SE TRUDEAU CADE E MACRON TREMA, L’ITALIA SARÀ AL CENTRO DEL PROSSIMO SCONTRO POLITICO GLOBALE

La caduta del premier Trudeau, che ha stupito molti, in realtà non è altro che il risultato di quanto preannunciato nel mio precedente articolo sulla questione della “Corsa ai porti sull’Oceano Artico”. Tuttavia, al di là di questo, il destino dell’ex astro nascente del progressismo nordamericano era ormai segnato da tempo. Infatti, tutti i politici — e con essi i governi — che tra l’8 e il 9 giugno 2018 si incontrarono in Canada per mettere all’angolo Trump durante i lavori del G7, sono caduti o stanno cadendo, uno dopo l’altro, come mute pedine di questo incredibile gioco di scacchi globale.

In quell’occasione, a Charlevoix, il tycoon intendeva riammettere la Russia nel novero delle grandi potenze industriali. Non condivideva la visione degli altri partner né sul contenimento della CO₂ — tant’è che, già in precedenza, gli USA erano usciti dagli Accordi di Parigi — né sulla decisione di concedere il nucleare civile all’Iran. Quanto alle critiche sui dazi doganali che Trump voleva imporre a Unione Europea, Canada e Messico per l’alluminio e l’acciaio importati da questi attori, provocatoriamente propose di rendere tutti i Paesi “dazi-free, barriere-free e sussidi-free”. In più, come se non bastasse, sempre a suo dire, fu costretto ad abbandonare prematuramente l’incontro per prepararsi allo storico vertice del 12 giugno dello stesso anno con Kim Jong-un, leader indiscusso della Corea del Nord.

Tuttavia, a questa ultima provocazione, Trudeau ebbe l’insano ardire di dichiarare: “Le tariffe USA sono offensive… Noi canadesi siamo gentili, siamo ragionevoli, ma non ci faremo maltrattare”. Trump, informato di questa dichiarazione mentre era ancora in volo sull’Air Force One verso Singapore — sede del summit USA-Corea del Nord — definì il primo ministro canadese “debole e disonesto” e ne decretò la morte politica.

Ora, in tutto questo bailamme, Conte, allora Primo Ministro italiano, intuendo l’andazzo delle cose, riuscì a defilarsi a tal punto da essere definito dal Presidente degli Stati Uniti “un bravo ragazzo!”. Macron, invece, dall’alto della sua tipica spocchia transalpina, criticò fortemente Trump, accusandolo di “incoerenza e inconsistenza” e avvertendo che “la cooperazione internazionale non può essere dettata da crisi di rabbia e da osservazioni sprezzanti”. Nel frattempo, un altro “campione”, l’allora ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, sottolineò come, con un solo tweet, Trump avesse distrutto la credibilità del G7.

Morale della favola?

Da quel giorno, mentre il vecchio asse franco-tedesco si apprestava a navigare sull’orlo del precipizio, Macron ha letteralmente condotto il suo Paese verso la guerra civile… altro che Capitol Hill e interferenze russe: il sistema di potere che per più di 70 anni ha guidato il blocco occidentale è ormai bello che sepolto per propria consunzione.

E chi non lo capisce farà la stessa fine di Trudeau.

Trump non è certo il Cavalier Berlusconi, capace di perdonare e farsi una risata; è invece, al contrario, come il Conte di Montecristo, assetato di vendetta.

Ora, si badi bene anche al fatto che l’inglese, essendo una lingua povera, ha un vocabolario molto ristretto. Dunque, se il tycoon, rivolgendosi a un leader estero, dice: “È fantastica, piena di energia” oppure “Ha conquistato l’Europa”, non significa che le cose stiano necessariamente andando in una direzione positiva.

A tal proposito, si consideri sempre cosa è successo a Justin Trudeau, primo leader occidentale a recarsi a Mar-a-Lago, in Florida, per congratularsi con il tycoon per la rielezione e confrontarsi con lui sulle questioni più spinose del dossier USA-Canada, come il commercio, l’immigrazione illegale e la crisi del fentanyl.

Ebbene, nonostante Trump abbia riconosciuto a Trudeau un certo impegno per risolvere queste questioni, definendo la discussione “molto produttiva”, e nonostante il premier canadese abbia giudicato a sua volta il colloquio “eccellente”, queste cortesie sono durate a malapena un mese. Trudeau, infatti, è stato costretto a sloggiare sotto le pressioni di Trump e dei camionisti canadesi vicini al movimento MAGA, lasciando spazio al prossimo Primo Ministro, che di sicuro sarà filo-trumpiano, come tutti i nuovi governi che da un anno a questa parte si stanno instaurando nel Vecchio Continente e al di là dell’Atlantico.

Ultimo tra questi è l’Esecutivo di Herbert Kickl, leader di quello che fu il partito dello scomparso Haider, che proprio in queste ore ha ricevuto il mandato dal Presidente Van der Bellen di formare un Governo per l’Austria. Ben presto vedremo la stessa dinamica ripetersi nella vicina Germania, grazie al successo dell’AfD, voluto e sostenuto da Elon Musk.

Musk, che anche oggi ha ricevuto la sua dose quotidiana di critiche da parte dei vecchi e bolliti potentati europei: “Non si usi X per fini impropri”, hanno dichiarato da Bruxelles. Nel frattempo, Macron, durante il suo discorso agli ambasciatori francesi, ha definito il magnate sudafricano il capo di una “nuova internazionale reazionaria”.

Quanta paura e livore nelle loro dichiarazioni, perché sanno bene che il loro tempo è finito.

Invece, c’è chi, qui da noi, non è ancora in grado di capire il “trampese” e si illude che con un complimento di rito o una promessa di contratto possa cancellare il passato… Che poi, detta in soldoni, secondo voi, perché mai Trump avrà mostrato a Giorgia Meloni, durante la sua visita a Mar-a-Lago, il film sui brogli elettorali che il tycoon ha subito nelle elezioni presidenziali del novembre 2020? Forse per conoscere il suo parere sul montaggio analogico? Non credo proprio!

Eh sì, Trump, quando vuole, sa essere davvero cattivello e sadico… manco a li cani!

Lorenzo Valloreja

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