I NODI PRIMA O POI VENGONO SEMPRE AL PETTINE E PUTIN ALZA IL CARTELLINO ROSSO PER LA MELONI

Come è noto, il Presidente Putin ha sempre le idee molto chiare e ha rinnovato, per l’ennesima volta, nel corso di un’intervista rilasciata al noto giornalista russo Pavel Zarubin, la propria intenzione di incontrare il Presidente Trump per trovare una soluzione pacifica al conflitto in Ucraina. Egli ha infatti dichiarato: “La Russia non ha mai rifiutato i contatti con l’amministrazione statunitense. E non è colpa nostra se la precedente amministrazione ha posto fine a questi contatti… Con l’attuale Presidente degli Stati Uniti ho sempre avuto rapporti pragmatici e di fiducia; non posso che concordare sul fatto che, se fosse stato presidente nel 2020, e se non gli avessero rubato le elezioni, forse non si sarebbe arrivati alla crisi scoppiata in Ucraina nel 2022… Tuttavia, sarebbe meglio che ci incontrassimo, tenendo conto delle realtà odierne, per discutere con calma di tutte quelle aree che sono di interesse sia per gli Stati Uniti che per la Russia. Noi siamo pronti. Ma, ripeto, questo dipende innanzitutto, ovviamente, dalle decisioni degli Stati Uniti e della Russia.”

Come a sottolineare che la guerra in Ucraina è stata una guerra per procura, condotta scioccamente dal popolo ucraino con gli aiuti e le ingenti coperture finanziarie dei Paesi europei, questi ultimi, essendo stati dei meri esecutori, hanno portato il mondo a un passo dalla via di non ritorno. Per questo motivo, non sono considerati degni di sedere al tavolo di pace, né come intermediari né come garanti, cosa che invece avvenne con gli “Accordi di Minsk”.

A tal riguardo, come Presidente dell’Associazione degli Italiani Amici della Russia, ho inoltrato più volte lettere d’invito al Presidente del Consiglio Italiano, Giorgia Meloni, affinché abbandonasse la posizione di fervente sostenitrice dell’appoggio militare ed economico nei confronti di Kiev – come voluto ed auspicato sia dal Presidente Biden che dai vertici NATO – a favore di una postura che fosse, al contrario, quanto più neutrale possibile. In virtù di ciò, avrebbe dovuto farsi carico di imbastire delle soluzioni diplomatiche che coinvolgessero entrambe le parti in lotta, come tra l’altro ha tentato egregiamente un’altra Nazione nostra alleata, la Turchia.

Il mio ultimo invito in tal senso risale al 17 dicembre 2024, e la risposta del Cremlino alla pervicacia atlantista della Meloni non è tardata ad arrivare. Tant’è che il Ministro degli Esteri Russo, Sergey Lavrov, intervistato da Repubblica, ha dichiarato: “Sfortunatamente, le relazioni russo-italiane stanno attraversando la crisi più profonda dalla Seconda guerra mondiale, e il governo di Roma ne è certamente responsabile… Tenendo conto della posizione anti-russa assunta dall’Italia, non la consideriamo nemmeno come un possibile partecipante al processo di pace, tanto meno come una sorta di ‘difensore degli interessi della Russia nell’Ue’, che nelle condizioni attuali suona francamente ridicolo… Se l’Italia vuole dare un contributo alla pace, allora deve smettere di fornire armi all’Ucraina… Questo, infatti, porta solo ad un’escalation incontrollata del conflitto e ad un aumento del numero delle vittime, anche tra la popolazione civile.

In altri termini, nell’era Trump, il ruolo di cerniera tra Stati Uniti e Russia a cui il nostro Paese poteva assurgere sembra inevitabilmente perduto, ma fortunatamente solo alla morte non vi è soluzione.

Dunque, urge che l’Italia si faccia promotrice, insieme alla Santa Sede – Entità e Stato di sicuro non toccato dalle parole di Putin – di una conferenza di pace da tenersi in una città italiana, con la figura del garante e del grande mediatore di Sua Santità Papa Francesco. Solo così potremo rientrare in partita e recuperare un rapporto con la Russia che, a seguito dei futuri dazi americani – si veda a tal riguardo la dichiarazione di Trump: “dazi all’Italia? Meloni mi piace molto, vediamo…” – risulta quanto mai vitale per i futuri processi di sviluppo industriale dell’Italia e di tutti gli altri partner europei.

In tal senso rinnovo al Presidente Meloni la mia proposta di una conferenza di pace da tenersi qui in Abruzzo, nella città di Ortona, poiché in essa, presso la cattedrale del paese, sono custodite le sacre ossa dell’Apostolo Tommaso, reliquia quanto mai cara non solo ai cattolici, ma anche e soprattutto agli ortodossi. La città di Ortona, poi, è conosciuta da tutti gli storici del mondo come la ‘Piccola Stalingrado d’Italia’, in quanto lungo le proprie strade si combatté, tra le truppe tedesche e alleate, una delle battaglie più sanguinose e feroci di tutta la Seconda Guerra Mondiale. Luogo, quindi, simbolico ed emblematico che darebbe un senso che vada ben oltre l’umano sentire.

Lorenzo Valloreja

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