IN EMILIA-ROMAGNA E UMBRIA, ORMAI, IL VOTO ALLE ELEZIONI SEMBREREBBE PER POCHE CLIENTELE.
L’ astensionismo è il vero vincitore dell’ultima tornata elettorale che ha coinvolto Umbria ed Emilia-Romagna. In Emilia-Romagna, meno della metà degli aventi diritto si è scomodato per raggiungere il proprio seggio elettorale. Una tradizionale roccaforte rossa quale l’ Umbria o piuttosto, al giorno d’oggi, fucsia, è ripassata nei ranghi del Centro-sinistra, e la crescita del Centro-destra targata Lega in Emilia-Romagna ha subito una netta controtendenza.
Secondo me, non ha decollato una rete di clientele e interessi di matrice attualmente governativa: il voto di opinione è rientrato nei ranghi o piuttosto, ha preferito starsene a casa.
Ma comunque, l’astensionismo è il vero fenomeno politico dell’ultima consultazione popolare. Preoccupante, come da classico aggettivo? Ma non siamo ipocriti: a preoccuparsi è solo il perdente, al vincitore interessa solo guadagnare più seggi dell’ avversario. E poi, al livello di grandi principi e scelte (lo abbiamo detto cento volte qui a L’Ortis), non cambia nulla o quasi; non a caso, qualificandosi nella loro identità, sia la cosiddetta Destra che la cosiddetta Sinistra vantano il prefisso “Centro”.
Si è ben lontani da dispute elettorali come le ultime negli USA (non solo le presidenziali, attenzione) in cui la “divisività” ritenuta negativa dai nostri locali Solone, è invece sintomo che esistono ancora idee, progetti con originalità e passione, se vogliamo anche e semplicemente interessi divergenti.
Il crollo dell’affluenza alle urne (mediamente in entrambe le regioni) è di circa il 20% rispetto al 2019 quando alle regionali, oltretutto, si votò in una sola giornata.
Impossibili le tirate con il naso storto sulla “scarsa coscienza civile”, il basso tasso di laureati e la criminalità intimidatrice. Siamo in aree in cui la infiltrazione della criminalità organizzata originaria di regioni specifiche è quella ordinariamente ravvisabile un po’ in tutto il resto d’Italia. E siamo, appunto, in regioni tra le più floride, più istruite, e anche, diciamolo pure, più conformisticamente influenzate dal main stream.
Clamoroso mi pare il 30,17 % della giovane provincia romagnola di Rimini. Qui, le interpretazioni sono complesse, dalle alluvioni alla esasperazione per la pressione fiscale sulla piccola impresa fino alle apprensioni del settore turistico-balneare per la messa all’asta delle concessioni imposta dall’Europa.
E Bologna appare la Washington d’ Emilia, con la sua percentuale di votanti sul 52% a ricordare su scala ultraridotta che, come le grandi capitali (Washington ha votato Harris addirittura al 92%), anche nei capoluoghi dove circolano un po’ di soldini per poltrone e sottoboschi pubblici vari, l’interessamento allo status quo è sempre comprensibilmente spiccato.
A. Martino
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