L’ULTIMA TRAGEDIA SUL GRAN SASSO CI IMPONE DI FARCI DELLE DOMANDE ALLE QUALI NON È MAI STATA DATA RISPOSTA

Ora che i resti dei due alpinisti romagnoli, Cristian Gualdi e Luca Perazzini, sono stati rinvenuti senza vita sul Gran Sasso, nella cosiddetta “Valle dell’Inferno”, dopo sei giorni di inutili tentativi di recupero a causa delle condizioni meteo particolarmente avverse, come semplice cittadino mi pongo alcune domande e trovo che ci sia qualcosa che non torna Questo non lo dico per il mero gusto di fare polemica, ma perché, ormai, ho capito che forse il valore della vita umana in questo Paese non è sempre lo stesso.

Questa mia amara riflessione nasce da quanto accaduto a Farindola (PE) nella tragedia dell’Hotel Rigopiano, dove, nel 2017, tra mille incomprensioni, disorganizzazioni, un destino beffardo e superficialità, hanno perso la vita ben 29 persone.

Ebbene, molto è stato scritto e detto su quella vicenda, così come tantissime sono state le inchieste giornalistiche su quel tragico evento e, grazie a uno di quegli approfondimenti, sono venuto a conoscenza del fatto che a Cervia (RA), il 15° Stormo dell’Aeronautica Militare ha in dotazione degli elicotteri equipaggiati con sistema “Fips” (Full Ice Protection System), una protezione totale antighiaccio che protegge dalla maggiore insidia per un elicottero e quindi in grado di alzarsi in volo e di operare anche in condizioni meteorologiche estreme.

E all’interno del 15° Stormo vi è l’82° Centro SAR (Search And Rescue) che garantisce, 24 ore su 24, 365 giorni l’anno, senza soluzione di continuità, per l’intero territorio nazionale, la ricerca ed il soccorso degli equipaggi di volo in difficoltà, concorrendo, inoltre, ad attività di pubblica utilità quali la ricerca di dispersi in mare o in montagna, il trasporto sanitario d’urgenza di pazienti in imminente pericolo di vita ed il soccorso di traumatizzati grave. Basta solo fare richiesta d’intervento e l’82° Centro SAR si attiva. Addirittura, secondo il comandante, all’epoca degli eventi di Rigopiano, sarebbero stati in grado di raggiungere Farindola in appena 45 minuti.

Dunque, memori di ciò che era accaduto nel 2017, perché anche in questo caso nessuno, almeno sembra, ha chiesto agli uomini del 15° Stormo di intervenire? Come all’epoca dei fatti di Rigopiano, quando assistemmo alla marcia eroica notturna dei reparti alpini della Guardia di Finanza, attrezzati con la pelle di foca, raggiungere l’obiettivo come dei novelli Roald Amundsen, così allo stesso modo, abbiamo visto il nostro soccorso alpino, in questi gionri, impegnato in estenuanti spalamenti della neve sulla funivia del Gran Sasso o bloccati dalla bufera.

Certo, hanno tentato tutto quanto era loro possibile per raggiungere i due sventurati, ma non siamo più agli inizi del ‘900 con Amundsen, i cani da slitta e le pelli di foca, siamo nel III millennio ed un Paese civile ed avanzato come il nostro deve sempre mettere a disposizione, per la salvezza dei propri cittadini, tutte le tecnologie di cui dispone, o dobbiamo desumere che gli aerei pagati con le nostre tasse servano solo per fare le guerre su commissione di altri?

Lorenzo Valloreja

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