L’ILLUSIONE DEL “ARLECCHINO SERVITOR DI DUE PADRONI”: MELONI, A DIFFERENZA DELLA MASCHERA VENEZIANA, RICHIA DI PRENDERE SOLO “MAZZIATE” …

In Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni, la maschera veneziana, nel tentativo di servire contemporaneamente due padroni senza essere scoperta, si trova spesso nei guai. Viene più volte maltrattata e picchiata e, benché Arlecchino venga “mazzolato” ripetutamente lungo tutta la storia, non subisce mai conseguenze tragiche: tutto si risolve felicemente, come d’altronde deve essere nel tipico stile della commedia dell’arte.

Ora, Giorgia Meloni, forse ispirata dal finale rassicurante della commedia dell’arte, come un novello Arlecchino si barcamena tra due padroni, Trump e l’Europa, cercando di dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma, ahimè, la vita reale, e soprattutto la politica, non si muovono né si risolvono come auspicherebbe Goldoni; anzi, chi tenta di fare la volpe, come diceva Andreotti, spesso si ritrova appeso in pellicceria.

Certamente non sarà sfuggito agli osservatori più attenti il fatto che, nel suo intervento al CPAC, la Premier italiana non avesse alle proprie spalle il benché minimo simbolo dell’Unione Europea mentre, al contrario, campeggiavano sullo schermo solo due bandiere italiane: una in stoffa, in posizione di riposo, alla sua destra, e una in alto sullo schermo, dispiegata. Questo, giusto per compiacere le simpatie antieuropeiste di Trump, simpatie che, è bene ricordare, il Tycoon ha manifestato chiaramente fin dal 2016 attraverso il suo sostegno personale alla Brexit e al suo leader Nigel Farage, tanto da difendere quest’ultimo anche dagli ultimi attacchi di Musk, che lo ha ritenuto troppo morbido rispetto alla questione migranti.

Allo stesso modo, la Meloni, per non perdere la faccia e rinnegare quanto fin qui fatto e sostenuto in favore dell’Ucraina e di Zelensky, ha ricordato agli intervenuti come gli ucraini lottino “per la propria libertà contro una brutale aggressione”, smentendo così in maniera garbata la versione del Presidente statunitense. Trump, a mio avviso giustamente, collegando l’escalation militare prima alla Rivoluzione di Maidan del 2014 e poi al successivo definitivo stallo degli Accordi di Minsk, seguito all’elezione di Zelensky nel 2019, ha sostenuto che Volodymyr “Zelensky non avrebbe mai dovuto iniziare la guerra”.

Ebbene, la presa di posizione della Meloni, seppur garbata, rispetto alla sceneggiata messa in atto il giorno prima dal Presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella – il quale ha annullato il proprio intervento come segno di protesta per il saluto romano fatto poco prima da Steve Bannon – non passerà inosservata agli occhi del Tycoon e non sarà priva di conseguenze. In fondo, Trump non è una persona che si fa scivolare una mosca sotto il naso e quando settimane fa, intervistato, riferendosi alla Meloni, disse: “mi piace molto, vediamo cosa succede!”, si riferiva anche a questo, ossia vediamo come si comporta e da che parte, in realtà, sta.

Piaccia o non piaccia, l’UE non è mai esistita come entità politica e statuale e mai potrà esistere, perché è nata non dal sangue, come tutte le Nazioni, ma da un accordo molto esclusivo tra le Nazioni aderenti (si vedano in tal senso i parametri economici richiesti per potervi far parte), accordo che è stato favorito dagli Stati Uniti per consolidare e meglio amministrare il proprio impero in Europa. Dunque, finché la nostra classe politica vivrà e si nutrirà di questo equivoco narrativo, secondo il quale l‘UE è la panacea di tutti i mali dei propri aderenti e un’entità anche geopolitica, non faremo il bene di nessun cittadino del Vecchio Continente; anzi, causeremo solo crisi e povertà.

Al contrario, il segreto per prosperare in questa condizione di clientes degli Stati Uniti è comprendere alla perfezione il quadro dentro il quale ci si deve muovere e l’Italia – non l’UE – in questo momento storico ha la grande opportunità di fungere da ponte in questo nuovo Con-Dominio USA-Russia.

Tutto ciò che va contro questa visione sarà sicuramente rimosso ed estirpato dai due grandi players in gioco, e la raccolta firme della Zakharova contro Mattarella va proprio in questa direzione.

Il tempo è scaduto e la Meloni non l’ha capito, dunque, a breve, politicamente ne pagherà le conseguenze. D’altronde, come per la Chiesa, morto un Papa se ne fa sempre un altro, così allo stesso modo, caduto in disgrazia un Presidente del Consiglio, se ne farà sempre un altro, più adatto a fiutare i segni del tempo.

Lorenzo Valloreja

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