles e non abbia il timore di mettersi contro i poteri forti.
In altri termini l’Italia ha bisogno di un nuovo corso politico non riformista, ma rivoluzionario!
Nel senso più alto e nobile dell’accezione del termine.
L’Ortis si sa, è un foglio combattente, un giornale che ha la pretesa e l’ambizione, di voler cambiare questo Paese nel segno più veritiero e puro del sovranismo:
Fuori dall’Europa;
Fuori dall’Euro;
Fuori dalla NATO;
Alleato e partner della Russia di Putin.
È con la consapevolezza di ciò e per tutto quanto finora detto che, ad esempio, lo Stato italiano, avocando a se l’ex ILVA potrebbe tranquillamente rimodernarla trasformandola nell’impianto più innovativo ed ecologicamente compatibile al mondo.
Fatto ciò, seguendo né più e né meno le teorie keynesiane, potrebbe, attraverso la difesa della propria produzione con i dazi, aumentarne la produzione attraverso delle apposite commesse militari per la ricostituzione della nostra marina militare, la quale, avendo per scopo la difesa di più di 8.000 km di coste nazionali, non può, nell’Anno del Signore 2019, avere, ad esempio, una flotta di sottomarini composta da soli n°8 esemplari.
In altri termini anche la crisi dell’ex ILVA non fa altro che renderci ancor più coscienti della necessità, per il bene dell’Italia, di una reale svolta sovranista che, al di là di quello che scrivono gli altri giornali, sarà prima o poi inevitabile.
Lorenzo Valloreja
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