L’ITALIA HA DELLE VERE E PROPRIE FORZE ARMATE O SOLO UN “ESERCITO DA OPERETTA”?
Sono passate appena 48 ore dal mio ultimo articolo, in cui ritenevo impossibile che i caschi blu italiani permettessero il passaggio dei carri armati israeliani. Tuttavia, i fatti mi hanno subito smentito in modo vergognoso.
Infatti, come dichiarato dal Ministro Crosetto solo un giorno fa – che aveva assicurato di aver ricevuto rassicurazioni dal governo Netanyahu che i nostri militari non sarebbero stati coinvolti nelle operazioni dell’IDF – e ribadito poche ore fa dal suo collega Tajani, il quale ha comunicato che i nostri soldati sono al sicuro nei bunker, immediatamente, idealmente e simbolicamente, un metro e più di sterco ha coperto la nostra bandiera e il nostro buon nome. Di fronte a queste circostanze, da cittadino onesto e contribuente, mi chiedo: perché, in 20 anni, abbiamo speso oltre 180 milioni di euro nel Paese dei Cedri? Qual è la finalità? Quali sono gli obiettivi, se poi non siamo in grado di proteggere i civili?
Sia chiaro: conosco molto bene l’importanza strategica e geopolitica del Libano, un Paese mediterraneo e ponte con il Medio Oriente, cruciale per una nazione come l’Italia. Tuttavia, se l’Italia vuole davvero essere se stessa, arriva un momento nella storia in cui ci si trova a un bivio. In quel momento, piaccia o meno, è necessario tirare fuori gli attributi e dimostrare, senza possibilità di appello, di essere pronti al proprio destino, pena la nostra stessa fine. Perché, in sostanza, stiamo discutendo dell’esistenza stessa dell’Italia come Nazione e Stato, o se essa sia solo il frutto della nostra fantasia.
D’altronde, se per anni si è sostenuto, con una retorica quasi stucchevole, che il nostro Paese impiega le proprie truppe non per fare la guerra né per offendere, ma solo per il dialogo e il mantenimento della pace, non si può, nel momento in cui questo esercito dovrebbe frapporsi tra i contendenti, nasconderlo nei bunker per evitare il contatto con una o entrambe le parti. E questo per il timore che qualcuno dei nostri possa rimetterci la pelle. Se fosse così, due sono le ipotesi: o fino ad ora si è mentito non solo all’opinione pubblica ma anche ai contribuenti, che con le loro tasse hanno permesso ai nostri militari di percepire stipendi generosi, tra indennità di rischio (a questo punto inesistenti), indennità di distanza e varie altre voci accessorie; oppure, più drammaticamente, l’Italia ha un “Esercito da Operetta”, composto principalmente da padri di famiglia sovrappeso e da persone che, senza l’impiego “sotto le stellette”, non saprebbero come sbarcare il lunario. In entrambi i casi, sarebbe davvero la fine per il nostro Paese.
A tal riguardo, si ricordi che si può essere o impotenti e vigliacchi come gli olandesi – simbolo di una Nazione decadente e corrotta – oppure come i tedeschi, che, piaccia o meno, restano gli alfieri di una grande potenza. I primi furono complici, per la loro ignavia, del massacro di oltre 8.000 innocenti nell’estate del 1995 a Srebrenica, in Bosnia Erzegovina. I secondi, invece, il 12 giugno 1999 a Molina, in Kosovo, per voce del generale di divisione Helmut Harff, furono in grado di imporre ai serbi, senza sparare un solo colpo, l’abbandono del Kosovo entro 30 minuti. Quando il generale serbo chiese di trattare, Harff gli rispose seccamente: “Questa è la fine della discussione, ora mancano 28 minuti!” E, come per magia, il ritiro delle truppe di Belgrado iniziò entro i tempi previsti.
Questo è ciò che può fare una grande Nazione degna di tale nome, soprattutto se ha un mandato internazionale. Gli italiani presenti in Libano, dunque, dovrebbero presidiare la Linea Blu, incuranti del pericolo e delle pallottole, a torso nudo se necessario, tanto il clima lo permette. Altro che bunker e rifugi: sono i topi che si nascondono, non i militari.
Oppure vogliamo replicare la figuraccia fatta in Libia nel 2011? Nonostante il Trattato di Bengasi del 2008 – con il quale ci impegnavamo a impedire l’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’altra parte, nonché ad astenerci da qualsiasi forma di ingerenza negli affari interni o esterni dell’altra parte, nello spirito di buon vicinato – non facemmo nulla né per salvare Gheddafi, né per impedire che i nostri alleati lanciassero attacchi contro l’esercito della Jamahiriya islamica dal suolo italiano.
Ma oltre alla pessima figura che stiamo facendo noi italiani, è evidente come il sole che l’ONU non è più in crisi come istituzione: ha ormai perso qualsiasi credibilità. È palese che in questo mondo esistano due pesi e due misure: Israele non è la Russia, così come gli Stati Uniti non sono la Cina. Le violazioni si rilevano solo quando vengono da quelli che si considerano “pecore nere”.
Lorenzo Valloreja
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