L’ODORE DELLA MORTE

Un mio amico tempo fa lavorò in un mattatoio e mi confidò che gli animali condotti in quei luoghi percepiscono fin da subito l’odore della morte ancor prima di venire macellati. Addirittura un giorno egli si portò appresso il proprio cagnolino. Ebbene pur essendo negli uffici della struttura la povera bestiola si agitava e guaiva disperata poiché, evidentemente, percepiva la morte e la sofferenza che aleggiava in quel posto.
Così pare che l’olezzo mortifero aleggi anche tra gli Stati del Vecchio Continente e in particolar modo a Bruxelles, dove risiede il centro decisionale dell’Unione Europea.
Infatti sembra che Von Der Leyen & Co. siano impauriti, disperati. Cercano di non darlo a vedere ma le loro azioni e le loro parole tradiscono paura e angoscia.
Lo percepimmo alla fine del 2024 allorquando il primo turno delle elezioni politiche in Romania fu annullato poiché il candidato antiatlantista Calin Georgescu rischiava di diventare il nuovo presidente rumeno. Le cause dell’annullamento furono così ridicole, così assurde che anche il vicepresidente statunitense J.D. Vance bacchettò l’UE al completo accusandola di essere antidemocratica tout court. In tutta risposta Georgescu fu in seguito addirittura arrestato e privato del diritto di ricandidarsi in futuro.
Ma una volta che le maschere son cadute non c’è più bisogno di agire nell’ombra o utilizzare sotterfugi. Quindi se l’Unione Europea, sedicente paladina dei “valori democratici”, si rivela in realtà una dittatura a tutti gli effetti perché nascondersi dietro un dito? Perché far finta di rispettare la volontà dei popoli?
E quindi anche Marine Le Pen è stata falcidiata dalla magistratura francese, impedendole di candidarsi come Presidente della Francia alle prossime elezioni.
Ora una precisazione. Il partito della Le Pen, Ressemblement National, è solo un pallido ricordo di ciò che fu il Front National ovvero il partito fondato dal padre di Marine, Jean Marie. Infatti la figlia del fondatore non solo ha cambiato ragione sociale e ha reciso l’ala più estremista del partito ma si è prodigata in lungo e in largo per farsi accreditare dall’establishement d’oltralpe e dai Padroni del Mondo come una pallotola spuntata pressoché innoqua.
Ma tutta questa operazione di maquillage, messa in atto per non impensierire i manovratori, evidentemente non è bastata. Perché, come abbiamo visto prima, i burattinai sono in forte difficoltà, sono coscienti di avere un gradimento popolare pari a zero e contemplano con terrore la prospettiva di perdere per sempre Potere e Privilegi. E quindi anche Marine Le Pen pur con il suo partito fortemente annacquato e diluito può essere un problema per il mantenimento dello status quo.
E se in Europa molte persone sono rimaste sconcertate da questo strapotere arrogante delle procure, qui in Italia non abbiamo quasi battuto ciglio. Poiché, purtroppo, conosciamo da tempo il modus operandi dei giudici politicizzati.
A partire dal Colpo di Stato giudiziario che si consumò nel 1992 e che fu ribatezzato ipocritamente “Mani Pulite”.
Per non parlare di Silvio Berlusconi. Un uomo che in tutta la sua carriera politica ha subito più persecuzioni giudiziarie di Pablo Escobar e Al Capone messi in insieme. Non che l’imprenditore milanese fosse un integerrimo stinco di santo. Anzi. Però bisogna ammettere che solo per il fatto di aver messo i bastoni tra le ruote alla “gioiosa macchina da guerra” progressista post comunista è stato bersagliato ferocemente da magistrati ideologizzati e che hanno palesemente abusato dei propri poteri, con lo scopo di condizionare pesantemente la vita politica italiana. Confezionando, per esempio, accuse e sentenze “a orologeria” come è accaduto per la leader di RN. Accuse e sentenze magari fondate, però il tempismo e l’accanimento profuso dai giudici francesi nei confronti di Marine Le Pen porta a sospettare della buona fede delle toghe sopracitate.
E poi, come sempre, ci sono quegli esponenti del cosiddetto “dissenso” che non riescono a vedere analogie tra il caso Georgescu e quello Le Pen. Poiché essi sono condizionati intellettualmente da un background marxista-leninista, ancorati al mito dell’Unione Sovietica. E in quanto tali vedono in Marine Le Pen prima di tutto una pericolosa esponente del neofascismo europeo. Anche se quest’ultima è stata liquidata proprio da quelle élite capitalistico finanziarie osteggiate sia da Marx che da Lenin.
Comunque, come abbiamo visto prima, l’establishement euro-turbo-atlantista è sull’orlo di una crisi di nervi, come si suol dire.
È come quando vai all’ippodromo. Punti tutti i tuoi risparmi sul cavallo sbagliato e non hai il coraggio di tornare a casa per dirlo a tua moglie.
Infatti all’indomani dell’inizio delle ostilità in Ucraina quasi tutta la UE scommise tutta la propria credibilità sull’amministrazione Biden e sulla sconfitta militare della Russia.
Ma non solo la sconfitta militare l’hanno subita NATO e Ucraina. Gli Stati Uniti hanno pure cambiato il proprio presidente. E quest’ultimo ha tutto l’interesse di porre fine al conflitto quanto prima. Una prospettiva drammatica e impensabile per tutta la cricca euroatlantica. Poiché con la fine della guerra, e la certificazione della sconfitta ucraina, l’Unione Europea cesserebbe probabilmente di esistere.
Sogno impossibile? Vediamo un po.
Prima di tutto bisogna chiedersi:”Chi vuole realmente la fine della guerra?”
Se andiamo ad analizzare la situazione vedremo che la fine delle ostilità, ad oggi, verrebbe auspicata dal solo Trump. Infatti quest’ultimo, come abbiamo ribadito altre volte, è e rimane fondamentalmente un business man e di conseguenza pesa le proprie decisioni sulla bilancia spese/ricavi. E quindi dissanguarsi economicamente per una guerra già persa non rientra certamente tra le aspirazioni del tycoon americano. Perciò l’unica soluzione praticabile per poter monetizzare sarebbe quella di fermare il conflitto e di conseguenza spolpare le risorse del sottosuolo ucraino, come risarcimento per la smisurata mole di soldi e armi donati dallo Zio Sam a Volodimir Zelensky. A dirlo così sembrerebbe una passeggiata ma per il nostro Donald la strada è a dir poco ripida. Poiché la conditio sine qua non del cessate il fuoco viene osteggiata pervicacemente da altre due parti in causa: il sopracitato Zelensky e l’Unione Europea.
Le ragioni del primo sono comprensibili. Egli, fin dall’inizio delle ostilità, si è letteralmente legato mani e piedi ai burattinai anglosassoni che gli avevano assicurato una vittoria militare certa sulla Russia. Invece non solo la vittoria non è arrivata ma le forze armate di Kiev sono ormai allo sbando mentre la Russia ha già eroso il 20% del territorio ucraino e continua lentamente ad avanzare. L’Ucraina è a tutti gli effetti uno Stato fallito che si regge unicamente su delle sovvenzioni esterne. Inoltre Zelensky è a tutti gli effetti un Presidente decaduto poiché il suo mandato è scaduto nel Maggio del 2024. Però con l’alibi della guerra in corso e la conseguente istituzione della Legge Marziale le elezioni sono state rimandate sine die. Il problema è che le elezioni potrebbero quasi sicuramente rivelarsi come una pietra tombale per il nostro Volodimir. Infatti egli ha praticamente mandato al macello quasi due generazioni di maschi ucraini per una guerra insensata e già persa prima di iniziarla. Creando centinaia di migliaia di orfani e vedove. Quindi in definitiva Zelensky ha bisogno di continuare il conflitto per rimanere vivo al potere. Se le ostilità cessassero sarebbe la sua fine. Anche fisica.
E se Zelensky si è legato mani e piedi ai burattinai di cui sopra l’Unione Europea si è legata mani e piedi al burattino ucraino.
Se cade uno cade anche l’altra. Ma non lo dice il sottoscritto. L’ha affermato tempo fa Mario Draghi, sostenendo che una sconfitta per l’Ucraina sarebbe una sconfitta per l’Europa.
Non è difficile credergli.
Almeno il 90% dei leader europei sono a tutti gli effetti dei personaggi mediocri, senza spina dorsale, ignoranti e palesemente stupidi. Messi sui loro scranni dalle élite finanziarie e che praticamente non posseggono alcun consenso popolare, come abbiamo visto prima.
E quindi la sconfitta conclamata dell’Ucraina certificherebbe a tutto il mondo la pochezza dei leader europei e di conseguenza l’inutilità del baraccone europeo.
E a questo punto inizia a salire l’odore della morte alle narici delle bestie che siedono nella Commissione Europea.
Poiché Trump, come detto prima, deve assolutamente riuscire a sfruttare le risorse naturali dell’Ucraina. Però, appunto, tale risultato si può ottenere solo “a bocce ferme”, come si suol dire. Ovvero in una situazione ideale nella quale Zelensky e i suoi sprovveduti alleati europei accettino le condizioni dettate da Putin, arrendendendosi alla Russia in quanto nazione vincitrice sul campo di battaglia.
Quindi ricapitolando abbiamo un uomo d’affari che vuole raggiungere un obiettivo (le risorse dell’Ucraina). Ma ci sono delle entità che si sovrappongono e che impediscono il raggiungimento di tale obiettivo (Zelensky e l’Unione Europea). Va da sé che l’uomo d’affari farà di tutto per eliminare gli ostacoli. Con ogni mezzo a propria disposizione.
Per questo Von Der Leyen e compagnia brutta sono disperati.
E chissà che i pesanti dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti all’Europa, e poi repentinamente ritirati, non servano anche a convincere i leader europei ad abbandonare Zelensky al proprio destino…
Infatti pare che Trump abbia comminato dei dazi all’Europa per tastare il livello di servilismo e di paura dei vassalli presenti nel Vecchio Continente. E, dopo aver appurato che i leader europei sono disposti a “baciargli il culo” (parole testuali), non mi sembra fantascientifico pensare ad uno scenario nel quale Trump possa imporre dazi a chi vuole continuare la guerra ed esentando invece chi si smarca da Kiev.
Ma poi c’è un altro fattore decisivo in tutte queste dinamiche: il tempo.
Come tutti sanno Donald Trump non ha solo vinto le elezioni. Ha stravinto. Non solo negli Stati più importanti ma proprio a livello di elettorato statunitense. Quindi attualmente egli ha letteralmente le mani libere da qualsiasi vincolo esterno ed interno. E questa condizione fa particolarmente paura a tutti i neocon guerrafondai che, dagli Stati Uniti, si sono concentrati sull’Europa all’indomani dell’insediamento del tycoon platinato.
Però negli States esistono le cosiddette “elezioni di midterm”. È una cosa un po complicata da spiegare e quindi facciamo l’esempio italiano. Immaginiamo che il Presidente del Consiglio italiano abbia stravinto le elezioni politiche in lungo e in largo e abbia conquistato la maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato. Ebbene facciamo finta che il Presidente del Consiglio in questione sia stato eletto per governare 4 anni ma dopo due anni, cioè a metà del mandato, si indicano nuove elezioni. Però solo per rinnovare, o confermare, i deputati che siederanno sugli scranni della Camera e del Senato. Quindi il Premier rimarrà al suo posto per gli altri due anni ma probabilmente potrebbe non ritrovarsi la stessa maggioranza nelle due Camere. Il che farebbe di lui un’ “anatra zoppa”, come si suol dire. Ovvero la condizione di un leader che però non possiede il sostegno fondamentale di tutti i parlamentari. E quindi si ritroverà le mani legate nel legiferare o prendere decisioni importanti di qualsiasi livello. E a mio modestissimo parere è ciò a cui puntano tutti i sostenitori di Zelensky. Ovvero stiracchiare il conflitto almeno fino al 2026 e alle elezioni di midterm. Nella speranza di ritrovarsi un Trump “azzopato” e quindi impossibilitato a far cessare la guerra d’imperio. Ciò spiega anche perché il tanto agognato riarmo europeo in funzione antirussa dovrebbe concretizzarsi nel 2030. Poiché Trump concluderebbe il secondo e ultimo mandato nel 2028 e i neocon sognano di riprendere le redini degli Stati Uniti per quel periodo.
Ma ovviamente il nostro Donald è cosciente di queste dinamiche e quindi farà di tutto per realizzare il proprio programma politico nel più breve tempo possibile. O almeno finché continuerà ad avere il Potere pressoché illimitato che detiene tutt’ora.
Ma poi c’è un altro fattore che spingerà il Presidente USA ad accellerare i trattati di Pace: il fattore Russia.
Infatti, come abbiamo visto, sia Zelensky che NATO e UE sono decisissimi a continuare la guerra ad oltranza. Ma anche Putin non manifesta un grande slancio nel porre fine alle ostilità. E il perché è ovvio.
Alla faccia della propaganda occidentale le Forze Armate russe stanno conquistando, lentamente ma inesorabilmente, chilometri su chilometri di territorio ucraino. E una volta conquistato, il territorio viene consolidato. Cioè diventa russo a tutti gli effetti. Quindi va da sé che più dura il conflitto, più la Russia avanza e più territorio viene acquisito. Con annesse le relative risorse del sottosuolo.
Per dirla in soldoni: più dura la guerra e meno materie prime potranno trovarsi a disposizione di Trump. Per dire che gran parte delle materie prime ucraine si trovano nel sottosuolo del Donbass, attualmente sotto il controllo di Mosca….
Quindi in definitiva se la guerra non finirà per ragioni di carità o di buon senso, finirà comunque per ragioni economiche.
E se la fine della guerra in Ucraina dovesse sancire anche la fine dell’Unione Europea avremmo preso i proverbiali due piccioni con una fava.
Per la gioia dei popoli europei e di ciò che rimane del popolo ucraino.
Alessio Paolo Morrone
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