E’ ORMAI CHIARO CHE MAGISTRATURE E POLIZIE OCCIDENTALI SONO UN PROBLEMA PER LA DEMOCRAZIA. CLAMOROSA CONFERMA DALLA ROMANIA, E GRANDI SPERANZE DAGLI USA.
La vicenda dell’annullamento del primo turno di elezioni presidenziali in Romania mi conferma in una impressione che ho acquisto negli ultimi anni, ormai divenuta convinzione.
E cioè, che bisogna sperare nell’onda lunga del ridimensionamento americano dell’apparato poliziesco-giudiziario conseguente alla elezione di Donald Trump quale quarantasettesimo presidente degli USA. E’ questo un aspetto poco o nulla messo in luce dal main stream nei commenti (fondamentalmente rassegnati e amareggiati) all’indomani della disfatta di Kamala Harris (guarda caso, come estrazione professionale magistrato di pubblica accusa il cui compito precipuo non dichiarato in campagna elettorale sarebbe stato dare concretizzazione alle decine di denunce e cause contro The Donald).
Re di tutti i procedimenti sarebbe stato quello (imputazione gravissima mai sinora rivolta a un presidente ed ex presidente) di alto tradimento e cospirazione relativo alla ben nota Epifania 2021 a Capitol Hill. Chissà che effetto farà il secondo giuramento di Trump proprio su quella scalinata.
Se la prima scelta di Trump da sottoporre al gradimento parlamentare per la guida del ministero della Giustizia fu quella del decisamente “estremo” Matt Gaetz, troppo coinvolto in scandali anche alquanto sordidi pur se furiosamente anti establishment, ora il tycoon-statista ha ripiegato sulla cinquantanovenne ex procuratrice della Florida Pam Bondi, comunque proveniente dal suo staff di legali, a suo tempo molto critica dei matrimoni gay e della legalizzazione della cannabis a scopi cosiddetti terapeutici. In una questione di finanziamenti poco chiari ricevuti da Trump quando lasciò la magistratura per la politica e l’avvocatura, dimostrò ferrea fedeltà al tycoon e questa è una dote che Trump apprezza, con spirito sconcertante per qualche benpensante del giudiziariamente corretto. Indubbiamente, l’astratta “legalità” non la intriga più di tanto: proprio come il tycoon.
Pam Bondi non sarà certo l’unico legale di Trump a “invadere” il dicastero federale della Giustizia, con intuibili esiti nel senso della serenità del suo mandato.
All’ equivalente USA del nostro Ministero dell’ Interno dovrebbe invece andare un’altra donna (anch’ella una ultracinquantenne che almeno in foto porta gli anni incredibilmente) ovvero la governatrice del South Dakota Kristi Noem, che fallì la vicepresidenza per essersi vantata di aver sparato al proprio cane indisciplinato e disobbediente. Durante il Covid, nel suo stato, rifiutò ogni lockdown e troppo drastiche misure di limitazione della libertà personale così adorate da queste parti. Insomma: vi immaginereste una “aperta “negazionista e “assassina di animali” al Viminale?
Sembra che la Noem darà man forte alla vendetta del tycoon contro l’apparato poliziesco federale (FBI non escluso) troppo politicizzato e screditato agli occhi del Trump “restaurato” per avergli continuamente tramato contro dall’epoca del Russiagate che lo tormentò per gran parte della sua presidenza, fino all’incredibile irruzione del 2021 nella principesca dimora di Mar a lago alla ricerca di fantomatici documenti riservati illegittimamente trattenuti: episodio che neanche la pur distaccata Melania ha mai perdonato ai coniugi Biden arrivando a snobbare l’invito a un thè di Jill Biden contemporaneo al colloquio alla Casa Bianca tra i rispettivi mariti.
Non credo che lo FBI, che tuttora qualcosa contro i veri delinquenti fa, sia addirittura soppresso: ma di certo, magistratura e polizie federali saranno rivoltate più o meno come un calzino, e messe in condizione di nuocere ai leaders scelti dal voto popolare molto più difficilmente.
Che troppe magistrature nel sistema occidentale “liberale e democratico” siano ormai una specie di procuratori della cupola globalista e tecnofinanziaria, da mobilitare tra una sacrosanta punizione di omicidio e spaccio di droga e una altrettale inchiesta di corruzione piuttosto che di violenza varia o furto con scasso; e che le polizie varie siano i loro cani da guardia o se volete uomini di fiducia e di fatica, è ormai evidente non certo solo negli USA.
Basti pensare alla Romania e all’ incredibile annullamento delle elezioni presidenziali di primo turno, a causa dell’exploit di un candidato sgradito alla cupola suddetta e addirittura sospetto di essere manovrato dalla Russia (di cui già riferimmo). Non sentendosela di inventare contro Georgescu qualche capo di imputazione con relative manette per “russofilia” o per aperta apologia del Conducator Jon Antonescu o del mitico leader della Guardia di ferro Corneliu Codreanu, se la sono presa contro Bogdan Peschir, ex programmatore romeno specializzato in operatività di criptovalute e sospetto di essere il tramite con Mosca. Costui avrebbe versato un milione di euro a tanti influencers. Il giovane e facoltoso imprenditore 35enne, per mesi si è presentato su TikTok a volto coperto con il nickname Bogpr, e soprattutto, identificato da un giornale-delatore, avrebbe promesso ed elargito mille euro, appunto per complessivi un milione, in ragione di ogni filmato promosso da un influencer purché avallante le tematiche focali della propaganda di Calin Georgescu.
E’ ultima notizia che la magistratura del regime di Bucarest ha spedito i suoi fidi a perquisire la casa di Peschir a Brasov in Transilvania.
Appare evidente, e abbastanza vergognoso e squalificante l’intero sistema rumeno, che si persegua la propaganda elettorale in quanto tale, con criteri che nel 2024 sono ormai scontati in qualsiasi campagna seria e agguerrita. Ciò solo per la scorrettezza politica delle tesi portate avanti, e perché, essendo tale risultato elettorale totalmente imprevisto dai sondaggi, forse, il Sistema non ha messo preventivamente in azione certi sistemi di controllo del consenso e sua gestione, che in una terra fino all’altro ieri dominata dalla dittatura rossa di Ceaucescu, sono sicuramente passati in eredità all’attuale regime che la nostra stampa cortigiana definisce “liberaldemocratico”.
Mentre le loro toghe e la loro polizia se la prendono con i patrioti rumeni, ancora oggi i loro concittadini sono costretti a emigrare nell’ Occidente corrotto e decadente per fare i muratori o le badanti agli anziani.
Non resta, per i nostri cugini di stirpe latina più orientali, che sperare in un “effetto Trump” che li liberi tra l’altro, anche dalla vicinissima guerra russo-ucraina che sono costretti ad applaudire per evitare le manette.
A. Martino
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