ROBERT KENNEDY JUNIOR CON TRUMP. LA CAMPAGNA PRESIDENZIALE DEL TYCOON VIRA SULLA LIBERTA’.

Alla fine, Robert Fitzgerald Kennedy junior ha mollato definitivamente gli ormeggi che, pur da candidato indipendente, in qualche modo lo tenevano ancora collegato al partito che fu ed è della sua famiglia (la Family par excellence della politica statunitense, seppur oggi allineata e coperta ad ordini di scuderia che non determina più).

L’avvocato Kennedy è intervenuto a un comizio a Phoenix in Arizona di Donald Trump, annunciandone il totale endorsement. Così ha tra l’altro affermato a proposito del partito dell’ Asino: “……..è diventato il partito della guerra, della censura, della corruzione, del Big Pharma, della grande tecnologia e dei grandi soldi, allontanandosi in modo così drastico dai valori fondamentali con cui sono cresciuto”.  Kennedy ha anche confermato che l’ex presidente gli ha proposto di “arruolarlo nella sua amministrazione”, in caso di vittoria alle urne il 5 novembre. Trump gli avrebbe suggerito di unire le forze, lavorando su questioni essenziali a lettura condivisa, lasciandolo libero di dissentire anche in modo radicale su tutto il resto.

Il clan Kennedy, ormai del tutto assorbito dalla correttezza politica e saldamente nell’alveo del main stream, si è affrettato a prendere le distanze e a marchiare il “tradimento” in termini un po’ melodrammatici nelle parole di alcuni dei suoi molti fratelli e sorelle: “ La decisione di Bobby di sostenere Trump oggi è un tradimento dei valori che nostro padre e la nostra famiglia hanno più a cuore. È una triste conclusione di una triste storia. Vogliamo un’America piena di speranza e legata da una visione condivisa di un futuro più luminoso, un futuro definito dalla libertà individuale, dalla promessa economica e dall’orgoglio nazionale. Crediamo in Harris e Walz”.

In realtà, Kennedy era da molto tempo distante dai dem, e impegnatissimo nel movimento dei “libertarians”: il suo stigma sulla Harris (che gli aveva completamente chiuso le porte) come illiberale e fautrice della censura in un paese in cui la Libertà non ama molto avere una “formulazione responsabile” (ossia sempre più ristretta) che invece piace al clan Kennedy e ai democrats in genere. E la sua opzione per Trump (uno dei leaders più riluttanti a esercitare la dittatura sanitaria nel nefasto biennio 2020-22) è del tutto coerente con le prese di posizione, coraggiose e con vastissimo seguito di cui a suo tempo riferii (vedi BERLINO 29 AGOSTO 2020: LEZIONE DI CORAGGIO E LIBERTA’ DA ROBERT KENNEDY JUNIOR del 3 settembre 2020 e MILANO, 13 NOVEMBRE 2021: UNA VOCE LIBERA DALL’AMERICA. GRAN FOLLA, NONOSTANTE I DIVIETI, ALL’ARCO DELLA PACE PER ROBERT KENNEDY JR. del 14 novembre 2021).

RFK jr. si ritira quindi dalla campagna presidenziale accreditato di un 4/5 % di voti popolari, che non è affatto detto che si riversino automaticamente su Trump: si sa benissimo che in politica non sempre, uno più uno fanno due.

Non mi resta che augurare a Kennedy e al ticket Trump-Vance  il meglio possibile da questa campagna presidenziale e avventura politica, e ovviamente l’opposto alla “mammana” Kamala Harris e al suo vice designato, il clown-motivatore Waltz.

A. Martino

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