NELLA “PASSATELLA” DEGLI SCAMBI DI PRIGIONIERI, AGLI STATI SATELLITI COME IL NOSTRO RESTA SOLO DI “REGGERE L’OLMO”

Il più grande scambio di prigionieri tra USA e Russia dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi – 16 detenuti in Russia e Bielorussia in cambio di 10 russi detenuti in USA, Germania, Polonia, Slovenia e Norvegia – deve far riflettere tutti quei soggetti che ancora non si sono tolti l’elmetto e credono, come dei bambinoni, alla narrativa dell’aggressore e dell’aggredito.

Infatti, con questo evento, l’opinione pubblica deve comprendere che, al di là delle chiacchiere e dei toni da Terza Guerra Mondiale, le superpotenze si tengono sempre in contatto e dialogano di continuo. Sono invece solo gli altri, i Paesi satelliti come il nostro, a essere obbligati dalla nazione egemone (USA) a tenere una certa linea di condotta con chi è considerato, di volta in volta, avversario (Russia, Cina, Iran, ecc.).

In virtù di questo, abbiamo approvato sanzioni, inviato armi, interrotto rapporti commerciali, sequestrato beni, emesso ordini di arresto internazionali, boicottato persone e culture, non per convinzione, ma per imposizione.

Ed il bello è stato che i nostri kapò, per indorarci la pillola e non farci comprendere quanto fossimo sudditi di questo status quo, ci hanno imbottito il cervello di concetti come “i nostri valori!”, “difendere la democrazia!”, “ottenere una pace giusta!”. Ed invece ora è chiaro anche alle pietre della strada, ma il sottoscritto lo sapeva fin dall’inizio, che la guerra in Ucraina terminerà quando a deciderlo saranno congiuntamente la Casa Bianca e il Cremlino: altro che decisione spettante agli ucraini. È per questo motivo che, fin dal primo giorno di guerra, ho invitato gli ucraini ad accettare le richieste russe, come avrebbe detto Badoglio, “nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione,” dato che, prima o poi, i desiderata di Mosca sarebbero stati inevitabilmente accettati.

Le potenze seguono logiche e dinamiche che sono completamente diverse da quelle delle semplici nazioni. Ad esempio, nessuno lo ricorda, ma è bene ribadirlo, che se la Sicilia, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, non ha seguito le sirene del separatismo di Salvatore Giuliano, è solo perché, il 4 aprile 1949, l’Italia aderì alla NATO. Così, l’anno seguente, Giuliano fu assassinato e il separatismo andò in soffitta, ma se l’Italia non avesse aderito al Patto Atlantico, la Trinacria sarebbe certamente diventata il 51° Stato USA.

Allo stesso modo, se l’Italia non avesse concesso l’amplissima autonomia che è stata poi data alla Provincia di Bolzano, questa le sarebbe stata sottratta. Ecco dunque quale è stato l’errore di Kiev: uscire dalla sfera d’influenza russa non per essere autonoma, ma per entrare nell’orbita di Washington ed essere usata da questa come cavia per saggiare e tentare di snervare le forze dell’Armata Rossa.

Ma, alla fine della fiera, agli americani non importa delle tante vittime, delle città distrutte, così come dei campi contaminati. Ciò che conta per loro è che tutto questo letame serva a concimare i loro affari, traendone frutti sempre più grossi. Così come ha fatto Biden, che, nel tentare di avvantaggiare Kamala Harris contro Trump, ha pensato bene di ascrivere alla sua amministrazione il successo di aver riportato in patria ben 16 detenuti, costi quel che costi, anche pagando un ingente riscatto come ha denunciato il tycoon.

Quindi, ucraini, volete veramente morire per questo Occidente e questa Europa? E voi, popoli europei, volete veramente perdere tutto seguendo il piffero della von der Leyen? Mi auguro di no, ed è per questo che spero che ogni giorno, nel vecchio continente, di Orban, ne sorgano sempre di più. Forse non sarà simpatico e neanche di bell’aspetto, ma almeno non è un pazzo scatenato ed irresponsabile come molti nostri leader.

Lorenzo Valloreja

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