FIREWALL CONTRO AFD, MA MERZ NON SA CHE SI È GIÀ BRUCIATO
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Francamente, considero le analisi che leggo in queste ore sui giornali o vedo nei video e in TV riguardo alle elezioni tedesche – che avrebbero sancito la vittoria degli europeisti sugli euroscettici – risibili e puerili. Questo perché, come purtroppo accade spesso negli ultimi tempi, l’obiettività cede il passo alla tifoseria e all’irrazionalità dolosa.
D’altronde, se volessimo essere seri ed obiettivi, dovremmo partire da quattro assunti incontrovertibili:
- Un tedesco su cinque ha votato il partito di estrema destra AfD (20,8% delle preferenze).
- Un tedesco su due ha espresso un voto conservatore e di destra: infatti, rispetto alle politiche del 2021, l’AfD ha raddoppiato le proprie preferenze, mentre la CDU/CSU, il partito che fu di Merkel, le ha incrementate di un ulteriore 4,5%.
- Un tedesco su quattro ha votato per partiti contrari all’Unione Europea (AfD + il 4,87% andato ai rossobruni di Bündnis Sahra Wagenknecht).
E il primo partito del Parlamento tedesco, la CDU/CSU guidata da Friedrich Merz, che fa? Se ne infischia del voto popolare, cosa ahimè molto consueta ultimamente in Europa (vedi cosa è successo in Romania), e consegna il Paese – manco fossimo nel 1814 – alla Restaurazione, garantendo così lo status quo a quelle forze e quei gruppi di potere che hanno mandato in rovina l’ex locomotiva del Vecchio Continente.
In altri termini, si è costruito un “firewall” intorno all’AfD, escludendola dal governo e rimettendo in piedi la vecchia maggioranza Scholz, con l’unica variante che questa volta il Cancelliere non sarà espressione della SPD, ma della CDU/CSU… sciocchi!
Come può un governo che non ha retto l’impatto delle sanzioni contro la Russia e che ora vuole prolungarle e inasprirle sopravvivere ai dazi americani, che a questo punto saranno certamente poderosi?
Stando così le cose, avendo Merz completamente disatteso le aspettative del popolo tedesco – che non vuole un nuovo governo di centro-sinistra, ma uno conservatore di destra, attento ai problemi migratori, ma aperto anche al dialogo sia con la Russia che con gli Stati Uniti – quando, da qui a un anno, a causa delle difficoltà economiche e sociali che la Germania necessariamente incontrerà, si tornerà al voto, come pensa la CDU/CSU di sopravvivere allo tsunami AfD???
In fondo, il film è già scritto, e la storia lo ha già girato, mica pizza e fichi: come accadde per Hitler negli anni ‘30, che a ogni elezione vedeva il proprio consenso crescere, e come è stato per Le Pen in Francia, dove si sono registrate le medesime dinamiche, così sarà nei mesi e negli anni a seguire per l’AfD.
Se oggi, infatti, hanno raccolto il 20% dei consensi, tra uno o due anni raggiungeranno il 50% dei voti. E allora non ce ne sarà più per nessuno.
Lorenzo Valloreja
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