DOPO 10 ANNI POSSIAMO DIRCELO: LA RIELEZIONE DI MATTARELLA È IL SINTOMO DI UNA CLASSE DIRIGENTE IN CRISI
Il 3 febbraio 2022, il Presidente Sergio Mattarella ha giurato per il suo secondo mandato presidenziale e, dal 2015, ha ricoperto ininterrottamente la carica di Presidente della Repubblica Italiana per quasi 10 anni, battendo non solo il record di Presidente più longevo della Repubblica, ma anche superando in durata alcuni sovrani.
Ad esempio, considerando la storia moderna, Edoardo VII, nel Regno Unito, ha indossato la corona per 9 anni, tra il 1901 e il 1910; in Francia, Carlo X ha regnato per 6 anni, tra il 1824 e il 1830; il nostro connazionale Amedeo di Savoia è stato Re di Spagna per soli 3 anni, tra il 1870 e il 1873; nell’Impero Austro-Ungarico, Carlo I ha regnato dal 1916 al 1918, per appena 2 anni; e addirittura Federico III, in Germania, è stato imperatore per soli 99 giorni nel 1888. Qui in Italia, poi, “Franceschiello”, Re delle Due Sicilie, è rimasto sul trono per 2 anni (1859-1861) e Umberto II addirittura per un solo mese nel 1946.
Persino negli Stati Uniti, patria della democrazia moderna, un presidente, se rieletto, può restare in carica per un massimo di due mandati, ossia 8 anni, come previsto dal 22° Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, ratificato nel 1951. Questo è accaduto in più di un’occasione, ad esempio con Dwight D. Eisenhower (1953-1961), Ronald Reagan (1981-1989), Bill Clinton (1993-2001), George W. Bush (2001-2009) e Barack Obama (2009-2017). Anche Donald Trump ha ottenuto un secondo mandato non consecutivo, diventando così il 45º e 47º Presidente degli Stati Uniti.
Come se non bastasse, Mattarella gode di un indice di gradimento altissimo, con oltre il 70% di consensi, una cifra che nessun politico attuale può vantare.
Dunque, tutti lodano Mattarella, tutti sottolineano come senza di lui ci sarebbe stato il diluvio, ed è proprio per questo che voglio andare controcorrente.
Personalmente, ritengo che la sua rielezione il 29 gennaio 2022 sia stata un grave vulnus per la politica italiana e per l’intero Paese. Con essa si è affermato che, in una Nazione di 60 milioni di persone, tra politici attuali e passati, tra migliaia di scienziati, imprenditori, uomini e donne di cultura e talenti internazionali, nessuno fosse in grado di sostituirlo. Questo, francamente, è il fallimento del sistema Paese, perché anche le pietre della strada sanno che non è così.
Perché, allora, si è proceduto alla sua rielezione?
Semplicemente perché la politica, come la religione e il diritto, ha una propria “teologia”. Lo spirito dei tempi non si applica letteralmente, ma si interpreta, un po’ come si vede nel film “Rapito”: dalla concezione di Pio IX, con il suo “Io sono il Papa, solo a Dio devo rispondere… Non sono reazionario, io resto fermo, è il mondo che si muove verso il precipizio“, alla “Chiesa in Uscita” di Papa Francesco, con il suo “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?“, fino alla sua apertura anche ai non cattolici.
Allo stesso modo, siamo passati dai Padri Costituenti, che hanno lottato con il sangue per affrancare la Nazione dallo straniero, sancendo la sovranità e l’indivisibilità negli articoli 1 e 5 della Costituzione, continuando la stagione coloniale fino al 1960 (anno in cui l’Italia ha reso indipendente la Somalia) e sostenendo le politiche spregiudicate di Mattei, a una classe dirigente filo-europeista che, dagli anni ’90 in poi, ha privatizzato i colossi statali, svenduto e deindustrializzato il Paese, adottato l’Euro e modificato gli articoli 97 e 117 per legare l’Italia all’UE.
Dunque, quando Mattarella è stato rieletto, vi era l’esigenza di gestire i fondi del PNRR, introdotto in Italia nel 2021 sotto il governo Draghi. Vi era quindi il bisogno di una figura di fiducia che garantisse la stabilità del piano.
Eppure, oggi il contesto è cambiato. Seppur parliamo di soli quattro anni, nella politica attuale questo lasso di tempo corrisponde a un’era geologica, anche perché quella fu l’epoca del Covid. Mattarella fu eletto da una maggioranza che oggi non esiste più. Nell’ottobre 2022, infatti, è salita al potere Giorgia Meloni, sostenuta da un’ampia maggioranza di centro-destra.
A questo punto, le premesse per il suo secondo mandato sarebbero già decadute, proprio come accadde a Giorgio Napolitano, che si dimise il 14 gennaio 2015, quando il Movimento 5 Stelle era stato neutralizzato da Renzi e le riforme erano state avviate.
Allo stesso modo, Mattarella dovrebbe dimettersi, ufficialmente per ragioni di età (ha 84 anni e ne avrebbe 88 alla fine del suo mandato).
Altrimenti, se ha già fatto due mandati e lo si ritiene così indispensabile, perché non fargliene fare un terzo?
A questo punto, voi potreste dirmi:
“Ma così sarebbe una Monarchia!“
E monarchia per monarchia, francamente, io preferisco l’autentica a quella elettiva e indiretta.
Con tutte le famiglie nobili presenti in Italia, volete che non troviamo una casata degna di questo compito?
Ma certo che sì! … Avanti Savoia!
Lorenzo Valloreja
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