FALLITI I TENTATIVI OCCIDENTALI DI DESTABILIZZAZIONE DELLA GEORGIA NONOSTANTE LA PRESIDENTE (EX AMBASCIATRICE FRANCESE) E GLI IMPIEGATI DELLE AMBASCIATE FRA I MANIFESTANTI. ONG SCONFITTE.

Da qualche giorno, la stampa main stream non si occupa più della Georgia.

Il disinteresse verso la repubblica postsovietica della poco tranquilla area caucasica non si spiega semplicemente con la repentina caduta del regime di Assad, ma piuttosto, e abbastanza ovviamente, con la cessazione delle manifestazioni antirusse e filoeurocratiche.

Effetto della “ spietata repressione” del governo amico della Federazione russa  o quanto meno non anti russo, vincitore delle lezioni e non interessato a un affrettato ingresso nella Unione europea?

Spietata non direi proprio, non si è contato un solo morto anche se qualche manganellata in testa è seccante (e potenzialmente pericolosissima) ma abitudine un po’ di tutte le polizie del mondo.

Molto semplicemente, e certo non brillando per liberaldemocrazia, il governo di IrakiKobakhidze ha bloccato l’attività delle ONG straniere che, con finanziamenti euroatlantisti, hanno tentato una replica dell’operazione che nel 2014 distaccò l’Ucraina dalla partnership e influenza russa con tutto quello che ne seguì (eccidio di Odessa, avvicinamento dell’Ucraina a NATO e UE, autotutela russa dei propri interessi storici ed etnici in Crimea, secessionismo del Donbass, guerra attuale).

Secondo Kobakhidze, eventi come quelli suddetti, ha affermato lunedì due dicembre, “ non si sono mai tenuti in Georgia e non si terranno mai, tutto questo è apparso quest’anno. Possiamo vedere che c’era un piano coordinato e pre-scritto, finanziamenti esteri sono stati coinvolti nella realizzazione di questo piano”.

Da qui una serie di operazioni di polizia (indubbiamente, ripeto, poco rispettose di diritti vari ed eventuali), ma che hanno finalmente messo la parola “fine” a una ormai serpeggiante sollevazione antigovernativa iniziata questa primavera, con le proteste verso una legge proprio anti ong (evidentemente solo ora applicata sul serio) ritenuta dai fiancheggiatori delle suddette (spesso non solo per ideali ma anche e soprattutto per veri e propri sussidii loro erogati) come dettata direttamente da Mosca.

Alzata di testa del governo legittimo tanto più drastica e coraggiosa se si pensa che la poltrona presidenziale è occupata, cosa singolare fino alla bizzarria politica, nientemeno che dalla ex ambasciatrice francese in Georgia naturalizzata georgiana (francese di nascita anche se di genitori georgiani) nel 2004 e contemporaneamente nominata ministro degli esteri georgiano. Nel 2018, la signora Salomé Nino Zourabichvili è acceduta addirittura alla massima carica della Georgia e, anche se una provvidenziale legge costituzionale entrata in vigore il giorno dell’insediamento ne ha limitato i poteri, un giorno sì e uno no tuona e predica contro la Russia e la presunta deriva liberticida del suo paese (quello di adozione dove ha svolto tale fulminea carriera, intendo). L’incarico sostanziale della signora sarebbe far entrare la Georgia nella UE, ma questi accidenti di maggioranza parlamentare confermata dalle ultime elezioni e di governo euroscettico sono una vera figuraccia agli occhi dei suoi superiori.

Ma vi è un altro caso ancora più grottesco e sfacciato, che a mero titolo esemplificativo dimostra i disperati tentativi di realizzare nuove operazioni Maidan.

E’ quello della eroica manifestante dalla testa fasciata (vedi foto di titolo) per le suddette manganellate, assurta a viralità sul web, ma che risulta essere una vera e propria dipendente dell’ambasciata statunitense (rispondente alla identità di Salome Gogebashvili). Indubbiamente, uno stratagemma molto casareccio e improvvisato, che non ha nemmeno contemplato la rimozione delle tracce sul web di tale rapporto lavorativo. E coinvolgente personale di rango decisamente inferiore a quello della intraprendente e carrierista multinazionale Salomé (quella vecchia ma senza unghione, per intenderci).

Non c’è proprio più, la Cia di una volta…..

A. Martino   

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