COSA REALMENTE VUOLE ELON MUSK, E’ POSSIBILE FIDARSI? E L’ALTERNATIVA QUALE SAREBBE? OVVERO, IL DILEMMA E IL DRAMMA DEL DISSENSO GLOBALE.

L’ enigmatico Elon Musk. Non riesco a immaginare diverso aggettivo. In attesa, tra l’altro, che io possa riuscire a leggere la seconda edizione della sua monumentale biografia scritta da Walter Isaacson, in uscita in Italia il tre settembre.

Enigmatico perché? Perché finora, mai si era visto uno dei principali uomini d’affari del mondo (e della Storia, e secondo qualche classifica ancora l’uomo più ricco del mondo), prendere così visceralmente e rischiosamente parte alla politica globale. Appoggio inequivoco e finanziario alla campagna elettorale di Trump, aperta simpatia per l’attuale dirigenza governativa italiana, strali contro la propaganda LGBT colpevole a suo dire di avergli rovinato un figlio con la teoria sulla “transizione di genere” in età già infantile, “guerra civile inevitabile” in Regno Unito, associazione alle critiche sull’assurda cerimonia inaugurale delle Olimpiadi, il duo Harris-Waltz additato ad aspirante liberticida dell’opinione un giorno sì e uno no. E tante altre posizioni che lo stanno sempre più catapultando a Zio Paperone del Dissenso globale.

Ultimissimo fronte (e grana non da poco) lo scontro feroce, senza alcuna diplomazia, con la magistratura brasiliana che gli ha bloccato il social globale X (ex Twitter) con il pretesto che non abbia designato per il Brasile un rappresentante legale; in realtà un mero pretesto per bloccare il suo appoggio al politicamente redivivo ex presidente Bolsonaro.

Parliamo, pure e semplici montagne di dollari a parte, del padre dell’auto elettrica, del principale produttore e programmatore di intelligenza artificiale, del creatore di Paypal…Almeno in Italia, un banchiere o top manager o re di denari medio, se “interrogato risponde” come da manualetto del politicamente corretto sempre attento comunque  a non inimicarsi troppo nessuno e rispettoso delle famose istituzioni, e recalcitra almeno inizialmente dinanzi a qualunque impegno politico fosse pure indiretto ma di certo comunque e solitamente, nel campo cosiddetto progressista.

Avreste riconosciuto, per strada, il fondatore della Ferrero morto qualche anno fa uomo più ricco d’Italia? Non credo proprio. Insomma, ci siamo capiti: nel mondo degli affari il protagonismo extrafinanziario e imprenditoriale è solo una stravaganza, al massimo un hobby da famiglia Agnelli quando il calcio annoia.

A meno che non si abbiano delle divoranti visioni e progettualità, magari portate avanti con ambiguità e incoerenza. Come nel caso di Trump o di Berlusconi, e quindi anche di Musk.

Musk mi sembra però avere la concretezza operativa e l’immensa liquidità patrimoniale che mancano a Trump, e il sano estremismo (sano almeno per me, che detesto ogni “centrismo”) che mancò a Berlusconi il quale rimase in fondo, un uomo di establishment sia pure divagante e un “moderato” ovvero un opportunista. Certo, Musk traspone negli affari una buona dose di genio e sregolatezza fino all’autolesionismo: definire il magistrato brasiliano sul suo social un “criminale” non è necessario e non aiuta.

D’accordo, ognuna delle ultime cose che dice mi trova laicamente d’accordo col vulcanico Elon: ma cosa FA o vuole fare? Immaginare un paladino della Tradizione e uno spiritualista nel padre della I.A. e “uomo che porta il futuro nel presente” sarebbe non so se più ridicolo, o più rischioso.  

D’accordo, ma allora chi ci resta cui mondanamente aggrapparci? Trump che potrebbe anche non essere eletto, e finire in galera? Mons. Carlo Maria Viganò bollato con scomunica dalla Chiesa (post)cattolica praticamente senza “truppe” da mobilitare tra fedeli e gerarchia? Il generale Vannacci con la sua, pur sempre ambigua e un po’ misteriosa, rottura col Sistema? Marine Le Pen pronta a fare nient’altro che la Meloni di Oltralpe? E non è umanamente sensato propendere verso chi, almeno, non vuole tapparti la bocca?

E’ lo spaventoso deserto di materiale umano apicale del mondo del Dissenso globale nel cosiddetto Occidente, che ci impone di guardare con sempre maggiore interesse all’ex ragazzino tormentato per anni dai bulli nel giardinetto sotto casa in Sudafrica, oggi immensamente più potente di qualunque Macron o Lula ma finora sostanzialmente bloccato da un Potere di straordinaria, mefistofelica tenuta peggio del quale nulla può esservi anche a dare fiducia a chi non si dovrebbe.

A. Martino  

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