L’UE È FINALMENTE MORTA GRAZIE A TRUMP, LUNGA VITA AI ‘SOVRANISTI’: MA SE L’ITALIA VUOLE SALVARSI DALLA TEMPESTA DEI DAZI, DEVE GUARDARE NECESSARIAMENTE ALLA NORMALIZZAZIONE CON LA RUSSIA
Ieri, a Capitol Hill, più che il giuramento del 46° presidente degli Stati Uniti, abbiamo assistito al funerale di quello che è sempre stato il più grande obbrobrio politico a cui il mondo abbia mai assistito: l’UE.
Infatti, con l’abbandono del “New Deal Verde” di Bideniana memoria, l’introduzione di considerevoli dazi doganali anche verso prodotti europei, e la nuova “spartizione delle vesti di Cristo” in sole tre parti: Usa, Russia, Cina – senza tener conto né dell’esistenza dell’UE, a cui crede solo la classe politica italiana, né delle altre potenze emergenti – quest’incubo chiamato Europa è giunto veramente al capolinea.
300 milioni di individui, per lo più vecchi e imbelli, circondati da circa 8 miliardi di esseri umani, per lo più giovani e incazzati, hanno acquistato il libretto delle istruzioni della teoria gender dalla Università di Berkeley, piuttosto che dalla Columbia University o dalla Stanford, così come da esse hanno acquisito il senso di vergogna e l’odio verso tutto ciò che è Occidente: dalle tradizioni culturali alle politiche ambientali, passando per la storia, che, fino a prova contraria, è stata faro dell’umanità per migliaia e migliaia di anni. Ma poi si è scoperto che chi ci ha venduto il sopraddetto “libretto” proprio non ne vuol sapere di usarlo.
D’altronde, Trump ha detto che “L’ambizione è la linfa vitale di ogni grande Nazione”, ed è stata proprio quella che è mancata negli ultimi 80 anni a tutti gli Stati europei, o meglio, l’ambizione intesa come una visione del futuro che non si prefigurasse per osmosi o si realizzasse solo ed esclusivamente attraverso l’intervento altrui.
Infatti, nel caso di specie, si è pensato che, nel mondo, i singoli e vecchi Stati europei non potessero avere un ruolo se non si consorziassero e assumessero un’unica voce verso gli altri player globali, come la Cina, l’India, la Russia o gli Stati Uniti. Salvo poi scoprire che, ad esempio, un Paese come la Turchia – che di sicuro non è un Impero, come nella “regola del calabrone” – ce l’ha fatta e gioca per se stessa al pari delle grandi. Allo stesso modo, per anni, ci si è cullati nell’idea che a difenderci fossero sempre e solo gli altri: gli americani dal comunismo prima, dal terrorismo poi e dall’integralismo poco fa; gli ucraini dalle rivendicazioni geopolitiche della Russia; gli Stati canaglia dai flussi migratori; la Cina o l’India dalle produzioni più inquinanti e dannose per l’uomo.
In altre parole, noi furbi abbiamo voluto sempre abbronzarci senza mai mettere la pelle al sole, ma pretendendo che fossero gli altri a esporla per noi… le cose, però, non potevano e non possono andare così, anche perché chi ci ha indotto a questa favola lo ha fatto solo ed esclusivamente per anestetizzarci e controllarci attraverso qualche piatto di minestra in più.
Ora che però i dazi si profilano all’orizzonte per colpire le nostre cosiddette eccellenze, c’è chi ha denti stretti ha iniziato a comprendere, come io ho sempre sostenuto da anni, che una Nazione degna di questo nome non può basare la maggioranza del proprio PIL sulla produzione e vendita di prodotti come il Parmigiano Reggiano, piuttosto che il Vino, o il Prosciutto di Parma, così come di altre prelibatezze, per quanto nobili e indicative della ricchezza storica di un territorio siano, perché è la manifattura, la meccanica, la produzione informatica, tecnologica e industriale che fa veramente grande un Paese, non il turismo, non l’enogastronomia, che sono importanti, ribadiamolo, ma non possono essere prioritarie.
Ma ammettendo pure, per errore, che esse siano prioritarie rispetto a tutto l’insieme, noi abbiamo fatto l’enorme errore di tagliare fuori dalle nostre esportazioni il mercato russo in nome di quelle suicide sanzioni, confidando di detenere all’infinito il ricco mercato americano, e ora speriamo di sfondare in Cina, perché il brand italiano tira sempre, come se i cinesi non fossero come gli italiani, cioè con una grande capacità manifatturiera, l’intelligenza di riprodurre ciò che si vede migliorandone anche degli aspetti, e avendo anche una grande inventiva.
Il clima, per le più disparate ragioni, sta cambiando: già si coltiva da anni la vite in California, così come in Nuova Zelanda, ed ora in Crimea, e chi lo sa, forse domani anche in Cina e Dio solo sa dove ancora. E veramente noi crediamo che – grazie all’enologia, che ha fatto grande il vino italiano – tra qualche anno altri non siano in grado di fare un prodotto simile e forse migliore del nostro? Suvvia, siamo seri!
Trump, giustamente, pensa ai suoi milioni di disoccupati e tra di essi alla “white trash”, perciò vuole riportare la manifattura in Patria, abbassare i costi dell’energia sfruttando al massimo le proprie risorse di idrocarburi, benissimo, questa rivoluzione autarchica può essere per noi un’opportunità: a meno di 2000 km ad est di Roma c’è un Paese, la Russia, che detiene tutte le risorse naturali possibili ed inimmaginabili in grande esubero, visto la propria scarsa densità abitativa, e che vende le stesse a chiunque ne faccia richiesta, a costi enormemente inferiori rispetto ai propri concorrenti americani.
Dunque la salvezza di tutte le Nazioni del vecchio continente è diametralmente proporzionata alla velocità con la quale, all’entrata dei dazi americani, si toglieranno le sanzioni alla Russia e si normalizzeranno i rapporti con quest’ultima. D’altronde non vi sono alternative!
Si badi bene che io parlo di singole Nazioni europee anziché di UE, come invece vanno facendo gli analisti euronomani, perché l’Europa politica è parte del problema.
Le Nazioni non sono mai nate, né mai potranno nascere, attraverso meri patti sottoscritti dai Governi: le Nazioni hanno il loro fondamento nel sangue delle guerre e delle rivoluzioni, hanno un loro spirito ed una missione, sono insomma come le persone, non fosse altro perché fatte da esseri umani.
Ebbene, tutti gli Stati esistenti sono nati così: le 13 colonie che, nel 1785, si ribellarono contro la Gran Bretagna per dar vita agli Stati Uniti, non erano un’unione di inglesi, francesi, olandesi, tedeschi, svedesi e danesi. Tutte queste realtà erano state già da lungo tempo assimilate alla cultura anglosassone, tant’è che, ad esempio, già all’epoca nessuno chiamava più New York Nuova Amsterdam. Allo stesso modo, nella Federazione Russa c’è un elemento etnico e culturale, il russo per l’appunto, che domina su tutti gli altri 190 gruppi etnici; allo stesso modo, quando è stata unificata l’Italia, con delle guerre e spargimento di sangue, l’intera penisola è stata giuridicamente piemontificata, ed è stata imposta la parlata toscana a tutto lo stivale, dalla Val d’Aosta fin giù in Sicilia. Così si unificano i territori e si creano le Nazioni, non vi sono altre strade.
Piaccia o non piaccia, Hitler tentò di unificare l’Europa sotto il proprio ferreo controllo, prima ancora ci provò Napoleone, ed ancora prima Carlo Magno e, andando a ritroso, possiamo giungere fino all’Impero Romano… ma la diarchia franco/tedesca con il corollario italiano e, fino alla Brexit, anche inglese, non può reggere perché ci sono troppe identità e interessi divergenti. Persino l’esperimento di un maestro della politica come Lorenzo de’ Medici, che cercò di mantenere gli equilibri non con la violenza, ma con la persuasione, della diplomazia, dell’arte e dell’economia, in un territorio alquanto piccolo come quello italiano, non durò più di vent’anni. Dunque, perché un’esperienza similare, seppur affrontata in epoca contemporanea, dovrebbe avere un esito diverso da quello ottenuto dai Medici?
Ora è il tempo degli Stati Uniti, della Russia e della Cina, è il tempo del sovranismo e la cornice è mutata. Le Nazioni che ci sono, ci sono da sempre, e non vi è bisogno di inventarne altre. Bisogna solo imparare a comprendere qual è la cornice nella quale muoversi e saper fare di necessità virtù.
La Meloni, ad esempio, se politicamente vuole salvarsi dalla tempesta dei dazi e dalle bollette NATO, è chiamata a fare l’ennesimo salto carpiato della sua carriera e spostarsi dalle posizioni filo-europee e collaborative tanto con la von der Leyen che con Zelensky, ad un euroscetticismo di tipo faragista, ma potrà farlo? Mattarella glielo consentirà? Lei dice di essere un interlocutore privilegiato in quanto anello di congiunzione con l’UE, ma se l’Unione per Trump è cerebralmente morta, e per i cittadini lo è di fatto, di che cosa stiamo parlando?
Ergo, l’anello di congiunzione non si può fare con il nulla o con i morti, ma con la Russia che è non solo più viva e vegeta che mai, ma anche utile alla nuova PAX mondiale che, con molta probabilità, riformerà anche l’ONU.
Lorenzo Valloreja
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