MELONI SOTTO AVVISO DI GARANZIA: GOVERNO AL CAPOLINEA? QUESTO LO SA SOLO TRUMP …
Alla fine, il cerchio, come più volte ribadito da me, si sta chiudendo intorno alla Meloni. Infatti, come ormai noto, è stata iscritta nel registro degli indagati, insieme al Ministro dell’Interno Piantedosi, al Guardasigilli Nordio e al Sottosegretario Mantovano, per presunto favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del libico Almasri.
A sollevare il problema e a sporgere denuncia è stato l’ex missino Luigi Li Gotti, noto ai più per essere stato l’avvocato di Tommaso Buscetta e di altri mafiosi, oltre ad aver ricoperto il ruolo di sottosegretario alla Giustizia durante il primo Governo Prodi per conto del partito di Antonio Di Pietro, l’Italia dei Valori. Tuttavia, l’avviso di garanzia – che per la Procura è solo un atto dovuto – è stato inviato dal dott. Francesco Lo Voi, lo stesso che ha gestito il fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona.
Da ciò è scaturita una immediata e piccata risposta da parte di Palazzo Chigi che, come da prassi recente, è stata lanciata direttamente dalla Premier tramite un video pubblicato sui social della durata di 2 minuti e 18 secondi.
“I fatti sono abbastanza noti”, sottolinea la Meloni. “La Corte penale internazionale, dopo mesi di riflessione, emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli. Curiosamente, la Corte lo fa proprio quando questa persona sta per entrare in territorio italiano, dopo aver soggiornato serenamente per circa 12 giorni in altri tre Stati europei. La richiesta di arresto della Corte penale internazionale non è stata trasmessa al Ministero della Giustizia italiano, come invece prevede la legge, e per questo la Corte d’Appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida. A questo punto”, chiosa il Presidente del Consiglio, “con questo soggetto libero sul territorio italiano, invece di lasciarlo libero, noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo per ragioni di sicurezza con un volo apposito, come accade in altri casi analoghi. Allora, io penso che valga oggi ciò che valeva ieri: non sono ricattabile e non mi faccio intimidire. È possibile che per questo io sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore, ma è anche e soprattutto per questo che intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione. A testa alta e senza paura”.
Già, ma chi sta ricattando la Premier? Sono in molti tra gli osservatori a chiederselo, non fosse altro perché questa tecnica comunicativa dell’assedio continuo rappresenta la cifra distintiva della Meloni, dal suo insediamento a oggi.
Certo, come detto, molto è frutto di una sapiente regia, tesa a presentarla come l’eterna “underdog”, salvo poi scoprire che il Presidente Meloni siede ininterrottamente in Parlamento da quasi vent’anni, ossia dal 2006. Poi, prima di essere nominata Presidente del Consiglio, è stata Vicepresidente della Camera dei Deputati tra il 2006 e il 2008, e Ministro della Gioventù nel Governo Berlusconi IV. Infine, le sue origini, ad eccezione del padre trafficante di droga, non sono poi così umili: sua madre, Anna Paratore, è una scrittrice autrice di oltre 100 romanzi rosa, firmati con gli pseudonimi Josie Bell e Amanda King, mentre i nonni paterni furono addirittura un regista dell’EIAR, Nino Meloni, e l’attrice e doppiatrice italiana Zoe Incrocci. Quest’ultima, è bene ricordare, era la sorella maggiore del celebre sceneggiatore Agenore Incrocci, meglio conosciuto come Age, che, insieme a Scarpelli, ha collaborato alla scrittura di una miriade di film sia per Totò che Monicelli. Certo, queste ascendenze creative di certo non le avranno spalancato le porte della ribalta politica, ma di sicuro l’avranno fatta crescere in un ambiente stimolante, oltre a costituire un buon bigliettino da visita in certi ambienti.
Detto questo, però, bisogna riconoscere alla Meloni che, in questo caso, non sta recitando una parte, ma sta dicendo il vero: il Governo è sotto attacco, certo, ma semplicemente perché la Premier ha tradito ideologicamente il mandato che le era stato affidato sostenendo senza esitazioni l’UE e la NATO nella questione ucraina e piegandosi totalmente ai bisogni e ai disegni della Presidenza Biden. Si è posizionata in maniera diametralmente opposta alla visione di Trump, suo collega all’interno del CPAC, e si sa, il tycoon di certo non è uno che se la fa passare sotto il naso. E la frase sibillina: “Meloni mi piace, vedremo che succederà” non è una frase di circostanza buttata lì giusto perché non si sa cosa dire, è al contrario un’affermazione ben precisa, nella misura in cui la si interpreta nel seguente modo: “Vedremo come si comporterà da adesso in poi sulla guerra in Ucraina, nei rapporti con la Cina, nel pagamento della quota del 5% alla NATO, sulla questione Starlink, rispetto al suo desiderio di disgregare l’UE”. E su tutte queste questioni, la Premier sembra essere sorniona, perché nulla è cambiato rispetto all’Amministrazione Biden, e questo non può piacere a Donald, che ha, non so se si è capito, tutta la necessità di spingere come un pazzo sull’acceleratore per arrivare, tra due anni, alle elezioni di medio termine, con buona parte delle promesse elettorali già realizzate, evitando così che la sua maggioranza possa ritrovarsi nella condizione dell’anatra zoppa.
Dunque, per Trump, se non collaborano, è meglio sostituirli.
Non è un caso che proprio dal giuramento del tycoon in poi si sia scatenata questa “shitstorm” con il rinvio a giudizio della Santanchè, l’avviso di garanzia per Meloni e Co., la gravidanza della Boccia. Tutto, dal serio al faceto, fa brodo per mettere in crisi l’Esecutivo Meloni, anche il sospetto silenzio di Musk rispetto a ciò che è accaduto alla sua amica Giorgia deve far tremare i polsi a Palazzo Chigi, ma nessuno, tra i professionisti dell’informazione, sembra accorgersene.
Si preferisce buttarla in caciara o, se preferite, in politica interna, con la sinistra che attacca la destra per timore del ritorno del fascismo e viceversa, alzando così una cortina fumogena sulle vere ed uniche ragioni esogene di tali attacchi.
Qualcuno a queste mie parole griderà di sicuro allo scandalo, sottolineando come, in una democrazia compiuta come la nostra, i tre poteri su cui si regge lo Stato, così come i corpi intermedi, non possono essere in alcun modo né influenzati, né tantomeno al servizio di potenze straniere. Ebbene, in via di principio costoro hanno ragione, se non fosse che, il nostro Paese, con più di 100 basi americane dislocate sul nostro territorio, essendo una Nazione facente parte dell’Alleanza Atlantica, avendo sottoscritto e riconosciuto il Trattato di Lisbona e quindi essendo parte integrante dell’Unione Europea e avendo come moneta l’Euro, è un Paese con una sovranità non solo fortemente limitata, ma è, a tutti gli effetti, un “clientes” degli Stati Uniti. E quindi l’Italia ha solo una capacità tattica per poter determinare il proprio destino, e non certo strategica.
Questo la Meloni lo sa, o per lo meno suppongo che lo sappia, ma se ha fatto tutti gli errori di politica estera fin qui commessi, credo che li abbia fatti perché, come tutti gli esseri umani, è influenzabile da parte di amici incompetenti e, nella peggiore delle ipotesi, da adulatori fraudolenti.
Ora, se ciò è vero, lo scopriremo a breve, quando, con l’aumentare della “shitstorm”, lusingata dai sondaggi che la danno ancora performante, e conscia del fatto che, avendo lo Stato le casse vuote e quindi nessuna possibilità di realizzare il benché minimo accrocchio che possa giustificare il proprio consenso – tale per cui, alla lunga, i suoi voti, come è stato in passato per Renzi e Salvini prima di lei, dovrebbero, quantomeno, dimezzarsi – potrebbe essere tentata di dimettersi dietro, chiaramente, garanzia del Presidente della Repubblica che questo sciolga le Camere e convochi nuove elezioni, in modo tale che il peso di Fratelli d’Italia sia ancor più consistente, scaricando magari qualche zavorra. Ma se davvero dovesse compiere quest’atto, magari perché consigliata anche da Elon, in quanto la appoggerebbe in campagna, sarebbe realmente la sua fine. Perché, come è successo prima per Salvini, il Presidente, piuttosto che sciogliere le Camere e convocare nuove elezioni, si farebbe cavare tutti i denti.
Ma, al di là che lei si dimetta o meno, io continuo ad avere la certezza che questo Esecutivo cadrà a breve, perché è inadatto a confrontarsi e agire in questo con-dominio Russo-Americano-Cinese.
Intanto… “ed è subito sera!”
Lorenzo Valloreja
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