LA NATO NON SMETTE DI PROVOCARE LA RUSSIA
Crediamo proprio che la NATO cerchi la provocazione verso la Russia, e non è un fatto nuovo. Paesi che spingono verso atteggiamenti del genere quali la Polonia o gli staterelli ex sovietici del Baltico o l’ Ucraina, forse non comprendono di giocare terribilmente col fuoco, e che nel caso quello in cui tanto sperano, per maledettissima ipotesi, dovesse realizzarsi, data la loro posizione geografica andrebbero incontro, indipendentemente dall’ esito del conflitto, ad una spaventosa e apocalittica devastazione nel giro di non oltre sessanta-novanta minuti.
Sembra che ancora una volta, sia coinvolto nientemeno che il ministro della Difesa russo.
Un caccia della Nato ha minacciosamente approcciato a distanza molto ravvicinata l’areo che trasportava il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu, di ritorno a Mosca dopo una visita a Kaliningrad, capitale della cosiddetta enclave russa fra Polonia e Ucraina.
Secondo il comunicato della Nato si sarebbe trattato di una manovra ordinaria, dato che il caccia di nazionalità spagnola, di stanza in vicina base aerea, si sarebbe approcciato al velivolo russo, che volava sul Mar Baltico, semplicemente per identificarlo, dopo di che si sarebbe spontaneamente ritirato.
Spiegazione che lascia perplessi: anche se , afferma la Nato, il ministro russo si sposta senza comunicare dati al controllo del traffico aereo. E’ pero assai strano se non impossibile che un apparato militare quale la Nato non sia a conoscenza degli spostamenti del ministro della Difesa russo, peraltro giunto a Kaliningrad in una visita ufficiale e non segreta (una inaugurazione e una ispezione). Kaliningrad (l’antica Koenigsberg tra l’altro città di Immanuel Kant) appartenente a pieno titolo alla Federazione Russa, pur se assegnata alla Russia in tempi in cui la Polonia era un satellite comunista dell’URSS cui aderiva pure l’Ucraina, è una bizzarra beffa provvidenziale per la Russia di oggi, che in essa ha una dolorosa spina nel fianco dell’Occidente e della NATO; è comprensibile quindi (ma non giusificabile)che incidenti del genere non siano per nulla rari.
Né appare sensato addirittura un caccia per identificare un aereo civile, che può essere identificato con un banale ed economico contatto radio.
Peraltro l’ importante ministro viaggiava su un aereo di linea scortato da due caccia moscoviti, situazione chiarissima ai radar. E salvo ipotizzare una forza di invasione aerea alla Brancaleone, doveva essere chiaro che si trattava della scorta a un personaggio importante (scorta davvero necessaria e opportuna, a quanto pare).
Peraltro, il video diffuso dai russi “sembra dar forza” alla versione di Mosca, come scrive Newwseek per nulla noto come diffusore delle solite fake news create dalla bieca disinformazione russa: il jet Nato non si è allontanato velocemente e spontaneamente accertato quanto riteneva in proprio dovere, ma è stato dissuaso da uno dei due caccia di scorta che, manovrando, gli si è a sua volta accostato in posizione “operativa”.
Non resta quindi che, che dare atto alla Russia di aver “abbozzato” anche questa volta dimostrando buon senso e responsabilità della leadership. So che a dirlo sembra di essere i soliti russofili incalliti, ma se si ha un minimo di onesta intellettuale e buona volontà politica, si deve ammettere che a parti invertite, non sarebbe andato affatto così.
Ci pare emblematica anche la nazionalità spagnola del caccia della NATO: neanche all’epoca della massima potenza spagnola nel Cinquecento, gli iberici hanno mai frequentato le sponde del Baltico. La Nato si conferma quindi un gigantesco e preoccupante apparato militar-industriale dall’operatività difficilmente controllabile dai governi stessi, ed almeno al momento, lontanamente ispirato a logiche puramente difensive.
A.MARTINO
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