CARO PRESIDENTE, LA STRATEGIA DELLA TENSIONE ORA GLIELA RACCONTO IO!

Non c’è nulla da fare, l’Italia è un Paese in cui per raccontare la verità non devi scrivere un saggio, ma romanzare la storia. Lo sapeva bene Manzoni quando scrisse “I Promessi Sposi”, così come lo sapevano le sorelle Giussani quando mandarono in stampa, per la prima volta, Diabolik o Paolo Sorrentino quando ne “Il Divo” fece dire al suo Andreotti:

La responsabilità diretta o indiretta per tutte le stragi avvenute in Italia dal 1969 al 1984, e che hanno avuto per la precisione 236 morti e 817 feriti. A tutti i familiari delle vittime io dico: sì, confesso. Confesso: è stata anche per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. Questo dico anche se non serve. Lo stragismo per destabilizzare il Paese, provocare terrore, per isolare le parti politiche estreme e rafforzare i partiti di Centro come la Democrazia Cristiana l’hanno definita ‘Strategia della Tensione’ – sarebbe più corretto dire ‘Strategia della Sopravvivenza.‘ Roberto, Michele, Giorgio, Carlo Alberto, Giovanni, Mino, il caro Aldo, per vocazione o per necessità ma tutti irriducibili amanti della verità. Tutte bombe pronte ad esplodere che sono state disinnescate col silenzio finale. Tutti a pensare che la verità sia una cosa giusta, e invece è la fine del mondo, e noi non possiamo consentire la fine del mondo in nome di una cosa giusta. Abbiamo un mandato, noi. Un mandato divino. Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa, e lo so anch’io.

E sì, perché nessuno in questa prima settimana di un agosto reso così torrido non solo dall’eccezionale caldo, ma anche dal dibattito e dalle polemiche scaturite nel ricordo delle stragi della Stazione di Bologna e del Treno “Italicus” si è ricordato di menzionare i dati elettorali che tanto preoccupavano non solo la DC dell’epoca ma anche Washington.

Alle politiche del 1972, infatti, il Movimento Sociale Italiano toccò il suo massimo risultato storico, cioè il 9%, quasi 1 italiano su 10 votava un partito apertamente neofascista dove, tanto per capirci, gli iscritti ed i simpatizzanti amavano chiamarsi e definirsi camerati. Dall’altro lato, nelle stesse elezioni, il Partito Comunista Italiano raggiunse il 28%, mentre la Democrazia Cristiana era ferma al 38% con i propri gregari del Partito Liberale e dello PSDI fortemente in calo cioè rispettivamente con il 2 e il 5% dei consensi.

Il 4 agosto 1974, quattro giorni prima che Nixon si dimettesse, avvenne la strage del Treno Italicus, strage immediatamente rivendicata da “Ordine Nero”, un’associazione segreta terroristica di stampo neofascista, sorta guarda caso nel 1974 dalle ceneri di “Ordine Nuovo”, organizzazione, quest’ultima, che soleva scrivere sui muri delle varie città d’Italia: “i missini si arrendono, i fascisti no!”. Comunque, sta di fatto che alle elezioni politiche del 1976 il Movimento Sociale Italiano scese al 6%, mentre il Partito Comunista toccò l’apice del consenso in Italia, cioè prese il 34,5% dei voti mentre la Democrazia Cristiana, pur rimanendo stabile al 38% vedeva sempre i Liberali ed i Socialdemocratici continuare a scendere cioè raggiungendo rispettivamente l’1,3% ed il 3,3%.

Ora, sempre per puro caso, due anni dopo, nel 1978, Aldo Moro fu rapito dalle Brigate Rosse e giustiziato, ed il Partito Comunista, alle elezioni del 1979, come da programma, scese al 30%, il Movimento Sociale continuò a scendere andando sotto il 6%, mentre i Liberali e lo PSDI ricominciarono a salire guadagnando qualche decimale.

Tuttavia, nonostante la strage della Stazione di Bologna del 1980 ed i processi ai NAR di quegli anni, alle politiche del 1983, accadde qualcosa di veramente inaspettato, cioè l’MSI prese il 7% dei consensi ed alle Europee dell’anno successivo fece altrettanto mandando all’Europarlamento ben 5 deputati, segno questo che la dirigenza dell’epoca era riuscita a far comprendere ai cittadini che un conto erano i terroristi, cellule impazzite del neofascismo (uso il termine neofascismo perché lo stesso Gianfranco Fini, fino al 1991, parlava apertamente, riferendosi all’offerta politica del proprio partito, come di “Fascismo del 2000”), altra cosa erano i neofascisti del Movimento Sociale Italiano.

D’altronde, il 15 marzo 1991, Francesco Cossiga, al tempo della sua presidenza della Repubblica, affermò di essersi sbagliato a definire “fascista” la strage alla stazione di Bologna e di essere stato male informato dai servizi segreti.

Ed ora, nel 2024, Signor Presidente, siamo davvero di nuovo “da capo a dodici”???

Io non posso in alcun modo biasimare i familiari delle vittime per qualsiasi cosa dicano o facciano perché in essi il dolore è giustamente troppo grande e le ferite mai rimarginate, ma non posso accettare da persone colte ed intelligenti come i nostri leader che si continui, dopo più di 40 anni, a fare, è proprio il caso di dirlo, di tutto l’erba un “fascio”.

Io che ho avuto la Tessera del Fronte della Gioventù prima e del Movimento Sociale poi, non posso essere in alcun modo accomunato con degli stragisti, con dei violenti, con dei picchiatori, perché io e tutti i miei “camerati” (così infatti solevamo chiamarci prima della svolta di Fiuggi) dell’epoca non abbiamo mai torto un capello a chicchessia.

Mi ritengo un cittadino provetto in quanto incensurato, che ha sempre pagato le tasse, che ha svolto volontariamente il servizio militare nella Folgore quando molti altri solevano farsi congedare o imboscare, che vive dalla tenera età di 16 anni per la politica ma non di politica, che si è sempre occupato degli altri in maniera amorevole e disinteressata.

Certo ho le mie idee, la mia cultura, le mie radici, ed esse hanno attinto, per buona parte della mia gioventù, ad un partito, ad un mondo che ha sempre partecipato in maniera corretta e puntuale alla vita democratica di questa Nazione.

Dunque, cosa devo pensare? Che forse esistono cittadini di Serie A e cittadini di Serie B?

Non credo proprio!

Dunque, quando si parla di neofascismo, riferendosi alla Storia di questa Repubblica, non si può necessariamente accostare l’eversione a quel che fu il sopraddetto fenomeno politico.

Non è solo ingiusto ma è anche antistorico.

Lorenzo Valloreja

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