MIKE TYSON TORNA SUL RING A CINQUANTOTTO ANNI, E LE RAGIONI DELLO SHOW BUSINESS PREVALGONO SU QUELLE DELLO SPORT

E’ sembrato di vivere una situazione cinematografica della serie sul personaggio di Rocky Balboa (che come l’altrettanto cinematografico Rambo, reduce del Vietnam, ha consacrato Sylvester Stallone nell’ Olimpo di Hollywood). Ma è stata realtà.

Curiosa e significativa coincidenza: tanto Iron Mike quanto “Sly” sono fans convinti del presidente rieletto in secondo mandato non consecutivo, Donald J. Trump.

Il cinquantottenne Mike “Iron” Tyson è stato sul ring e perdendo solo ai punti quindi non certo per ko ma per insindacabile verdetto dei giudici di gara, in un incontro valido per la attuale qualifica dei pesi massimi. Suo avversario l’influencer ventisettenne Jake Paul, che aveva vissuto col mitico campione un prepartita alquanto teso (Tyson gli aveva dato uno schiaffo).

Il match si è svolto nello stadio dei Dallas Cowboys di Arlington (Texas) dinanzi a settantaduemila persone fra cui numerosi vip dello spettacolo e non solo. E soprattutto, inaugurando le dirette di Netflix nello sport (chiaro movente economico di un evento del genere altrimenti sostanzialmente insensato). Paul ha affermato dopo il match, di non aver voluto umiliare il mito di colore della boxe, stendendolo al tappeto. La differenza di età si è senz’altro vista nella molto maggiore eleganza agonistica di Paul, ma il divario in prestanza fisica e muscolatura mi è parso quasi nullo: biologicamente ed esteriormente parlando, Tyson mi sembra ancora la statua di sé stesso.

Inappropriato parlare di “fine del mito” o di “triste spettacolo”. Mi rendo conto che Tyson non goda di buona stampa per i suoi eccessi passati (basti pensare all’orecchio strappato a morsi a un avversario), ma è chiaro che non poteva andare diversamente se non molto peggio, e che le motivazioni del match erano puramente economiche.

Molti utenti di Netflix hanno lamentato disservizi nella ricezione del segnale digitale, a causa dell’enorme massa di collegamenti simultanei alla piattaforma.

A. Martino

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