A PONTIDA LA LEGA CONVINCE E LANCIA LA “LEGA SANTA DEL III MILLENNIO”

Il 6 ottobre si è svolto a Pontida (BG), sul tradizionale “pratone”, distante circa 350 metri in linea d’aria dall’abside dell’Abbazia di San Giacomo Maggiore, il XXXVI raduno dei militanti leghisti. Come di consueto, anche per questa edizione è stato scelto uno slogan nuovo, diverso da tutti i precedenti, per caratterizzare l’azione politica della Lega degli ultimi mesi. Lo slogan scelto è stato: “Non è reato difendere i confini”, un chiaro riferimento all’azione giudiziaria che coinvolge Matteo Salvini a Palermo, per aver impedito, nel 2019, lo sbarco di oltre 150 migranti che si trovavano a bordo della nave dell’ONG spagnola Open Arms, durante il suo mandato come Ministro dell’Interno.

Tuttavia, il tema trattato, a differenza di quanto potrebbe sembrare, non riguarda esclusivamente la politica interna, ma è una questione che sta riuscendo a unire la stragrande maggioranza dei movimenti sovranisti nel mondo, anche laddove ciò poteva sembrare impossibile fino a pochi anni fa. Questo “miracolo” è dovuto alla necessità di fermare lo “tsunami migratorio”, che minaccia di distruggere non solo usi, tradizioni e cultura delle società in cui viviamo da millenni, ma anche le loro strutture economiche e politiche.

È così che, nello stesso luogo, si sono potuti incontrare personaggi come José Antonio Fuster – portavoce del partito spagnolo Vox, fieramente nazionalista e contrario a ogni secessione, in primis quella della Catalogna, ma anche di qualsiasi altra regione europea rispetto agli Stati nazionali – e uomini come Roberto Calderoli, che, riferendosi alla secessione di Umberto Bossi, ha ribadito come l’idea di un’autonomia più ampia e differenziata per le regioni italiane resti un punto centrale nella strategia politica della Lega. Allo stesso modo, hanno fatto coro leader laici come l’olandese Geert Wilders e il giovane presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, più aperti rispetto ai diritti della comunità LGBT, insieme a capipopolo più “ispirati” come il ceco Tomio Okamura, che ha concluso il proprio discorso invocando la benedizione di Dio sull’Europa, e il generale Vannacci, che ha fatto del suo libro Il Mondo al Contrario una vera e propria bandiera. Applauditissimo anche Viktor Orbán, che ha ribadito come, secondo la Costituzione ungherese, il matrimonio sia “un’unione tra un uomo e una donna”.

Dunque, Salvini – introdotto con il motto di Ezra Pound: “Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le proprie idee, o lui non vale niente o le sue idee non valgono niente”, come Trump, si è fatto martire della causa, e – grazie al potere della semplificazione del messaggio e del sincretismo politico, che al netto di inevitabili errori storici e pratici può far girare la testa anche ai più esperti – sembra riconquistare quotidianamente quote sempre maggiori di consenso popolare.

Insomma, la Lega di Salvini, data per morta da alcuni, sembra dunque convincere e si prepara alla rimonta sui “Fratelli” della Meloni che, da questo osservatorio privilegiato, appaiono più isolati di quanto non vogliano dare a vedere.

A Pontida, infatti, erano presenti, fisicamente e da remoto, tutti i leader sovranisti di spicco: dai rappresentanti della FPO austriaca, alla Chega portoghese, passando per i “Motoristi” cechi, fino all’ex Presidente brasiliano Bolsonaro. Unico assente ingiustificato, di cui si vociferava la presenza, è Elon Musk, che probabilmente ha declinato l’invito per evitare tensioni con Giorgia Meloni.

Ma poco importa. Sul prato di Pontida si intravedevano molti cappelli rossi con la scritta Trump, e ancora più significativo è stato l’endorsement di Salvini nei confronti del Tycoon, lasciando pochi dubbi su chi, da novembre in poi, potrebbe essere l’interlocutore privilegiato della futura amministrazione americana.

Come sempre, è tutta una questione di geopolitica, e il nuovo Presidente americano sicuramente cercherà un approccio più morbido e collaborativo con il Cremlino. Non a caso, si intravedevano diverse bandiere russe, mentre quelle ucraine erano completamente assenti. Questo segnala una cesura netta con l’altra faccia della destra italiana, quella di Giorgia Meloni, che, nonostante alcuni recenti cambi di passo, in due anni non ha fatto altro che appiattirsi sulle posizioni di Biden e della von der Leyen.

D’altronde, come diceva Machiavelli: “Chi non sa adattarsi alle circostanze è destinato a fallire”. E, per non farsi mancare nulla, sul “suolo sacro” della Lega erano presenti anche le bandiere di Israele, un ulteriore esempio di semplificazione narrativa per creare artificiosamente fattori comuni che facilitino il nuovo corso.

Nulla di nuovo insomma, o che non fosse ampiamente prevedibile. Già in altri articoli avevo predetto che, se Trump vincerà le elezioni – come probabilmente farà – la pace tra Ucraina e Russia sarà certamente firmata, ma a pagarne le spese saranno solo i “poveri” palestinesi.

Al di là di questo, come al solito, la dichiarazione più convincente sulla collaborazione internazionale tra le forze sovraniste è arrivata da Orbán, il quale, con umiltà, ha riconosciuto che l’Ungheria, con i suoi 10 milioni di abitanti, è demograficamente ed economicamente meno rilevante dell’Italia. Eppure, nonostante le sanzioni europee che impongono a Budapest di pagare ben 200 milioni di euro, più 1 milione di euro al giorno per il ritardo nell’accogliere migranti, il Paese resta sicuro, ha i conti in ordine, cresce economicamente e ha un tasso di disoccupazione bassissimo. Quindi, il premier ungherese ha domandato ai presenti: “Se l’Ungheria può farcela, perché mai l’Italia, che è più ricca e più grande, non dovrebbe farcela?”.

Tutti gli oratori intervenuti condividono la stessa visione. E così, nel luogo in cui 850 anni fa i comuni del Nord si allearono contro Federico Barbarossa, e nello stesso giorno in cui, più di 450 anni fa, la flotta cristiana sconfisse l’Impero Ottomano a Lepanto, i sovranisti, da Pontida, hanno lanciato un guanto di sfida al mainstream e ai poteri forti, per salvaguardare i valori e l’identità dei Paesi occidentali e garantire loro ancora secoli di prosperità.

Lo strumento della vittoria sarà una nuova “LEGA SANTA” che, come in passato, garantirà ai popoli europei la sopravvivenza e la salvezza.

Lorenzo Valloreja

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *