LE SANZIONI AD ISRAELE SONO COME UN ABITO SARTORIALE: C’È A CHI STA BENE, A CHI STA MALE E CHI NON SE LO PUÒ PERMETTERE

Diciamocela tutta: ora che il leader di Hezbollah, Nasrallah, è morto, così come Haniyeh, capo di Hamas, Israele potrebbe fermare questa carneficina. Tuttavia, le modalità d’azione dell’IDF nella regione, con il tacito avvallo delle maggiori potenze, in primis gli Stati Uniti, indicano chiaramente che non tutte le guerre sono uguali. Ancora più evidente è come il Diritto Internazionale sembri un abito sartoriale, cucito su misura: non viene applicato in modo uniforme, ma adattato con restrizioni o concessioni a seconda delle circostanze ritenute più opportune.

In altre parole, è chiaro che la Legge non è uguale per tutti, ma ha valore solo per gli stupidi!

Infatti, se possiamo derubricare la carneficina in atto a Gaza a una questione interna — poiché, dopo oltre 70 anni, non è ancora chiaro cosa sia l’Autorità Palestinese, se una regione autonoma, uno Stato o semplicemente delle province ribelli — i bombardamenti di Israele sul Libano, e in particolare sulla capitale Beirut, costituiscono senza dubbio una violazione della sovranità altrui e un atto di guerra verso un Paese terzo. Il Libano, infatti, è uno dei Paesi fondatori dell’ONU e, sebbene non sia riconosciuto ufficialmente dal governo di Tel Aviv, gode pressoché della quasi totale legittimità in ambito internazionale.

Dunque, come può l’Aeronautica Militare Israeliana, giustificando le sue azioni con la lotta al terrorismo, violare lo spazio aereo di un altro Paese e bombardarlo senza subire sanzioni dalla comunità internazionale? Come mai, dopo anni di retorica sull’aggressore e sull’aggredito, nessuno parla più? È possibile che tutti volgano lo sguardo altrove?

Se così stanno le cose, allora la Royal Navy di Sua Maestà Carlo III sarebbe autorizzata a bombardare la Calabria, dato che gran parte della cocaina che circola in Gran Bretagna e che rovina il tessuto sociale inglese proviene da quella regione italiana. E lo stesso potrebbero fare gli Australiani, gli Spagnoli o i Francesi. Ma fortunatamente non accade, perché non è l’Italia a causare questi problemi, ma la criminalità organizzata, che viene combattuta a livello nazionale con la Polizia di Stato e a livello internazionale con l’Interpol.

Analogamente, Hezbollah non rappresenta la Repubblica Libanese, ma è solo una componente politico-terroristica. Come ha potuto Israele agire con impunità? Come può pensare di passare a un’azione via terra, dovendo attraversare la famosa Linea Blu, una demarcazione lunga 120 km che corre lungo il confine meridionale del Libano e controllata dalle forze UNIFIL attraverso barriere e fortificazioni?

Per farlo, i 1.100 caschi blu italiani dovrebbero, nella complicità più atroce, aprirsi al loro passaggio. Questo sarebbe francamente impensabile, così come sarebbe fantascientifico che l’IDF aprisse il fuoco su di loro se i caschi blu gli impedissero il transito.

Ora, la sola ipotesi che l’esercito di Davide possa entrare impunemente in Libano non è che mi faccia accapponare la pelle quanto mi fa comprendere che ho sempre avuto ragione sul fatto che:

  • Non esiste una pace giusta, ma solo quella del più forte;
  • I criminali, i delinquenti e gli attentatori dell’umanità sono sempre i perdenti;
  • Hobbes è stato un grande pensatore perché ha compreso, più di chiunque altro, che “l’uomo è un lupo per l’uomo” (Homo homini lupus). Infatti, nello stato di natura, l’essere umano vive nell’anarchia, nella brutalità e nella sopraffazione;
  • La pace non è la normalità, ma una parentesi più o meno lunga tra conflitti. Per preservarla, va coltivata con diplomazia e dialogo;
  • Israele vive, nella sua eccezionale condizione di Stato nato da un olocausto, al di fuori di ogni norma internazionale. Questo, alla lunga, non fa che accorciare i periodi di pace sopra citati.

Dunque, in definitiva, chi sostiene il contrario — sia in ambito istituzionale, che accademico, così come al bar — è o uno sciocco o in malafede.

Lorenzo Valloreja

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